sabato 20 luglio 2013

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 44 – Il concavo e il convesso

Se noi partiamo da un punto di riferimento, possiamo avere cambiamenti oggettivi positivi o negativi (asse orizzontale della figura). Tali cambiamenti inducono piacere o dispiacere (asse verticale), secondo la seguente funzione:


In figura si nota che, a parità di guadagno/perdita (+10/-10) sull’asse orizzontale, quello dei cambiamenti oggettivi, l’area del dolore è più grande dell’area del piacere. Sull’asse verticale sono indicate le impressioni soggettive a seguito dei cambiamenti oggettivi indicati sull’asse orizzontale. Purtroppo noi ci rendiamo conto solo degli effetti delle due curve, concava e convessa. E tuttavia anche quando ne conosciamo il funzionamento, tale conoscenza non ci protegge dalle conseguenze della funzione del valore. E’ un po’ come con le illusioni ottiche: non si dissolvono quando ne conosciamo il meccanismo.



Provate a guardare le due figure composte da colonne verticali nere/bianche su uno sfondo bianco/nero. Nelle due immagini, e cioè nel quadrato di sinistra e in quello di destra, c’è la stessa proporzione di bianco e nero. Come mai allora, nella figura di sinistra, è più facile vedere delle colonne bitorzolute nere e in quella di destra delle colonne bianche, dello stesso tipo? Perché quando i bitorzoli hanno confini convessi, cioè sporgenti, la colonna che vanno a formare si vede meglio rispetto a quando i confini sono fatti di rientranze concave. Insomma tutta la differenza percettiva è riconducibile alla differenza tra concavità e convessità dei confini delle figure.

Anche nella funzione del valore entra in gioco la convessità  e la concavità delle curve per determinare l’asimmetria tra il dolore delle perdite maggiore del piacere delle vincite. E’ solo un’analogia o qualcosa di più?

Nella lezione precedente abbiamo visto come si agisca in ritardo nelle entrate-uscite dai mercati azionari. Lo stesso avviene con i fondi obbligazionari. Se guardiamo nella figura seguente quel che è successo dal 1990 a oggi, possiamo constatare come varia l’andamento dei fondi obbligazionari. Bisognerebbe uscire dai fondi obbligazionari prima che questi abbiano i prezzi abbattuti dalla crescita repentina dei tassi di interessi. Crescita più probabile quando i tassi sono bassi. Eppure, nell’ultimo triennio, con la discesa costante dei tassi, quando ormai i fondi hanno pochi margini dati i valori ai minimi dei tassi, si continua a privilegiare le obbligazioni rispetto alle azioni.


 

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