lunedì 4 dicembre 2017

MERCATI FINANZIARI: OSSERVATORIO DEL 1/12/2017


A UN MESE DALLA FINE DELL’ANNO LE BORSE TIRANO (MA NON TUTTE) IL FRENO A MANO

 
Nell’ultimo report, a metà del mese di novembre, ci eravamo posti la questione se i mercati non si stessero posizionando in direzione di una presa di beneficio, relativamente alla componente azionaria, sulla scorta dei forti apprezzamenti che hanno caratterizzato – sino ad ora – questo 2017, inizialmente tanto temuto.
 
Come si può ben vedere, salvo gelate dell’ultimo momento, sotto l’albero di Natale ci stanno rendimenti molto apprezzabili, primo fra tutti quello della borsa di Hong Kong che sta consolidando un rialzo di oltre il 30%. Effetto bollicine pure per il Nasdaq e la borsa indiana, ambedue sopra il 20%, ma in forte apprezzamento anche gli indici del Brasile, del Giappone e lo statunitense S&P 500, caratterizzati da apprezzamenti superiori al 15%.

Meno sontuosi, ma ancorché assolutamente apprezzabili i rialzi di Francia, Germania, Italia, Svizzera, Cina, Eurostoxx 50, come pure l’indice globale azionario, il MSCI World; stiamo parlando di rialzi al di sopra del 5%. Avercene sempre di anni così …  Le uniche note stonate sono quelle relative alla borsa di Londra che, seppur positiva, soffre giocoforza dell’effetto Brexit e quella moscovita riportatasi sotto la parità proprio nel corso di questo mese.

E allora, si dirà, da dove vengono le perplessità? Andiamo pertanto a vedere l’andamento del mese di novembre e potremo notare come l’andamento rialzista, piuttosto omogeneo dei primi dieci mesi, abbia subito una (modesta) battuta d’arresto.
 
 
E’ immediato notare che solo un terzo degli indici hanno chiuso il mese in positivo mentre i due terzi del paniere hanno virato in direzione opposta. Giappone e Hong Kong hanno da qualche mese il vento in poppa e hanno ulteriormente consolidato questo trend. La Russia sta beneficiando del rialzo dei prezzi degli idrocarburi proprio in concomitanza di una ottima domanda stagionale, vuoi per le temperature piuttosto basse che inducono maggiori consumi per il riscaldamento e con la ripresa in corso che sostiene i consumi per autotrazione. Restano in positivo gli indici azionari Usa e qui il motivo è più che ovvio con una riforma fiscale in dirittura d’arrivo a tutto beneficio delle classi sociali più abbienti e, manco a dirlo, delle imprese.
 
Ovvio fino a un certo punto dato che il proponente della riforma, Mr. President Donald Trump, potrebbe essere inguaiato (fino addirittura all’impeachment) dalle ultime novità sul Russiagate. Quest’ultimo mede del 2017 ci potrebbe pertanto riservare delle sorprese. Gli investitori valuteranno maggiormente pericolosa la china scivolosa di un possibile impeachment o valuteranno la riforma fiscale una succulenta occasione per fare ancora utili finanziari?
 
Nei prossimi giorni lo sapremo ma una cosa è certa, ed è che l’euro forte sta penalizzando, in termini comparativi, gli esportatori europei e pertanto fatturati e utili potrebbero essere meno brillanti nei prossimi mesi. Dunque che fare? Mantenere le posizioni o liquidarle, in tutto o in parte, preferendo un tranquillo rifugio, magari temporaneo, quello della liquidità accontentandosi dei guadagni sino ad ora maturati, che tanto modesti non sono proprio?
 
 

LA FORZA DELL’EURO SI MANTIENE ELEVATA

 
Abbiamo accennato all’euro e alla sua forza, sostanzialmente un freno per gli esportatori europei. Il 2017 si sta avviando verso il consolidamento di questo rafforzamento. Vediamone i numeri.
 
Dall’inizio dell’anno la moneta comunitaria si è rafforzata sul dollaro del 13%, passando da un rapporto di 1,05 a inizio anno al fixing di venerdì scorso pari a 1,19 dopo aver toccato un massimo a 1,20 nella prima quindicina di settembre. Altrettanto debole il rapporto della sterlina britannica nei confronti dell’euro, in questo caso quasi esclusivamente per effetto della Brexit i cui costi effettivi stanno ora emergendo. Dopo un minimo sull’euro, registrato a metà aprile, la valuta del Regno Unito si è via via deprezzata sino a un rapporto di cambio a 0,93 toccato a fine agosto da cui si è in parte allontanata fino allo 0,88 attuale, recupero in parte condizionato dal ritocco dei tassi della BoE. Sino ad ora l’apprezzamento dell’euro è pari al 3,6%.
 
Yen. La borsa giapponese vola sull’onda delle esportazioni ma a un prezzo piuttosto salato  in termini di rapporti valutari. Dopo aver toccato un minimo a 115 in aprile nei confronti dell’euro, lo yen si è progressivamente indebolito ed ora siamo a 133,28 yen per un euro, ossia a -8,5% e a -14,25% dai massimi. E’ quello che si dice definisce “un significativo deprezzamento” nei confronti della nostra valuta.


 
Anche la Cina ha praticato la politica della svalutazione, con piccoli strappi all’ingiù e parziali correzioni successive ma il bilancio - a un mese dalla chiusura del 2017 - è assolutamente a favore della valuta comunitaria, apprezzatasi del 7,7%.
 
 
CON LE OBBLIGAZIONI USARE CAUTELA
 
 
Andiamo subito a vedere lo scostamento dei rendimenti dei titoli governativi decennali fra l’inizio del 2017 e la chiusura di venerdì.
 
E’ evidente come, fatto salvo il caso della Germania, i rendimenti dei titoli siano inferiori a quelli iniziali con uno scarto massimo, quello del decennale francese, pari all’8% ca. Ciò sta a significare che nel corso di quest’anno la richiesta ha superato l’offerta, ossia gli investitori hanno continuato a inserire in portafoglio asset scarsamente remunerativi e potenzialmente molto volatili. Evidentemente si sta cercando di incamerare ulteriori guadagni prima degli attesi tapering delle maggiori banche centrali.

 
Un po’ stupisce questo atteggiamento, innanzitutto perché – lo dimostrano i fatti – in questi mesi l’assunzione del rischio azionario è stata abbondantemente ripagata ma anche che la possibilità che i tassi invertano la rotta è, seppur non immediata, più ravvicinata rispetto a un anno fa. L’impressione che se ne può ricavare è che si stia giocando con la fiammella del cerino nella convinzione che lo si potrà facilmente passare ad altri con la massima tranquillità. Il gioco dura da tempo e chi l’ha praticato ha avuto sin qui ragione: il guadagno l’ha indubbiamente fatto. Ma è proprio in questi frangenti che mi vengono in mente immagini come quelle dei cigni, neri per giunta. E se ne comparisse uno all’orizzonte? Magari un piccolo anatroccolo bruno?
 
Di seguito i tassi attuali del nostro paniere di titoli.
 

 


 
 


 


 
 
 

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