sabato 12 marzo 2016

PERFORMANCE BORSE MONDIALI 1/1/2016 - 11/3/2016



La settimana scorsa avevamo di fronte due settimane critiche da affrontare, prigionieri delle aspettative riposte nelle riunioni di BCE, FED e BOJ. Quella della BCE è ormai alle spalle e Draghi si è prepotentemente mosso all’insegna del decisionismo.

Le decisioni prese sono consistite in:


  • abbassamento del tasso principale dallo 0,05% allo 0;
  • nel taglio dei tassi sui depositi da -0,30 a -0,40%;
  • aumento del QE da 60 a 80 Miliardi di Euro al mese e il lmite di ogni singola emissione passa dal 35 al 50%;
  • allargamento del QE a titoli obbligazionari investment grade (sino ad ora il QE era riservato a titoli emessi da paesi membri aderenti all’Euro);
  • nuove operazioni LTRO, che partiranno da giugno, le cui entità saranno decise di volta in volta in base alle quantità di credito erogate alla clientela delle banche.


E’ un intervento massiccio, in una certa misura inaspettato ma va ribadito che nel prendere queste decisioni Draghi non è stato costretto a confrontarsi con l’intero schieramento dei “falchi”, notoriamente ostili a simili concessioni.

La reazione dei mercati è stata dapprima scomposta, con notevoli oscillazioni e una chiusura negativa nel giorno dell’annuncio, salvo chiudere la settimana con progressi che,  in taluni casi come in quello italiano, possiamo definire come significativi.

Ora le attese si spostano soprattutto sulla FED e staremo a vedere. I giochi non sono finiti, anzi. Se da un lato è stato dato fondo all’arsenale finanziario per supportare l’asfittica crescita europea nondimeno va ritenuto che essa debba automaticamente accelerare in virtù di queste manovre.

L’alta disoccupazione, il pessimismo diffuso, la latitanza dei consumi  e un impietoso trend demografico non possono essere ribaltati da semplici misure di politica monetaria. La palla ora è stata spedita nel campo della politica, assente da molti anni in termini di riforme strutturali adeguate e validi progetti di sviluppo.

Quel che è certo è che l’economia europea sta rallentando, strutturalmente subordinata a quelle ben più solide degli USA, da un lato, e della Cina dall’altro; le manovre suesposte peraltro, se per un certo verso dovrebbero stimolare la crescita dell’area, queste andranno però a ridurre i margini operativi delle banche dell’Unione, settore estremamente delicato per la stabilità del sistema.

Meglio per ora non abbassare la guardia e non gridare a squarciagola che il pericolo di una recessione è alle spalle. Quando il polverone di questi giorni si sarà depositato ci accorgeremo che centinaia di analisti avranno prodotto le più disparate proiezioni e forniranno scenari previsionali molto variegati condizionando inevitabilmente la direzione del mercato.

Lasciamo perdere le scommesse forti, non è proprio il caso, e manteniamo la rotta sui nostri obiettivi ed esigenze di investimento. Un po’ alla volta ci stiamo accorgendo che l’ottenimento di una occasionale e fortuita performance brillante è risultato effimero di fronte alla sana e corretta gestione dei nostri patrimoni, esercizio sempre più ostico e destinato a essere compito di bravi consulenti a ciò preparati.


Ora teniamo dritte le antenne e aspettiamo le decisioni della Sig.ra Yellen; la prossima settimana la scena sarà sua.

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