Nella
vita delle persone avere a disposizione “riserve” è una forma di sicurezza. Gli
italiani, in media, considerano buona parte dei loro risparmi come un “cuscino
di sicurezza”, e quindi li tengono investiti a breve termine, e non in azioni.
E tuttavia molti dei
pericoli che si nascondono dietro il “non si sa mai”,
al quale sono dedicati i
risparmi investiti a “breve termine”, possono essere prevenuti ed eliminati
assicurandosi. La persona umana non funziona, per così dire, come la sicurezza
in campo energetico. Gli Stati Uniti, per essere sicuri di non restare privi di
energia, tengono da sempre delle riserve di petrolio e di gas. Ora hanno
riserve in eccesso? Quanto eccesso?
La figura mostra l’Asea Vision ormeggiata in Texas.
163 navi come questa corrispondono alla quantità di riserve statunitensi
in eccesso. Fonte: Bloomberg modificata.
Almeno 163 navi delle
dimensioni dell’Asia Vision, rappresentata nella figura e parcheggiata in Texas
corrispondono alle riserve in eccesso. La figura successiva mostra l’andamento
temporale con cui si sono formate queste riserve in eccesso di gas.
La figura mostra l’eccesso di gas naturale rispetto
alla media quinquennale delle riserve statunitensi. Fonte: Bloomberg
modificata.
Ci vorranno molti anni per
smaltire queste extra-riserve, così come ci vorranno molti anni per smaltire
gli immobili in eccesso rispetto alle nascite di nuove famiglie in Italia e,
quindi, al bisogno di nuovi immobili.
L’eccesso di petrolio negli Stati Uniti è raffigurato
in blu, le previsioni di smaltimento in rosso. In teoria tra cinque anni saremo
sui valori medi delle riserve. Fonte: Bloomberg modificata.
Mentre nell’energia abbiamo
un “eccesso di sicurezza” di un certo tipo, nei risparmi italiani c’è un
eccesso di sicurezza ottenuto con investimenti che potrebbero venir alleggeriti
se si usasse, come prevenzione degli imprevisti, lo strumento assicurativo. Non
è una sfida semplice, nei fatti.
In sintesi, la sfida
dell’assicurazione comportamentale consiste nel rompere gli anelli di questa
pseudo-catena argomentativa che sembra molto solida e convincente:
Bisogno di Sicurezza ->
-> non
si sa mai
-> investimenti per
il “non si sa mai”
-> investimenti a
breve (liquidità e breve termini e sicuri (immobili)
-> poche
assicurazioni perché sicurezza garantita in altro modo
Non è facile rompere questa
catena. Per farlo dobbiamo usare, appunto, gli strumenti di quella che
chiamiamo “assicurazione comportamentale”. Molti dati di realtà mostrano la
forza congiunta dei fattori che generano la cosiddetta “assicurazione
comportamentale”. Essa si manifesta in questi dati:
- Le piccole e medie imprese italiane (Pmi) rappresentano il centro nevralgico del sistema-paese, ma delle Pmi solo 1 su 7 può contare su una copertura contro gli incendi e solo 1 su 33 si tutela contro eventuali interruzioni di attività. E tuttavia si stima che circa il 90% delle Pmi che subiscono un fermo più lungo di una settimana rischi di fallire entro un anno.
- Solo l’11 per cento delle persone che lavorano sono coperti con una polizza Long term care che copre contro i rischi vita, malattia e infortuni.
- Solo il 20% del valore degli immobili detenuti a scopo di risparmio, e quindi assimilabili alle altre forme di risparmio mobiliare (volta cioè a ottenere un rendimento da un capitale investito), è oggi come oggi coperto contro incendio e danni. Questa scelta è probabilmente inconsapevole e quindi costituisce un ottimo argomento di vendita di polizze se viene fatta emergere psicologicamente. Basta spiegare che essa potenzialmente abbassa il valore complessivo di questa rilevante quota del risparmio detenuto dagli italiani.
Di fronte a questa grande
opportunità di mercato, dimostrata anche da un incremento di più del 10% del
settore vita dal 2014 al 2015, si pone impellente una domanda. Può lo stesso
consulente gestire entrambe queste realtà, la finanza comportamentale e
l’assicurazione comportamentale? Lo vedremo nelle prossime lezioni.
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