Che
cosa può/deve fare un consulente quando il cliente mostra chiari segni di paura
e di emotività? Dipende dal tipo di paura e dal tipo di cliente. In linea molto
generale ci sono due modi per far svanire, o almeno attenuare, la paura nei
clienti. Il primo è contare sulla fiducia, il secondo consiste nello spiegare
con tatto al cliente la natura della sua paura e il motivo per cui non deve
avere timori.
Partiamo dal secondo modo,
che implica una strada piuttosto lunga. Ammettiamo che il cliente abbia capito
come funziona la diversificazione, di cui abbiamo parlato più volte in passato
insistendo sui modi con cui va spiegata alle persone inesperte (tema che tratto
a lungo in SEI ESERCIZI FACILI PER ALLENARE LA MENTE, Cortina 2015). In sintesi
la diversificazione dipende dall’incertezza, più che dall’ignoranza. Dipende
insomma dai possibili eventi futuri che non sappiamo di non sapere (quelli che
sappiamo di non sapere, per quanto di valore incerto sono prevedibili, e li
ammortizziamo calcolandone il rischio, come fanno le assicurazioni).
Abbiamo visto, grazie agli
esempi tratti dai racconti di Katherine Mansfield, che la paura è innescata
proprio quando capita qualcosa che non ci aspettavamo. Non qualcosa
d’improbabile (ma prevedibile: assicurazioni), ma qualcosa di inaspettato e
incomprensibile, almeno in un primo momento. Ammesso che il cliente abbia un
portafoglio ben diversificato, e che lo abbia da tempo, e che abbia capito come
funziona la diversificazione, allora è ovvio che il portafoglio possa scendere
di valore, anche nel suo complesso, perché una parte del portafoglio, poniamo
le azioni, ha avuto un forte storno, come può accadere con maggiore probabilità
quando il rapporto p/u è molto sopra la media storica. Tra l’altro, mentre
scrivo, a metà marzo, ci sono già latenti segnali che la volatilità sta
aumentando rispetto ai “sei anni d’oro” che ci hanno preceduto (e di cui ho già
parlato). Nei primi tre mesi di quest’anno lo S&P 500 ha avuto quindici
giorni in cui è cresciuto o calato di più dell’1%, mentre in tutto il 2014
questo è accaduto soltanto in dieci giorni (non dimentichiamo che un aumento
della volatilità ha coinciso con 10 degli ultimi 13 picchi a partire dal 1946,
e quindi costituisce un segnale di possibili punti di svolta).
Molti, oggi, hanno una
prospettiva sbagliata, meglio fuorviata, in seguito alla tendenza a considerare
“normale” quello che è stato ed è “eccezionale”, e che è dipeso in gran parte
dalla decisione delle più importanti banche centrali di stampare grandi
quantità di denaro e di immetterle sui mercati in varie forme. E tuttavia, sui
tempi molto lunghi, è stato proprio questo il fenomeno eccezionale. Prima o poi
si torna sempre alla normalità. Se il cliente ha capito la diversificazione, un
eventuale storno di una fetta del suo portafoglio non deve fargli paura. Al
contrario, si auspica che venga interpretato come una delle possibili
conseguenze di una buona diversificazione. Sarà facile riflettere con lui sui
costi e i vantaggi di una buona diversificazione, e sarà ancora più facile
mostrargli come la maggioranza degli italiani abbia un portafoglio non ben
diversificato: troppi euro, troppi depositi bancari e titoli di stato, troppi immobili,
troppo poco di tutto il resto.
Certo resterà un po’ di
disappunto e un’insoddisfazione per la perdita (non troppo rilevante, se il
portafoglio è ben diversificato). Questa delusione sarà tanto più grande quanto
meno è consolidata la fiducia nei confronti del suo consulente.
