sabato 30 settembre 2017

Laboratorio GAM - Lezione N. 235 – Disimparare le paure, consulenti e protezione globale



Molte volte si parla delle paure degli investitori. Ma il grande aiuto che un consulente può dare ai suoi clienti consiste nel fargli disimparare le paure sbagliate. Molti dei modi di affrontare i temi che abbiamo toccato in queste lezioni, dalla paura per l’investimento azionario al passaggio generazionale, non derivano solo dal
non aver le paure giuste ma, più precisamente, dal non aver disimparato le paure sbagliate ereditate dal passato.
 
Quando un consulente protegge il cliente con l’ombrello della protezione totale, quello che fa è anche, rispetto al “fai da te”, riuscire a insegnargli a disimparare le paure che sono incorporate nel “fai da te”.
 
 
L’ombrello con cui il consulente protegge il cliente. Fonte: Economist modificata.

Uno dei motivi per cui preparare bene il passaggio generazionale dipende anche dall’estrema vulnerabilità dell’assetto previdenziale e pensionistico che oggi abbiamo in Italia rispetto ad altri paesi. Gli italiani sono abituati ad avere le pensioni finanziate dallo stato in proporzioni sconosciute altrove, se non in Francia.
 
 

La figura mostra l’estrema vulnerabilità del sistema pensionistico degli italiani che è poco diversificato essendo garantito solo dallo Stato. L’attenzione per il passaggio generazionale discende anche da tale assetto. Fonte: Economist modificata.

E’ quindi probabile che, essendo lo stato italiano molto indebitato, tale assetto poco diversificato si riveli ben presto vulnerabile, più vulnerabile che altrove. In Italia quella del consulente è quindi una professione che ha una valenza sociale perché soltanto dei portafogli bene impostati, all’interno di patrimoni ben diversificati in vista del passaggio generazionale, potranno rendere il cliente e i futuri beneficiari del passaggio generazionale meno vulnerabili. 

 
Se invece consideriamo il patrimonio medio costruito con il “fai da te”, la poca protezione dovuta all’assicurazione comportamentale, e infine la vulnerabilità al passaggio generazionale, possiamo considerare il contesto italiano il più pericoloso d’Europa. Si tenga infine presente che l’ingente debito pubblico italiano è esposto all’incremento dei tassi e alle turbolenze della situazione politica.
 

 

Scadenza media complessiva del debito gestito dal governo italiano. 

Nella sua rassegna enciclopedica sull’ansia e la paura, Joseph LeDoux, studioso di New York che ha dedicato la vita a queste problematiche, racconta di un coniglio che, in un pomeriggio d’estate, va ad abbeverarsi all’acqua fresca di uno stagno. Improvvisamente, viene attaccato e ferito da una lince.

 
Riesce però a fuggire. Il coniglio memorizza l’informazione collegata a questa esperienza: l’odore della lince, i suoni e lo scenario in cui è avvenuto l’attacco. Questa situazione è stata scomposta in laboratorio in tutti i suoi fattori fin dai tempi di Pavlov (1849-1936): il ricercatore russo - primo psicologo premio Nobel (per la medicina, 1904) - misurava la forza delle associazioni tra uno stimolo spiacevole e un certo stato di cose. In laboratorio si può anche riprodurre il processo che Pavlov ha chiamato “estinzione”. Se il coniglio visita la pozza d’acqua diverse volte e non succede nulla, i segnali minacciosi a suo tempo associati all’attacco della lince perderanno la loro efficacia. Il coniglio, tranquillizzatosi, tornerà a bere. E poi, in un attimo, la lince ricompare e lo attacca di nuovo! Questa volta riesce a salvarsi perché si rifugia in un piccolo buco di un albero. Il coniglio si ricorderà del successo di questa manovra e potrà farvi affidamento ogni volta che un pericolo lo richiederà. Un animale o un uomo, una volta appresa una strategia di salvezza, possono ricorrervi evitando preventivamente le possibili fonti di minacce. Quest’abitudine, se sistematica, ha la contro-indicazione di non metterci mai nelle condizioni di dis-imparare le paure quando le potenziali fonti di pericolo sono scomparse per sempre.
 
Capita così che le persone sviluppino false credenze a proposito di azioni evitanti che si crede impediscano esiti negativi. Un adattamento ai pericoli del mondo, nel frattempo scomparsi, fissa paure inutili di cui diventa impossibile scoprire l’inutilità. L’assenza di coraggio può trasformarsi in ansie ineliminabili quando le false credenze sono condivise, come nel caso dei vaccini.
 
L’equilibro è delicato anche nel corso dell’educazione dei bambini: è giusto insegnare loro come evitare i pericoli. Bisogna tuttavia impedire che l’evitamento diventi automatico al punto da essere messo in atto anche quando è inutile, o addirittura disadattivo. In un mondo complesso, come quello in cui ci muoviamo oggi, le fonti di pericolo non sono sempre bene identificabili.
 
Molte persone con disturbi d’ansia fanno di tutto per evitare situazioni ritenute potenzialmente minacciose. E tuttavia, poiché si crede in tal modo di prevenire la minaccia, in realtà inesistente, la risposta volta a sfuggire ai presunti scenari pericolosi è rinforzata al punto che non si riesce più a smontarla per quanto inutile (o dannosa).
 
