USA: EUFORIA ALLE STELLE
La settima uscente si chiude con un ennesimo
ritocco di ben tre record concernenti gli indici di riferimento del nostro
osservatorio; lo S&P 500, il Nasdaq e il World Msci ritoccano infatti i
loro massimi portandoli rispettivamente a
2294, 5660 e 1395 punti. Ciò
significa che da marzo 2009, punto di minima della spirale negativa avviata dal
fallimento di Lehman Brothers, la crescita di questi tre mercati (peraltro
strettamente correlati) è stata rispettivamente di 230, 330 e 160 punti
percentuali.
Questi numeri da capogiro hanno indubbiamente
ripagato coloro che hanno tenuto saldi i nervi in quei terribili momenti di
panico generale e ancor di più coloro (ma qui parliamo soprattutto di grandi
operatori professionali) che hanno interpretato in senso ottimistico e
speculativo le grandi manovre delle banche centrali a cui spetta la
responsabilità (nel bene e nel male) di aver inondato il mercato di liquidità
al fine di aiutare banche e imprese in
difficoltà ma il cui utilizzo è stato in buona parte dirottato sui mercati
andando ad ingrassare ulteriormente i signori della finanza.
Noi però non siamo qui per giudicare se ciò
tutto ciò è stato buono o cattivo ma per capire le cause dei fenomeni economici
e finanziari e cercare di dare anche un significato prospettico a questi
fenomeni; stiamo infatti verificando che in questi più recenti tempi la
crescita dei mercati è stata favorita anche dagli investitori che inizialmente
avversavano Trump (al fine di incamerare a loro volta una parte delle
performance) e, più recentemente, anche dai piccoli risparmiatori che - abbandonando
le loro pluriennali diffidenze - ora confidano nel tocco magico del
neo-presidente per partecipare al banchetto (analisi di Bank Of America
commentata da IlSole-24Ore del 28 Gennaio “I mercati trascurano il rischio
azionario”).
Il noto istituto bancario statunitense è infatti
giunto alla conclusione che il grande rally sia prossimo alla sua fine; dal
canto nostro evitando di abbracciare qualsiasi tipo di previsione (lo sappiamo
bene che è un esercizio a perdere) siamo nondimeno intenzionati a sottolineare
che a più riprese abbiamo espresso le nostre perplessità relativamente alla
base speculativa di questo trend invitando i lettori alla prudenza
nell’allocazione dei loro patrimoni.
Quando invitiamo alla prudenza il nostro
intendimento è quello di indurre alla comprensione dei rischi e delle insidie
che si possano celare dietro a certi fenomeni, sottolineando sistematicamente
che il patrimonio familiare dei singoli
investitori, accumulato nella stragrande maggioranza dei casi attraverso
atti di sacrifici e rinunce, non può essere banalmente gettato come una fiche
sul tappeto verde di una roulette.
LA SETTIMANA DEI MERCATI
Abbiamo appena detto che permane un clima di
ottimismo e infatti, a quasi un mese da inizio anno, con la sola eccezione
della borsa parigina (-0,46%) gli indici azionari sono tutti in area positiva;
il Brasile conferma il suo momento di gloria primeggiando anche in questo primo
mese borsistico con una crescita che sfiora il 10% ma buone performance
caratterizzano anche Hong Kong, seconda miglior crescita con un apprezzabile
+6,18%.
India e Russia (+4,72 e +3,76) fanno buona
compagnia ai due indici americani, lo S&P 500 e il Nasdaq, che come abbiamo
detto poc’anzi si sono spinti sui massimi, il che significa rispettivamente il
5,16 e il 2,50% da inizio mese. Soddisfacenti anche le crescite di Germania
(+2,90%) e dell’indice mondiale Msci che è andato anch’esso a ritoccare i suoi
massimi incrementando il suo valore di inizio 2017 del 2,77%. A seguire tutti
gli altri con risultati decrescenti con l’indice Eurostoxx 50 a chiudere la
fila con un modesto +0,39%.