E così veniamo al primo dei
due modi per mitigare le paure dei nostri clienti, quello centrato sulla
fiducia. Supponiamo che il cliente abbia paura ma, in fin dei conti, si fidi
del suo consulente. Questi avrà buon gioco a mostrargli la crescita del
portafoglio sui tempi lunghi, spiegandogli che questo calo temporaneo è dovuto
a fattori che verranno in futuro riassorbiti. Gli potrà anche mostrare che
alcune parti dei suoi risparmi sono andate bene, e altre male. In funzione delle
circostanze, si possono fare molti esercizi legati alla “temporaneità” e
“transitorietà” di paure che non si traducono in veri pericoli. Talvolta la
paura viene scatenata da un evento improvviso, di cui non si conoscono le
conseguenze ma si temono in modo generico e, quindi, si sopravvalutano.
Un esempio: il capo della
Federal Reserve, la Prof. Yellen, parla e le sue parole pesano immediatamente
sul rapporto €/$. Ci sono influenze a lungo termine, e cioè il rafforzamento
del dollaro (perché negli Usa non si stampano più soldi, mentre lo si è
cominciato a fare solo ora in Europa), e conseguenze a brevissimo termine. Per
esempio: la reazione alle parole del Governatore statunitense che, nel suo
discorso del 18 marzo, ha omesso il termine “pazienza” ma ha specificato, poco
dopo, che non sarebbe neppure stata “impaziente”. Ecco che il cambio €/$ è
schizzato fino a quasi 1.10 per scendere, il giorno dopo, al valore di 1.06,
valore su cui si era stabilizzato da tempo, e ritornare infine a 1.08. Forte
volatilità insomma, in conseguenza delle parole “ambigue” della governatrice!
Forte volatilità in
seguito alle interpretazioni delle parole del governatore della Fed
Fonte: Federal Reserve
Molti esercizi, che si possono fare insieme al
cliente, sono legati a una riflessione sui “tempi” e alle “prospettive di lunga
durata”. È bene mostrare al cliente che la diversificazione ci difende dagli
“spaventi” dovuti a eventi amplificati dalla stampa, ed evidenziati proprio in
quanto eventi puntuali, che fanno “notizia”. E tuttavia gli effetti possono
essere di breve durata, come quelli del discorso del 18 marzo. Al contrario, i
punti di svolta di lungo termine non hanno momenti puntuali in cui si
verificano, e quindi ci colpiscono meno. E tuttavia possono costituire dei veri
e propri cambiamenti di scenario. Mostrate, ad esempio, al vostro cliente - se
ha degli immobili - cosa probabile visto che costituiscono i 2/3 dei risparmi
degli italiani - quello che è stato un cambiamento di lungo periodo rispetto al
quale la diversificazione è stata impotente (gli immobili non si possono
spostare dove gli immobili crescono di valore: sono immobili). Che cosa è una
perdita in un settore di un portafoglio ben diversificato rispetto alla perdita
di valore più che decennale che stanno subendo, hanno subito e subiranno gli
immobili?
Fonte:
Fonte: Sole 24 Ore 16.3.2015
Questa è stata la grande
illusione: lo specchio di Alice che rifletteva la certezza granitica che gli
“immobili” non sarebbero mai scesi di valore. Ora vediamo attraverso lo
specchio tenuto in mano da una “nuova Alice”. E vediamo la delusione dovuta al
crollo delle certezze di un’intera generazione: immobili, titoli di stato e
depositi bancari.
Fonte: INVISIBLE GIRL, di
Laura Williams, tratto dall’articolo "Illusions" di S. L. Macknick,
sulla rivista: SCIENTIFICA AMERICAN MIND, numero di Settembre/Ottobre 2014, p.
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Che cosa è la perdita in
una piccola parte di un portafoglio flessibile e bilanciato, come il JB Multi Asset Strategic Allocation (JB MuSA), presentato al Salone del Risparmio, rispetto agli
effetti devastanti della grande illusione. Illusione ancora più ingannevole se
si pensa che il valore dell’immobile non solo è sceso, ma scende via via che
cala l’euro?
È insomma cruciale il
meccanismo della “focalizzazione”, la tendenza ingannevole e fuorviante a
concentrarci su poche possibilità. Non concentriamoci su quell’unica parte dei
nostri averi in cui la perdita è visibile. Cerchiamo di liberarci dei “bilanci
mentali” che funzionano grazie a etichette separate e consideriamo l’andamento
dei nostri risparmi nel loro complesso.
Riprenderemo questi punti
nella prossima lezione.
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