Prima
domanda: si può misurare la paura? Ci sono due modi fondamentali per misurare
la paura in relazione all’andamento dei risparmi e alle nostre aspettative al
riguardo.
Il primo modo consiste nel
ricondurre la paura ad alcuni indicatori “oggettivi”, supponendo che la paura
sia un meccanismo quasi-razionale che è collegato al pericolo. Questa è la
tecnica usata per quantificare il diffuso CNN Money “Fear&Greed index” (che
viene riportato ogni sabato da Plus24 del Sole24Ore: cfr., ad esempio, p. 29 di
Plus24 del 7-03-2015).
La procedura è semplice. Si misurano i seguenti
indicatori “oggettivi”:
- slancio delle azioni: rapporto tra il valore di S&P500 e la sua media mobile a 125 giorni;
- forza dei prezzi azionari: numero di azioni al NYSE ai massimi e ai minimi delle ultime 52 settimane;
- respiro delle azioni: rapporto tra i volumi delle azioni in rialzo e di quelle in ribasso;
- volatilità del mercato: indice VIX sulle opzioni dello S&P 500;
- rapporto tra i rendimenti delle azioni e delle obbligazioni.
Senza entrare
nel merito tecnico di questi e di altri indicatori, il limite di base di tale
misura “oggettiva” è che essa non tiene conto della “misura psicologica” della
paura degli investitori. Questa paura non risulta da una fotografia del mercato
in un dato momento, bensì dalla memoria degli investitori e dalle loro
aspettative future. C’è un modo semplice di ottenere una misura psicologica di
quella paura che deriva dal miscuglio della paura appresa con la paura da
immaginazione, miscuglio esaminato nella lezione precedente. Basta domandare
agli investitori di dare una stima di quello che farà il mercato azionario da
loro più conosciuto di lì a un anno.
Avete quindi un
indicatore che risulta dalla differenza tra gli ottimisti, che pensano che tra
un anno il mercato salirà di valore, e i pessimisti, che pensano che calerà. Se
sottraete la percentuale degli ottimisti da quella dei pessimisti, ottenete un
valore che vi indica la paura sentita dalla media degli investitori di quel
paese in quel dato momento.
Per solito le cose funzionano così:
quando c’è stata una discesa dei valori azionari, i risparmiatori si ricordano
di quanto i loro titoli hanno perso, e temono che continuino a perdere (paura
da immaginazione). Questa paura, che riflette quello che è avvenuto in passato,
e non le aspettative sul futuro, è tanto più elevata quanto più il numero dei
pessimisti supera quello degli ottimisti.
Come si vede dalla tabella qui sotto
riportata, il momento recente in cui il divario è stato maggiore si è registrato
all’inizio del 2009. C’era molta paura sui mercati, i risparmiatori avevano
allontanato la fonte della paura vendendo titoli. Di conseguenza, il rapporto
prezzo/utili era posizionato molto al di sotto della media storica. Era proprio
il momento di comprare se foste stati guidati dal futuro e non dal passato.
Questa paura diffusa e prolungata,
che può sfociare nel panico, e in vendite precipitose, è il fattore psicologico
che ha creato le condizioni per la robusta crescita che si è poi verificata in
questi anni. Quello era il momento di comprare, non di vendere.
Beati coloro che sono stati
confortati da un consulente.
La tabella
sopra riportata indica la differenza tra ottimisti e pessimisti in un dato
momento. Per esempio mostra, nella prima riga, la percentuale di ottimisti
(34%) e di pessimisti (39%) nel novembre del 1997 e indica, nella riga subito
sotto, quanto era salita la borsa americana un anno dopo, nel novembre del 1998
(19%). Se si passa poi all’ultima riga della tabella, si vede che nel marzo del
2009 il divario tra ottimisti e pessimisti era fortissimo (55% meno 18%). Di
conseguenza il rimbalzo nell’anno successivo è stato il più forte della tabella
(50%), forte al punto da continuare fino ai primi di marzo 2015, ben sei anni
dopo.
Se vogliamo dunque capire come
funziona la paura, dobbiamo incrociare i dati oggettivi, e cioè il valore del
“Fear Index”, con i dati soggettivi: i primi sono una fotografia del presente,
i secondi ci offrono una stima degli effetti della paura, innescata dal
passato, sugli scenari futuri. Ma la paura, anche qui come in molti altri
scenari (per esempio i viaggi in aereo rispetto a quelli in macchina) non
corrisponde al pericolo: il marzo 2009, il momento in cui più si aveva paura,
corrispondeva al momento di minor pericolo.
Anche oggi, ai primi di marzo,
mentre c’è ottimismo sui mercati per la lunga discesa dei tassi e la forza
delle borse, lo stato d’animo degli investitori, paese per paese, non
corrisponde ai dati economici del primo trimestre 2015. Questi offrono soprese
positive e sorprese negative rispetto alle previsioni degli economisti.
Queste sorprese non corrispondono
agli stati d’animo degli investitori, ottimisti negli Stati Uniti e pessimisti
in Europa:
Ancora una volta misure oggettive e
stati d’animo non coincidono. Insomma, abbiamo bisogno di un esperto che
monitori i nostri stati d’animo e le nostre emozioni e ci aiuti a controllarli.
E qui c’è l’ultimo passo del nostro breviario, quando si ha paura si deve avere vicina una persona che ci protegga, facendo svanire o attenuare la paura. Ecco un pezzo del brano citato nella lezione precedente:
“Voleva chiamare Lottie e continuare a chiamarla mentre scendeva di corsa le scale fin fuori di casa. Ma quella COSA era proprio dietro di lei, sulla porta, in cima alle scale, in fondo alle scale, nascosta nel corridoio, pronta a saltar fuori dalla porta sul retro. Ma c’era anche Lottie …”
E qui c’è l’ultimo passo del nostro breviario, quando si ha paura si deve avere vicina una persona che ci protegga, facendo svanire o attenuare la paura. Ecco un pezzo del brano citato nella lezione precedente:
“Voleva chiamare Lottie e continuare a chiamarla mentre scendeva di corsa le scale fin fuori di casa. Ma quella COSA era proprio dietro di lei, sulla porta, in cima alle scale, in fondo alle scale, nascosta nel corridoio, pronta a saltar fuori dalla porta sul retro. Ma c’era anche Lottie …”
Lottie riesce a far svanire la paura
della bambina: basta la presenza. Nel caso dei risparmi il consulente è molto
più utile: non solo attenua la paura, ma ne evita le conseguenze. Il consulente
riesce a far sì che un risparmiatore non prenda decisioni in preda al panico.
Nella prossima lezione esamineremo le principali strategie anti-panico
utilizzabili dai consulenti.
Nessun commento:
Posta un commento