La difficoltà di tale smontaggio risiede nel fatto che molti dei segnali erroneamente interpretati innescano processi mentali automatici, di cui oggi conosciamo bene le basi neurali. Qui, ancora una volta, opera la famosa distinzione di Daniel Kahneman tra Sistema 1, che utilizza scorciatoie mentali rapide, e Sistema 2, più riflessivo e lento. La collaborazione, per solito benefica, tra questi due Sistemi può talvolta venir meno. Poniamo di trovarci in pericolo di fronte a un orso su una strada di campagna. Potremmo decidere di correre via più in fretta possibile sulla base dell’intuizione (Sistema 1) che un animale grande e grosso a quattro zampe non sia agile e corra meno veloce degli animali a due zampe. La decisione viene presa sulla base dell’euristica: “4 zampe e grosso = lento”, senza ricorrere al giudizio ponderato del Sistema 2. In effetti, gli orsi possono correre assai velocemente. Le paure si trasformano in ansie per un eccesso d’uso del Sistema 1 rispetto al 2.
 
Le nuove tecniche di ricerca hanno permesso di identificare i circuiti neurali che sono responsabili di questi meccanismi. E siamo in grado di specificare le diverse funzioni dello striato ventrale (NAcc), dell’amigdala estesa (BNST), dell’ippocampo e di varie zone della corteccia prefrontale. Sappiamo come, perché e dove (nel cervello) l’elaborazione dei segnali di pericolo può incepparsi.
 
Le persone ansiose mostrano una maggiore attenzione alle minacce e non sanno discriminare bene tra pericoli reali e scenari sicuri. Inoltre eccedono nelle strategie di evitamento delle minacce e, soprattutto, sopravvalutano le loro probabilità e conseguenze. Infine manifestano un’esagerata reattività alle incertezze presenti in questo mondo complesso e alla loro vulnerabilità rispetto a tali fonti d’incertezza. Tutti questi meccanismi, che possono diventare patologici, non solo sono stati localizzati a livello neurale ma sono anche utilizzabili per frantumare esperienze soggettive come quella descritta da Patrick McGrath.
 
Lo scrittore esce di casa, inciampa e cade. Non gli era mai capitato e si deprime perché prende coscienza della sua vulnerabilità personale. La storia non finisce con la disattenzione di un pedone. Da allora, quando McGrath esce di casa, annusa il pericolo circostante e si sente vulnerabile anche a minacce che non dipendono dalla sua disattenzione: parchi, bar e, soprattutto, altre persone. Poi per fortuna non succede nulla per giorni e giorni, e le minacce lentamente si estinguono. Qualcosa però è cambiato per sempre nella testa di McGrath: dai tempi delle elezioni presidenziali tutta l’America è diventata minacciosa. Se uno si convince di questo, è arduo instillargli dubbi. E’ scattato un parallelo tra fenomeni inconfrontabili: la graffetta dimenticata dal chirurgo in testa e il frammento di insicurezza infilato nel corpo politico americano.
 
Il romanziere Mark Haddon, ne “I ragazzi che se ne andarono di casa in cerca della paura”, ci fa precipitare in nove racconti diversi che hanno in comune lo scivolo della paura nel mondo incerto di oggi. Non solo non siamo invulnerabili ai pericoli, ma non riusciamo neppure a immaginare strategie per ridurre la vulnerabilità perché l’inatteso è sempre in agguato. Come nel caso di McGrath, Haddon mostra che non è il mondo a privarci del coraggio ma la nostra testa.
 
La più bella dimostrazione del fatto che paure e ansie le costruiamo noi, è presentata nella fiaba dei fratelli Grimm: Storia di uno che se ne andò in cerca della paura. Si narra di un ragazzo che desidera provare la pelle d’oca ma non riesce a vedere nel mondo nulla di minaccioso. Non è né coraggioso né incosciente. Semplicemente non riconosce i pericoli, proprio come il celebre personaggio dei fumetti Mr. Magoo.
 
L’indimenticabile Magoo attraversa i guai ma non prova paura perché letteralmente semicieco. Lascia una scia di catastrofi alle sue spalle, ignaro degli scampati pericoli. A differenza di McGrath che inciampa e pensa che tutta l’America stia inciampando, Magoo procede imperterrito.
 
L’israeliano Kahneman, quello del Sistema 1 e 2, premio Nobel dell’economia (perché anche nel 2002 non c’era per la psicologia), durante la guerra dei sei giorni, era il tipico anti-Magoo perché vedeva guai in eccesso. Il suo amico, e compagno combattente, Amos Tversky lo prendeva in giro perché soffriva due volte: prima per l’assenza di coraggio e poi perché, talvolta, il guaio temuto capitava veramente.
 
 
Joseph LeDoux, Ansia. Come il cervello aiuta a capirla, Raffaello Cortina editore, 2015, pp. 629, € 36.
Mark Haddon, I ragazzi che se andarono di casa in cerca della paura, Einaudi, 2017, pp. 292, € 20.

 





































 




















 




















 



























































































 
























 

















































 


























 

























 



















































 


























 





















































 


























 
























































 























































































 






























 





























































 






























 































































 































 



































 
































 



































 
































 



































 

































 
































 
































 






































































 
 
 
 
 










































































































































































































































 
 

 

 
 


 


 
 

 
 

 

 
 


 

 
 



 

 
 



 

 
 

 
 

 


 
 

 

 
 

 
 

 
 

 


 
 

 

 
 

 
 

 
 

 


 
 



 

 




 


 

 


 
 

 

 



 


 












 







 






 
 
 

 
 
 
 
 






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