sabato 1 dicembre 2012

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 11 – Emozioni e consulenza



La consulenza in ambito finanziario, contrariamente a quello che suppone talvolta il senso comune, non si limita a ridurre le asimmetrie informative, cioè al passaggio di saperi da un esperto a un non esperto. Essa coinvolge anche aspetti emotivi e di fiducia reciproca.
La fiducia è necessaria perché si conoscono a sufficienza gli scenari futuri (incertezza -> diversificazione).
In questi ambiti, se siamo soli, siamo costretti a decidere in situazioni di incertezza, e questo, purtroppo o per fortuna, ci capita spesso nel corso dell’esistenza. Solo le forti emozioni possono liberarci da un senso di incertezza e precarietà.
Ecco come Katherine Mansfield (1920, 2004, Felicità, Marsilio) descrive la felicità all’inizio dell’omonimo racconto:
Cosa ci puoi fare se hai trent’anni e svoltando l’angolo della strada, vieni sopraffatto, all’improvviso, da un senso di felicità – di assoluta felicità …
Oppure la paura improvvisa, nell’attacco di Soffia il vento:
Di soprassalto – molto spaventata – si sveglia. Cos’è successo? E’ successo qualcosa di spaventoso. No – non è successo niente. E’ solo il vento che scuote la casa…
Solo le forti emozioni ci fanno decidere senza decidere. Archie Goodwin non ha mai interrogato un testimone se non nello studio del suo capo, Nero Wolfe. Nell’ultimo giallo, scritto dal quasi novantenne Rex Stout, poco prima di morire, lo fa per la prima e ultima volta:
Lei guardò Wolfe, dritto negli occhi. Poi … guardò me. “Possiamo andare in un’altra stanza?”. Mi alzai. A volte non c’è bisogno di prendere decisioni, neanche col subconscio. Sono già prese. “Certo – dissi – la mia stanza è al piano di sopra”. (A Family Affair, trad. it Nero Wolfe apre la porta al delitto. Omnibus Gialli Mondadori, 1980, p. 492).
Le forti emozioni, come mostra con grande sapienza Katherine Mansfield, sono transeunti, e la loro natura è talvolta ignota a noi stessi. Purtroppo, pur essendo un forte e benefico carburante per l’azione, quando gestiamo da soli, senza un consulente, i nostri risparmi, le forti emozioni, soprattutto l’euforia, la paura e il rimpianto, ci spingono in direzioni sbagliate. Quando invece le motivazioni per un’azione sono a noi trasparenti, in parte o del tutto, la loro struttura è spesso complessa e il conseguente processo decisionale è articolato nel tempo.  Agli altri raramente è evidente quanta intelligenza ci sia nella nostra azione, quante riflessioni e capacità siano dedicate per raggiungere gli scopi che ci siamo prefissati (Legrenzi, Papagno, Umiltà, Psicologia Generale. Dal cervello alla mente. Bologna, il Mulino 2012).
C’è un solo ambito delle azioni umane, almeno tra quelli meno intimi, e per noi rilevanti, in cui questa complessità apparentemente scompare, ed è quando seguiamo le vicende dei nostri risparmi. Le nostre emozioni, paura e euforia, alla fin fine, sono innescate soltanto dall’incremento e, soprattutto, dal calo dei valori dei nostri risparmi.
Siamo sommersi di grafici e di spiegazioni (a posteriori), ma poi l’attenzione si concentra sull’esito finale: l’indice di un certo prodotto finanziario è più alto o più basso?  E’ cresciuto più della media dei concorrenti o di un sistema di riferimento appropriato?
Di che cosa abbiamo paura in questi casi? Ovvio: che non si abbia incremento o, peggio ancora, il contrario. Purtroppo quando seguiamo i nostri risparmi abbiamo paura quando non dovremmo averla, e viceversa, come vedremo meglio nelle prossime lezioni.
La paura è un’emozione curiosa: ci assale come in Soffia il vento e non ci possiamo fare nulla, sfugge al nostro controllo. Se è prolungata, diventa ansia. Non possiamo chiedere alle persone se hanno paura di qualcosa per poi procedere a misure: le persone non sanno auto-esaminarsi, se si tratta di capire quanta paura hanno. Capita, come per altre emozioni, ad esempio l’ira, che un accurato esame personale delle nostre paure, e delle occasioni in cui queste si manifestano, tende a trasformarle.
Solo le persone superficiali impiegano anni  per liberarsi da un’emozione. Chi sia padrone di sé può porre termine a una sofferenza con la stessa facilità  con cui inventa un piacere. Non voglio essere in balìa delle mie emozioni. Voglio servirmene, goderle e dominarle”.  Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray

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