giovedì 14 settembre 2017

Laboratorio GAM - Lezione N. 231 – I paradossi del risparmio e il passaggio generazionale




Il primo paradosso è basato sulla dicotomia certezza/incertezza. Esso mette in evidenza il profondo contrasto psicologico tra la tranquillità del futuro che uno vuole assicurarsi con i risparmi e la convenienza a tradurre i risparmi in investimenti ben diversificati, cioè con una modalità che porta a perdite temporanee, anche se compensate dai guadagni.
Il paradosso consiste nell’accettare temporanea incertezza per avere una solida certezza, ma senza cadere nell’illusione della certezza. Il passaggio generazionale non deve venir visto come qualcosa che va a intaccare tale tranquillità.  Al contrario deve assicurare un livello più alto di tranquillità “avendo sistemato le cose”. La fuorviante tendenza a procrastinare è appunto attribuibile alle remore a infrangere tale tranquillità. 
Il secondo paradosso si fonda proprio sul fatto che l’andamento dei nostri risparmi ci sta a cuore. E allora deve starci a cuore anche quando non saranno più nostri, non saremo più in grado di gestirli. Il senso di controllo che deriva dal secondo paradosso deve estendersi nel tempo e agevolare il passaggio generazionale.
Questo due paradossi, il primo e il secondo, sono proprio quelli che hanno falcidiato in massima parte il patrimonio complessivo degli italiani che, pur essendo, nel complesso, dei buoni risparmiatori, riescono ormai a stento a compensare l’erosione dovuta agli effetti del mega-punto di svolta. Sfruttiamoli allora nel momento del passaggio generazionale: il consulente li deve volgere a suo vantaggio. 





Un robot sembra falcidiare il mercato della gestione. La più minacciosa delle 4 R: Rendimenti (returns) in calo, Revenues (redditi in funzione delle masse gestite) in calo, Regulations (regole) sempre più vincolanti; Robots sempre più invadenti: i computer fanno il tuo lavoro (di gestore) sia con le gestioni passive (Etf) sia con le gestioni attive (gli smart-beta). Ma non riescono a svolgere le funzioni di un buon consulente, anzi il loro uso esalterà le funzioni del consulente.
Fonte: Economist modificata.
Mentre i primi due paradossi caratterizzano, più o meno, tutto il mondo del risparmio che ormai è globalizzato, sta emergendo in Italia un terzo paradosso, che è tipico del nostro paese.
Il nostro paese è in una situazione molto particolare, direi unica, per come la possiamo osservare di questi tempi e, probabilmente, per un futuro abbastanza lungo.
Questo terzo paradosso nasce dalla concomitanza di molti fattori “locali” che s’intrecciano a quelli globali.

 
 



 
In Italia non abbiamo una piramide delle età ma quasi un rettangolo: i giovani non sono molto più numerosi dei vecchi.
In primo luogo la popolazione italiana è composta di persone anziane e lo sarà sempre di più in futuro perché facciamo pochi figli e viviamo a lungo, essendo l’Italia il paese più "sano" del mondo. 
Graduatoria di Bloomberg compilata con i dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità dei paesi più sani.

 


In Italia risiedono persone "sane" e longeve grazie al nostro sistema medico-sanitario e alle nostre abitudini di vita.
Infine dobbiamo tenere presente un terzo fattore. Non solo il nostro profilo demografico non è rappresentabile con una piramide, ma con una sorta di rettangolo, non solo viviamo molto a lungo ma, terzo fatto cruciale, i patrimoni sono concentrati nella disponibilità delle persone più anziane.
Si è soliti dire che il 10% delle famiglie italiane controlla più del 40% della ricchezza nazionale. Tale descrizione colpisce di più rispetto a quella identica, ma complementare: “il 90% controlla meno del 60%”. Agisce, ancora una volta, la ben nota asimmetria tra il "meno" e il "più". E questo è vero. Se quindi un consulente vuole trovare i clienti più “vantaggiosi”, è a questo profilo di clienti che in prima istanza deve  cercare di raggiungere, dato che questo 10% di ricchi non è spalmato in ugual modo in tutte le fasce di età.
Infine i giovani, per una somma di circostanze che sono note a tutti e vengono discusse spesso dai media, hanno oggi redditi da lavoro mediamente inferiori a quelli della generazione precedente. I figli del 10% più abbiente diventeranno a loro volta tali, solo quando erediteranno le fortune delle generazioni precedenti. Ecco, questo è l’intreccio delle condizioni per la genesi di quello che chiamerò il terzo paradosso: il paradosso della gestione. In sintesi esso può essere descritto così: un portafoglio adatto a una persona anziana non è quello che ci vuole in vista del passaggio generazionale. Se quindi il gestore ha un portafoglio prudente, questo portafoglio, proprio perché ben profilato, va ristrutturato nella prospettiva del passaggio generazionale. 
 




 
 


 



 

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