lunedì 29 luglio 2013

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 46 – Errori rimediabili e irrimediabili con i nostri risparmi

Le macchine darwiniane non garantiscono la perfezione. E’ possibile addirittura trovarsi nei guai.

Se l’apprendimento viene letto come una macchina darwiniana, gli individui possono essere considerati come sistemi in evoluzione le cui azioni vengono scelte sulla base delle loro conseguenze. Può così succedere che l’evoluzione ti porti dove avrebbero preferito non essere … ma possiamo cambiare, se mutano i nostri modi di vedere le cose … per fare un esempio quotidiano semplice, le persone che provano ansia al pensiero di volare in aereo possono concentrarsi sulle statistiche e riflettere sul fatto che l’aereo è più sicuro della macchina, anche se gli input sensoriali e percettivi ci dicono il contrario (Wilson et al., par. 3.1).

In Italia, che cosa è stato fatto per cambiare questo modo di concepire la gestione dei nostri risparmi, adottando il paradigma della macchina darwiniana e rifiutando quello del disegno intelligente? Non è facile rispondere a tale domanda. Troppi ostacoli hanno agito in parallelo. Va ricordata, nel panorama culturale più generale, la debolezza delle scienze cognitive e, soprattutto, della psicologia, presentata quasi esclusivamente in chiave clinica. La cosiddetta educazione finanziaria è spesso concepita soltanto come la conoscenza dei rudimenti di economia e finanza, e non anche degli ostacoli psicologici che impediscono l’acquisizione e l’applicazione di tali rudimenti. Scrive Riccardo Viale su Plus24-IlSole24Ore del 1 giugno 2013: “ … una educazione finanziaria che sia fondata sulle conoscenze della finanza comportamentale e cognitiva che introduca le tecniche che portano a una corretta rappresentazione di sé e al controllo cognitivo dei propri processi di giudizio e decisione”.

Oggi, in Italia, i risparmi assommano, nel complesso, a novemila miliardi, due terzi circa in immobili. Il terzo restante lo troviamo depositato in conti bancari e postali, in titoli di Stato, in obbligazioni e azioni. Più del 90% del totale di questi risparmi è investito qui, legando così le sorti di quanto accantonato per affrontare l’incertezza del futuro a quelle del nostro paese. Una diversificazione carente.

La concentrazione geografica non è dovuta a ragioni patriottiche: semplicemente è stato preferito ciò che si conosceva da vicino. Di qui la prevalenza impressionante degli immobili (in Svizzera la proporzione è meno della metà). Alla base c’è la convinzione che la casa sia un ottimo investimento (tale credenza negli Stati Uniti ha innescato la crisi, e anche in Italia sarà fonte di delusioni). Ed è una credenza fondata, ma solo sul piano psicologico. Il valore degli immobili non ha “oggettivamente” una quotazione chiara (cfr. asse orizzontale della figura). Di conseguenza non oscilla, e quindi non provoca mai dolori (cfr. asse verticale).

La distribuzione dei nostri risparmi, i modi in cui sono stati investiti (gestiti?), costituisce probabilmente il maggior fallimento delle scienze cognitive in Italia, o meglio della loro applicazione, al punto che tale fallimento non è neppure riconosciuto come tale.


La situazione solo in parte è irrimediabile. La prossima generazione sarà la prima del dopoguerra a essere più povera, nel complesso, della precedente. In Italia, per la parte non congelata in immobili, sarebbe urgente elevare il livello medio della preparazione della prossima generazione (ora siamo al 44^ posto nel mondo, dopo paesi con famiglie molto meno ricche delle nostre). Va evitata la dissipazione di quanto la prossima generazione erediterà.

La buona gestione dei risparmi non era un problema così rilevante sul piano sociale quando la ricchezza veniva incrementata a un ritmo elevato rispetto al reddito annuale (per esempio: 25% del reddito è stato risparmiato nel 1975). Lo è oggi: il rapporto tra redditi dei giovani e risparmi ereditati ed ereditabili non è mai stato così sproporzionato, anche per la futura riduzione, se non eliminazione, delle pensioni.

Spiegare la natura darwiniana degli investimenti è forse la sfida più grande per l’applicazione delle scienze cognitive nei prossimi anni in Italia.

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