giovedì 6 dicembre 2012

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 12 – Paura e finanza

In generale, una lunga tradizione di ricerca mostra che le persone non hanno paura delle cose veramente pericolose. Si limitano a temere gli eventi soggettivamente paurosi. Questo avviene per motivi diversi: talvolta le persone sono convinte di saper controllare un processo o un’attività più di quanto non ne siano effettivamente capaci. Hanno quindi più paura di viaggiare in aereo (mezzo non controllato e non abituale) che guidare la macchina (si ha l’impressione di padroneggiarla, ma
 il pericolo oggettivo è maggiore). Talvolta le persone non sanno valutare correttamente il rischio perché è difficile stimarne l’entità se il fenomeno non tende a ripetersi spesso. Sono necessarie serie storiche relative al verificarsi di eventi analoghi nel passato, e talvolta le serie storiche “diagnostiche” sono troppo lunghe rispetto a quelle che sono le nostre memorie del passato. Risulta di conseguenza difficile divenire consapevoli dei pericoli di cui sono disseminate. Sia perché il pericolo non è percepibile per la sua rarità, sia perché non sembra toccarci direttamente (clima, ambiente, declino economico, terremoti e così via, cfr. Legrenzi, Meteo, finanza, terremoti, IlSole24Ore, 19.4.2009). Quando poi l’evento eccezionale, e disastroso, si verifica, la rarità scompare. Con il senno di poi, l’evento sembra inevitabile perché il passato si congela. Di qui la naturale e spontanea  tendenza a evocare scenari alternativi in cui l’evento non si è verificato. La nostra mente di fronte a tali scenari evoca la forte emozione del rimpianto. Le recenti vicende processuali relative al terremoto dell’Aquila sono una dimostrazione della forza di tale meccanismo.
Poggi e Viroli, nell’introduzione a un libro sull’educazione finanziaria, ricordano Machiavelli e i suoi inviti agli attori del mondo economico del suo tempo ad adeguarsi ai tempi (cit. in Poggi, Viroli, in Educazione Finanziaria a Scuola, a cura di E. Castrovilli, Guerini, 2011, p.24):
… il che non nasce dall’altro, se non dalla qualità dei tempi, che si conformano o no col procedere loro (degli attori) …
Ai tempi di Machiavelli,  tuttavia, non si aveva la minima idea della brevità e, al contempo, della estrema lunghezza degli archi temporali che interessano chi decide oggi in scenari economici e finanziari (ci sono operatori che entrano e escono dai mercati per pochi secondi, e qui noi prenderemo nelle prossime lezioni in considerazione intervalli di 111 anni). Inoltre, come tutti i suoi contemporanei, Machiavelli ha un’idea intuitiva dei concetti di rischio e paura e, come vedremo, le intuizioni sui meccanismi di alcune emozioni ci portano fuori strada, almeno in quest’ambito.
In teoria, si potrebbe pensare che paura e avidità si compensino sui mercati finanziari, come ipotizzava Larry Summers, ex direttore del National Economic Council degli Stati Uniti. Sempre in teoria, queste due emozioni potrebbero funzionare come un termostato, controbilanciando le scelte di chi ha paura con quelle di chi ama il rischio. Se un titolo scende, il pauroso lo vende e chi ha un profilo di rischio più audace ne approfitta, e lo compra. Come vedremo le cose non stanno così, e l’ansia e la paura di perdite future, alla luce delle perdite pregresse, prevalgono. Come ammise lo stesso Larry Summers:  “Un decennio fa, c’era sui mercati troppa poca paura (e troppa avidità). Ora, all’inizio del 2009, siamo nella situazione opposta. Troppa è la paura.  (cfr. l’intervista in Nate Silver, The Signal and the Noise, Penguin Press, New York, 2012, pp. 38-39).  Come vedremo nelle prossime lezioni, la teoria dei prospetti di Daniel Kahneman, premio Nobel 2002 dell’economia, spiega queste oscillazioni del mix avidità/paura.

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