La settimana appena chiusa presenta andamenti
piuttosto contrastanti, con l’indice moscovita sugli scudi grazie al suo +4,97%;
in territorio negativo solamente tre indici, tutti europei, ossia Francia
(-022%), Gran Bretagna (-0,19%) e Italia, quello con la peggiore performance,
pari a -0,77%. Appena sopra lo zero l’indice Eurostoxx (+0,12%) mentre gli
altri mercati registrano apprezzabili performance racchiuse tra un minimo del
0,91% dell’indice mondiale (e record, ndr) e un massimo del 3,14% della borsa
indiana.
Potete vedere il dettaglio nel grafico che
segue.
ANDAMENTO DELLE VALUTE
In questo primo mese
dell’anno (vedi grafico seguente) è piuttosto evidente il rafforzamento
dell’Euro sul Dollaro Usa e sullo Yuan Cinese. L’Euro contro dollaro arresta la
sua crescita fissando un rapporto di 1 a 1,07, trend di apprezzamento
sostanzialmente costante da inizio anno (+1,70% in quattro settimane).
Piuttosto simile l’andamento dell’Euro verso lo Yuan cinese che si è andato
stabilizzando su un rapporto di 1 a 7,35 che, da inizio gennaio, equivale a un
+0,75%.
Diversamente da quanto detto
poc’anzi per dollaro e yuan, ritorniamo sostanzialmente sui valori di inizio
anno per quanto concerne il rapporto di cambio con lo Yen Giapponese e con la
Lira Sterlina, valute che inizialmente
si erano andate rafforzando (lo yen) e indebolendosi (la sterlina).
IL MERCATO OBBLIGAZIONARIO
Settimana delicata invece per
quanto concerne i bond governativi italiani. In una sola settimana infatti il
rendimento dei Btp è passato dal 2,03 al 2,22, un sensibile incremento che,
sulla scorta di un incremento contenuto del bund tedesco (rendimento passato da
0,42% a 0,46%), ha visto un allargamento dello spread, pari a 177,40 in
chiusura di venerdì, un licvello che non si registrava dal dicembre scorso causa
le turbolenze politiche interne provocate dall’esito elettorale.
L’incremento dei rendimenti non
è però una questione solo interna dato che coinvolge i bond di tutto il paniere
da noi osservato. Scendendo nel dettaglio va sottolineato che crescono i
rendimenti nei tre paesi euro - da inizio anno - del 22% in Italia, del 51% in
Francia e del 123% in Germania. Sostanzialmente stabili nel mese quelli Usa,
che variano di un modesto 1,4%, mentre quelli britannici aumentano del 10%.
Se da un lato non possiamo
che essere favorevoli a questi incrementi, che rappresentano un timido inizio
verso la normalità (ossia verso la riduzione degli squilibri strutturali
attuali), dall’altro non possiamo che indurre i risparmiatori ad un’attenta
verifica dei loro asset del credito in termini di qualità e duration, elementi
estremamente sensibili nelle fasi di aumento dei tassi dato che possono provocare
perdite in conto capitale sugli asset a proprie mani anche di elevata entità.
CONCLUDENDO
L’insediamento del nuovo
leader americano si sta caratterizzando sin dalle prime ore per una serie di
provvedimenti e cambiamenti di rotta destinati a mutare gli attuali equilibri e
nessuno è ancora in grado di poterne valutare gli effetti futuri. Tutti noi
però conosciamo l’importanza ed il peso degli Usa a livello politico ed
economico. Sappiamo anche che è in atto un primo debole tentativo di ritorno
alla normalità in merito alle politiche monetarie e alla struttura dei tassi di
interesse e sappiamo inoltre che il ciclo espansivo della finanza è ormai al
suo ottavo anno (fatto che per durata è assolutamente inusuale).
L’invito è dunque quello di
favorire ogni atteggiamento prudenziale possibile, così come l’abbiamo definito
in precedenza. Con questo clima e con queste premesse la collaborazione di un
vero consulente al proprio fianco è forse il migliore degli investimenti. A breve
parleremo di consulenti (e di consulenza) al fine di capire per davvero di che
cosa si tratta e del perché vale la pena richiedere la loro collaborazione.
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