giovedì 26 novembre 2015

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 152 - In questi tempi, più che mai, i risparmiatori possono essere i nemici di sé stessi


A conferma delle parole di Giacomo Vaciago, riportate nella lezione precedente, la 151, si può analizzare quale sia il contributo delle diverse fonti alla crescita statunitense (cfr. figura).

La figura indica che sono state ormai utilizzate tutte le leve possibili (pulling every lever) per incrementare la crescita statunitense: i relativi fattori di crescita dal 1980 a oggi. Fonte: Economist modificata.

La figura mostra le quattro principali fonti di contributo alla crescita statunitense. Si nota che mai nell’ultimo quarto di secolo la crescita ha avuto una composizione come quella attuale (estero, stipendi, prodotti finanziari) e, inoltre, che la crescita è in tendenziale calo.
Le seguenti figure possono forse indicare che si è giunti a un punto di svolta, nel senso che calano profitti, investimenti e vendite, e che molti profitti vengono ormai fatti all’estero. Inoltre il dollaro si sta rinforzando. 

La figura mostra il calo tendenziale delle società dello S&P 500 in relazione all’andamento di vendite e profitti e, a destra, il peso della finanza (cfr. intervista a Vaciago nella lezione precedente) e dell’estero: è iniziato un calo. Fonte: Economist modificata.
Possiamo incrociare queste tendenze con quello che sappiamo essere un tema comune a tutte le ultime lezioni. Si tratta dell’esame dei molti casi in cui il modello del comportamento razionale previsto dalla teoria economica neoclassica, lo sviluppo cioè del paradigma di Adam Smith (1776), non corrisponde agli effettivi comportamenti delle persone così come questi emergono dagli studi della psicologia sperimentale. E’ una storia interessante perché il paradigma di Smith attraversa due secoli e mezzo e giunge in sostanza immodificato, anzi rinforzato da tutta una tradizione di ricerca per culminare nel premio Nobel conferito a Milton Friedman nel 1976. E’ una storia interessante anche per un consulente perché il paradigma neo-liberista, affermandosi, crea un benessere inaspettato ancora all’inizio del secolo scorso (ricordate la lettera di Keynes ai pronipoti), e quindi anche la materia prima che permette il lavoro di un consulente, cioè il risparmio. Nello stesso tempo questo paradigma considera irrilevanti tutte le variabili psicologiche che si affermeranno con i lavori di Kahneman e la tradizione della finanza comportamentale.

Milton Friedman, capostipite della scuola di Chicago, premio Nobel per l’Economia del 1976.
Nel caso particolare che qui a noi interessa, e cioè quella che ho chiamato “nuova consulenza”, abbiamo messo in luce gli scenari in cui questa “inadeguatezza” della mente umana nei confronti della teoria del portafoglio può venire superata e compensata da un rapporto di “attaccamento”, di legame affettivo tra cliente e consulente. Tale rapporto di attaccamento si instaura quando il cliente sente che il consulente si prende cura di lui, che gli vuole bene. In assenza di questo legame affettivo, i casi sono due.
O il cliente è condannato a non capire la gestione del suo portafoglio fatta dal consulente, oppure deve affidarsi, con una fiducia quasi cieca, al consulente concepito come un tecnico in una materia a lui incomprensibile. Ho però cercato di mostrare come questa concezione della consulenza non sia più attuale, e come sempre più clienti si aspettino dal consulente un’assicurazione a 360 gradi contro le incertezze, essendo il consulente concepito come il garante di una sicurezza globale.
Ora, le situazioni in cui la differenza tra la concezione neo-classica degli economisti e, all’opposto, il comportamento effettivo dei risparmiatori, raggiunge il suo massimo, corrispondono proprio ai casi in cui una parte del portafoglio è in perdita. Questo esito è pressoché inevitabile in un portafoglio ben diversificato, fatto cioè di componenti che sono correlate il meno possibile. Benché l’avere alcune componenti in perdita sia uno stato di cose inevitabile per lunghi periodi della vita di un portafoglio, è comunque uno scenario a cui è difficile adattarsi, uno scenario difficile da accettare.
Il portafoglio può risultare in perdita, e tale perdita può sorprendere, anche perché tendenze che sembrano per un lungo periodo consolidate poi non si rivelano più tali. Tipico è il caso dei mercati emergenti.

La figura mostra l’andamento dei mercati emergenti e le loro quotazioni azionarie. La figura è costruita in modo tale da evidenziare il rapporto tra l’indice dei mercati emergenti e l’indice dei mercati avanzati.
Fonte: Economist modificata.
L’esempio dei mercati emergenti mostra che ci vuole prudenza, cautela, non superbia e over-confidence, cioè troppa fiducia in se stessi, credendo di avere sempre ragione. Quello che per un lungo periodo sembrava ovvio, e cioè la trasformazione dei mercati emergenti in mercati avanzati, e quindi la capacità di colmare il divario (come avveniva dal 2000 al 2010, cfr. figura), a un certo punto si trasforma in un “ritorno” sorprendente (cfr. nella figura quel che è successo dal 2010 ad oggi).
Vorrei ricordarvi a questo proposito un passo de “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa in cui Concetta, una delle figlie del Gattopardo, la preferita, è stata nemica di se stessa, così come molti risparmiatori, con il “fai da te” superbo e ignorante, sono in realtà i veri nemici dei loro risparmi. 

Lucilla Morlacchi è Concetta nel Gattopardo di Luchino Visconti.
Nel romanzo si racconta come Concetta fosse, da giovane, innamorata di Tancredi, il fascinoso nipote del Gattopardo. Purtroppo, per un equivoco, un semplice scherzo irrilevante, Lei decide di dare una svolta alla sua vita e di restare per sempre sola. Come mai? Quella che era un’innocente bravata, raccontata solo per divertire gli ospiti nel corso di una cena, viene scambiata da Concetta per un’offesa profonda della cui inconsistenza si accorge purtroppo solo mezzo secolo dopo:
Fino ad oggi, quando essa, raramente, ripensava a quanto era avvenuto a Donnafugata in quella estate lontana, si sentiva sostenuta da un senso di martirio subito, di torto patito …  Ora, invece questi sentimenti derivati che avevano costituto lo scheletro di tutto il suo modo di pensare si disfacevano anch’essi. Non vi erano stati nemici, ma una sola avversaria, essa stessa; il suo avvenire era stato ucciso dalla propria imprudenza, dall’impeto rabbioso dei Salina; e le veniva meno adesso, proprio nel momento in cui dopo decenni i ricordi ritornavano a farsi vivi, la consolazione di poter attribuire ad altri la propria infelicità, consolazione che è l’ultimo ingannevole filtro dei disperati (p. 320, Feltrinelli, 1958).
Ecco come Concetta è stata nemica di se stessa, così come lo sono stati molti risparmiatori italiani, purtroppo!

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