sabato 13 luglio 2013

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 43 – Mercati come filtri selettivi


Da un classico articolo di Burrhus Frederic Skinner:
“La selezione sulla base delle conseguenze funziona nella selezione naturale, ma rende conto anche del formarsi e del mantenersi di comportamenti individuali … essa sostituisce le spiegazioni del tipo causa-effetto … la sostituzione viene fortemente contrastata, privandoci di un aiuto per la soluzione dei problemi odierni … “ (1981, p. 501). In Skinner la funzione adattiva, quella che seleziona le conseguenze delle azioni alla luce dei loro risultati, viene analizzata in termini di condizionamento operante (Wilson et al., 2013, par. 2.1).

In sintesi, l’apprendimento ha luogo se si riesce a percepire e memorizzare una relazione tra le azioni, prodotte in modo casuale, grazie ai rinforzi positivi forniti dall’ambiente (gli economisti li chiamano “incentivi”). Questo purtroppo non è facilmente comprensibile nel caso della gestione dei risparmi perché, il più delle volte, passa troppo tempo tra una scelta e l’intervento selettivo dell’ambiente (quello cioè che succede nei mercati). In linea generale il progresso economico e tecnologico è stato reso possibile dalla trasformazione dell’incertezza in rischio (North, 2006).

L’incertezza non è riducibile a stime probabilistiche quando non sappiamo identificare variabili misurabili. Se, invece, siamo in grado di registrare le oscillazioni di una variabile (danni, temperature, varie forme di risparmio, e così via), quella che era incertezza si trasforma in rischio rendendo possibile la stima dei pericoli futuri. Una volta effettuata questa riduzione, le misure mostrano che sono più rischiosi gli scenari caratterizzati da forti e imprevedibili  oscillazioni (in termini statistici: il rapporto media/varianza). Inoltre, nel caso specifico della teoria classica del portafoglio, si consiglia di destinare i nostri risparmi a investimenti che non oscillino allo stesso modo, che siano cioè de-correlati.

Se il totale dei nostri risparmi è una torta, e se le varie forme d’investimento costituiscono le fette della torta, evitare che le fette si restringano tutte insieme, cioè calino simultaneamente di valore, permette di ridurre il rischio complessivo del portafoglio. Gli incrementi di alcune fette contro-bilanceranno i decrementi di altre fette, permettendo così ai nostri risparmi di riprodursi.

L’evoluzione delle tecnologie, dove i mercati costituiscono i filtri selettivi, funziona allo stesso modo (Godfrey-Smith, 2009, pp. 154.155). Se invece sapessimo  priori che alcune scelte sono meglio di altre, sarebbe razionale concentrare gli investimenti solo su quelle scelte secondo il paradigma del progetto intelligente. Purtroppo i cambiamenti futuri degli ambienti, cioè i mercati, sono a priori ignoti. Di qui la necessità della diversificazione.

Nel caso della selezione naturale, i filtri dell’ambiente agiscono con tempi molto lunghi, e in modi di cui non siamo consapevoli. Nel caso dei risparmi, invece, i tempi non sono così lunghi, anche se non sono brevi come quelli del condizionamento operante. Quando ci accorgiamo che il valore di alcuni nostri risparmi sta scendendo, noi prendiamo pura. La paura è stata costruita come emozione per rendere meno probabile l’impatto, nel futuro, con scenari per noi pericolosi. E’ un meccanismo adattivo e, in molti casi, previene il ripetersi dei pericoli del passato.

Purtroppo la paura funziona male nel campo dei risparmi. Essa ci induce spesso a sbarazzarci di un dato investimento quando è troppo tardi, dato che ormai ha perso di valore.




Questo grafico che mostra i tempi dei flussi di entrata/uscita da tutti i fondi azionari commercializzati in Italia rispetto all’andamento delle borse mondiali ne è la più chiara dimostrazione. Come mostra la figura, data l’oscillazione dei valori nel tempo, noi siamo inclini a vendere nei punti bassi dell’onda e a comprare nei punti alti, resi euforici dalla salita precedente. Andiamo cioè incontro a un futuro sconosciuto scegliendo le strade in base alle emozioni indotte da quello che abbiamo visto nello specchietto retrovisore. Non solo, agiamo tendenzialmente in forte ritardo rispetto a quello che vediamo nello specchietto. Come mai proviamo tanta paura quando perdiamo? Il dolore delle perdite è molto maggiore del piacere corrispondente a un guadagno di pari entità. Ciò risulta da esperimenti accurati e da osservazioni spicciole nel corso della vita quotidiana. Per esempio, il tennista Agassi, la prima volta che vinse un torneo importante:
“Ora che ho vinto uno slam, so qualcosa che poche persone sulla terra hanno potuto conoscere bene. Una vittoria non ci fa stare bene quanto ci fa stare male una sconfitta. Il sentimento piacevole dura molto meno di quello spiacevole.”

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