sabato 7 novembre 2015

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 149 – La trasformazione della diffidenza e dell’inquietudine cognitiva in sicurezza emotiva


Come mostrerò nella lezione successiva, facendo un bilancio delle prime 150 lezioni, la diversificazione suggerita dalla teoria del portafoglio di Markowitz va contro il principio di saggezza quotidiana e del senso comune consistente nel non rischiare evitando di fare le cose che ci sono poco familiari e note.

In questo caso invece, ed è un’eccezione nell’ambito della nostra vita quotidiana, con i nostri risparmi bisogna fare il contrario:  affrontare ciò che percepiamo come pericoloso per abbassare così il rischio reale del portafoglio nel suo complesso.
C’è un corollario del tentativo errato di evitare ciò che non conosciamo, e proprio per questo ci appare rischioso. Si tratta dell’evitare le cose che ci hanno fatto paura in quanto considerate rischiose. Per evitarle, nel caso degli investimenti, ce ne liberiamo vendendole. Ecco, nella figura, un esempio da parte di risparmiatori che si suppone essere maturi, cioè esperti, in un mercato consolidato che raccoglie molti risparmi. Si tratta dei flussi di uscita/entrata nella prima metà di ottobre 2015 nel più grande ETF statunitense, lo SPDR S&P 500 ETF. Si sono rilevate uscite per un miliardo e mezzo da parte degli investitori retail, proprio nel periodo in cui l’indice si riprendeva dalla terza correzione in 6 anni e mezzo di mercato toro (in settembre era sceso del 2,6%, dopo essere sceso del 10% in sole 4 giornate in agosto). Proprio per questo le correzioni sono state rapide e dolorose: la figura ne mostra gli effetti.
Flussi di entrate uscite dall’ SPDR S&P 500 ETF, il più grande degli USA, nella prima metà di ottobre 2015.
Fonte: Bloomberg modificata.

Un altro aspetto contro-intuitivo, che è collegato alla superbia e all’over-confidence, cioè all’eccessiva fiducia nei nostri saperi e nelle nostre credenze, consiste nel credere di capire meglio degli altri come stanno le cose. E magari ne siamo capaci. E tuttavia non è questo il punto. Il fatto è che il mercato è enorme e sono le aspettative e credenze dei più a muovere il mercato (ricordate l’esperimento relativo al “trovare due terzi della media dei numeri indicati da tutti scegliendo un numero da 0 a 100”, esperimento  fatto da Richard Thaler mettendo in competizione i lettori del Financial Times? Ve lo ho già raccontato prima dell’estate ed è illustrato in dettaglio nel mio ultimo libro con Armando Massarenti, La Buona Logica, Cortina 2015).
Un esempio di questo fenomeno consistente nel credere di “saperla più lunga degli altri” lo possiamo trovare nel comportamento degli hedge fund ribassisti. Le posizioni ribassiste degli hedge, nel mese di luglio 2015, superavano per più del 20% quelle rialziste, una differenza che non si aveva da gennaio 2009. Quando un hedge va corto, esso vende le azioni prendendole in prestito, e se poi le azioni non scendono le deve in seguito ricomprare, per poter chiudere l’operazione. Questo crea forti rimbalzi, come avvenuto nel marzo 2015, e nel primo quadrimestre 2014.
Si può individuare il ruolo degli hedge perché le azioni che più rimbalzano sono proprio quelle che erano state vendute allo scoperto. Come dicevo può essere una strategia comprensibile perché ci si basa su indicatori che funzionano sui tempi lunghi, ma non si sa quale sia il momento esatto in cui entrano in azione. Per esempio, se cala il numero delle azioni che valgono più della media a 50 giorni dello S&P500, allora questa riduzione viene interpretata dai più come un segnale ribassista. Nella figura qui riportata sono indicati i tre casi, dal 2007, in cui questo segnale si è manifestato. Eppure non ha sempre prodotto effetti immediati. 
Percentuale di azioni dello S&P 500 che sono cresciute più dello S&P 500 negli ultimi 50 giorni. Se la percentuale si abbassa, questo vuol dire che il mercato è tenuto alto da relativamente meno azioni.
Fonte: Bloomberg modificata.
L’indice S&P500 era cresciuto, fino a questa estate, da più di 4 anni senza mai deflettere del 10%. Si tratta di una crescita eccezionale che lo ha reso caro rispetto ai valori prezzi/utili storici. Ecco il motivo che ha generato in passato le posizioni ribassiste degli hedge e i forti rimbalzi successivi quando il ribasso previsto non si è verificato.
I meccanismi che abbiamo qui commentato – e cioè la diversificazione alla Markowitz e quella versione dell’over-confidence che è il credere di saperla più lunga degli altri – creano un fossato tra il lato 2 e il lato 3 del triangolo già commentato nelle lezioni precedenti.

Come colmare questo fossato? Dobbiamo fare leva sul passaggio dal lato 3 al lato 1.
Questa leva può entrare in azione soltanto trasformando la diffi­denza e l’inquietudine nei confronti di qualcosa che è contro-in­tuitivo in fiducia nei confronti del consulente. E c’è un solo modo per operare questa trasformazione: voler bene al vostro cliente. Soprattutto fare in modo che lui senta che gli volete bene, e così lui vi ricambierà fiducioso. Questa è l’unica formula per la trasfor­mazione della diffidenza e dell’inquietudine cognitiva in sicurezza emotiva, grazie alla figura del consulente “affettuoso”, “premuro­so”, “empatico”. E solo in questo modo che si può fare anche il bene del portafoglio. Si tratta, per così dire, di tornare indietro dal lato 1 al lato 3, creando un feedback benefico per tutti.
Un win-win-win a tre facce: il cliente, il consulente e il portafoglio:
Nelle prossime lezioni, dopo la 150° in cui cercherò di tracciare un bilancio delle prime 150 lezioni, vedremo altre applicazioni di questo meccanismo su cui è basata quella che ho chiamato la “nuova consulenza”.

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