domenica 2 dicembre 2012

ROADSHOW PICTET


Andrea Delitala - Head of Investment Advisory di Pictet


Nei giorni scorsi si è tenuto a Padova l’abituale Roadshow autunnale di Pictet rivolto agli addetti ai lavori dell’area, consulenti e promotori finanziari, che hanno risposto all’invito con una qualificata e nutrita platea.
Si è fatto ovviamente un consuntivo dell’anno che sta ormai volgendo alla fine analizzando l’andamento delle asset class sulle quali si era incentrata nei mesi scorsi l’attenzione dei gestori, prontamente segnalate alle reti di collocamento e ai  consulenti; a poco meno di un mese dalla chiusura dell’esercizio possiamo essere, noi e i nostri clienti, piuttosto soddisfatti dei risultati.
Nonostante le forti turbolenze gli asset suggeriti hanno reagito con contenuta volatilità e rendimenti complessivamente superiori alle attese. Se ciò è confortante per il 2012 il timore che l’anno entrante possa essere meno generoso di rendimenti è realistico; per la componente obbligazionaria, inoltre, questa previsione dovrà essere “accettata” quale fattore compensativo del corrente esercizio. La costante pressione sui tassi esercita dalle banche centrali con l’intento di stimolare le depresse economie occidentali ha prodotto un ulteriore lievitazione dei prezzi di queste asset class riducendone significativamente le potenzialità di produrre redditi gratificanti per l’immediato futuro; anzi, qualora (ma è un’ipotesi  ad oggi piuttosto remota) si riaccendesse qualche focolaio inflativo con conseguenti cadute dei prezzi ci dovremmo attendere cadute di valore dei titoli in special modo su quelli a più lunga duration.

Manuel Noia - Direttore Commerciale

Come produrre valore aggiunto nel comparto obbligazionario, dunque? Una prima ipotesi sta nel mantenimento di titoli high yield nel portafoglio che si presume abbiano ancora margini di crescita; l’ovvio suggerimento è quello di una forte selettività dei titoli ed un attento controllo della duration, data l’alta volatilità intrinseca di questo comparto. Un secondo punto forte del portafoglio è quello dei bond dei paesi emergenti sui quali si è incentrata (finalmente, verrebbe da dire) una certa attenzione degli investitori che nell’ultimo biennio hanno aumentato la diversificazione del portafoglio inserendo maggiori volumi di questa tipologia di titoli. Terza proposta è quella di spostare il baricentro dell’investimento obbligazionario (non è una proposta innovativa di per sé ma un ulteriore conferma che ormai molte società di gestione si sono conformate su questa ipotesi di lavoro) dal classico benchmark internazionale ad un criterio che privilegi non tanto il peso relativo dei paesi ma le loro capacità di rimborso, i fattori di crescita nel lungo termine e, per Pictet, un diverso modello di crescita, quello di Solow (popolazione, territorio e capitale, inteso come prodotto interno lordo).
Tutto ciò unitamente alle abituali classi “ordinarie” dell’obbligazionario e all’insegna di una assolutamente ampia e correttamente pesata diversificazione.
Per ciò che riguarda la componente azionaria del portafoglio Pictet conferma l’approccio tematico diversificato di lungo termine che da quattro anni è una componente strutturale dei portafogli della clientela, peraltro sin qui ben ripagata della fiducia riposta nei gestori di questo comparto.

Marco Ferro - Senior Sales Manager

Ad integrazione di questo approccio Pictet suggerisce, restando nell’azionario, di effettuare un’accurata selezione dei titoli, qualsiasi sia il settore o l’area di riferimento, privilegiando quelli che hanno la caratteristica di essere titoli a larga capitalizzazione e dalla redditività elevata e stabile che il mercato sta premiando quantomeno dalla crisi del 2008. Questi titoli manifestano, per le loro caratteristiche, contenuta volatilità, buona generazione di cassa e minore correlazione con il mercato. Ovviamente nell’offerta della società si trovano prodotti che rispondono a questo profilo.
Veniamo ora alla situazione  dell’economia nel suo complesso. Il decisionismo di Draghi dei mesi scorsi ha dato i suoi frutti. Il governatore della BCE, costretto a sopperire alle carenze del governo comunitario, attraverso un’attenta e rigida opera di politica economica e monetaria ha riportato una certa calma sui mercati.
Il percorso da fare ora è sostanzialmente chiaro; bisogna giungere ad un’unione bancaria a cui deve corrispondere l’unione fiscale ed infine la tanto sospirata unione politica a coronamento del sogno dei cittadini comunitari. La BCE dal canto suo ha varato LTRO per riattivare il flusso dei finanziamenti all’economia, ha imposto misure atte ad evitare un’inopportuna frammentazione del sistema finanziario europeo e, con l’OMT,  ha dato garanzie di stabilità finanziaria (ovviamente, come ben sappiamo, al prezzo di severi impegni di solvibilità dei singoli stati).
In questo quadro generale da alcuni mesi assistiamo ad una fase di tentativi di convergenza dei tassi fra paesi deboli (Grecia a parte) e gli altri partner europei. Ciò sta portando ad un misurato raffreddamento del costo del debito e ad una maggiore aderenza ai fondamentali. Se bastasse tutto ciò dovremmo attenderci un 2013 che sfila tranquillo verso una normalizzazione della finanza comunitaria ma così purtroppo non sarà. Non volendo spendere alcuna parola sulla situazione ellenica che resta estremamente critica, il peso delle difficoltà in cui versano le banche spagnole, la crisi che continuerà a mordere per tutto l’anno venturo, l’elevato livello di disoccupazione, soprattutto giovanile, la perdita di competitività che attanaglia molte economie del continente e le numerose tornate elettorali che potrebbero mutare gli attuali equilibri politici, ecco che alcuni o tutti questi motivi potrebbero guastare la “pace” che ci stiamo timidamente godendo.

Luca Chiarella e Daniele Cammilli con le responsabili dell'organizzazione del Roadshow


Alle difficoltà del nostro continente aggiungiamo quelle del “Fiscal Cliff” americano e l’incognita Cina (argomenti già trattati nei precedenti articoli sugli incontri con Morgan Stanley e Swiss & Global) ed ecco che è assolutamente logico ritenere fondato un clima di incertezza per l’anno entrante e da qui le indicazioni di Pictet che sono perfettamente coerenti con questo quadro di riferimento.
Il quadro che si delinea con maggiore probabilità per il 2013 è quello di una caduta di redditività sugli asset obbligazionari, un possibile roll over dei portafogli verso gli asset azionari che a loro volta potrebbero registrare un disallineamento fra prezzi (in salita) e attese sugli utili (statici o in diminuzione). Dunque molta attenzione, adozione di strategie orientate alla massima flessibilità e un serrato e costante controllo del rischio. Quasi fosse una novità, da qualche anno a questa parte …


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