domenica 9 luglio 2017

MERCATI FINANZIARI: OSSERVATORIO DEL 7/7/2017


PROSEGUE LA CAUTELA SUI MERCATI AZIONARI

Il secondo semestre dei mercati azionari parte all’insegna della cautela. Dopo la negativa seduta con cui si è chiusa la prima parte dell’anno molti degli indici
chiudono in positivo con contenuti rialzi, fatta eccezione della borsa indiana, che ritocca i suoi massimi assoluti, e la piazza di Milano che “festeggia” attraverso la crescita dei titoli bancari la soluzione, ancorché ancora appesa a molte incertezze, della sorte delle popolari venete e si consacra come migliore mercato del nostro paniere (+2,09%). Temi particolari, dunque.
 
Un terzo degli indici in settimana scende dai precedenti livelli e, a parte la borsa di Zurigo, sono tutti indici che si riferiscono a mercati non occidentali (Brasile, Giappone, Hong Kong e Russia); tutte le rimanenti piazze si trovano in area positiva e sono tutte occidentali, a parte l’indice di Shangai. Le performance settimanali di questi ultimi indici sono racchiuse fra lo 0,05% dell’indice mondiale MSCI e lo 0,64% dell’Eurostoxx 50.

 In realtà, come evidenziato nel grafico precedente, nell’ultimo mese la pausa di riflessione c’è effettivamente stata, con soli quattro indici in area positiva e performance negative per sei indici superiori al 2,30% e quelli meno penalizzati dalle vendite con flessioni racchiuse tra il -0,27% dello S&P e il -0,88% del Nadaq.

Dall’inizio dell’anno la situazione globale è assolutamente confortante, come è possibile verificare nel grafico sottostante, con la sola borsa di Mosca in caduta del 13,14% e tutti i rimanenti mercati in guadagno tra cui spiccano le performance a due cifre di Hong Kong, India, e Nasdaq.


IN FIBRILLAZIONE IL MERCATO OBBLIGAZIONARIO

La scorsa settimana avevamo puntato il dito sulla repentina inversione di trend del mercato obbligazionario (il nostro paniere di riferimento mette a confronto i governativi decennali di Usa, Germania, Italia, Francia e Gran Bretagna) e in settimana il fenomeno si è ulteriormente accentuato. Le ovvie conseguenze sono quelle di rendere maggiormente favorevole l’acquisto di questi titoli rispetto ai mesi precedenti ma anche quello di vedere scendere il valore degli investimenti già in portafoglio.

Vediamo in concreto l’attuale situazione.

Il balzo più significativo è quello del bund tedesco, passato da un rendimento minimo nell’anno dello 0,18% di fine febbraio all’attuale 0,57%, sembra poco? In termini percentuali si tratta di un aumento enorme (il 217% !!!) e tale rimane (+175%) rispetto al livello di inizio anno. Italia e Francia, in misura evidente, ancorché minore, da inizio anno vedono i rendimenti dei loro titoli decennali crescere rispettivamente del 28% e 38% da inizio anno. Il decennale britannico si riposiziona ai livelli di inizio anno ma dai minimi del 2017, ossia di un mese fa, il balzo in avanti è del 31%.

Fa storia a sé l’andamento dei rendimenti Usa che ovviamente non  sono sfiorati dalle parole di Draghi, alla base della volatilità dei titoli europei; piuttosto in linea rispetto ai rendimenti di inizio anno il balzo in avanti in queste due settimane è superiore al 10%.

Non è la prima volta che assistiamo in pochi mesi a simili altalene (sino ad ora rientrate)  ma l’impressione è che la più o meno prossima fine delle facilitazioni quantitative della Bce ci ponga di fronte ad un cambio di passo. Probabilmente avremo ancora per molto tempo rendimenti bassi ma non tanto sottili come quelli di recente memoria.

Vediamo il confronto dei titoli da inizio anno ad ora:

Per quanto concerne lo spread fra btp e bund venerdì  risultava essere pari a 176,40, in crescita dai 168,10 bp della precedente settimana..
  

SETTIMANA STABILE PER L’EURO

Rispetto alla fine di giugno i rapporti di cambio sono rimasti sostanzialmente stabili, con il fixing euro/dollaro a 1,14. Sulla sterlina permane un’assoluta stabilità (0,88) da inizio giugno e sostanzialmente invariato in settimana resta il rapporto di scambio fra euro e yuan cinese.

Assolutamente cedente sulla valuta europea resta lo yen; a inizio anno il rapporto di scambio fra le due valute era fissato a 121,85 per scendere progressivamente fino a 115,77 intorno alla metà di aprile. Da allora lo yen ha iniziato a perdere progressivamente terreno sino al fixing odierno di 129,92. In termini percentuali significa che la valuta nipponica ha sin qui subito nel corso del 2017 una svalutazione del 5,74% e ciò come risultanza finale di una rivalutazione del 5% a cui ha fatto seguito una svalutazione di oltre il 12% in poco meno di tre mesi. Ciò a conferma della grande difficoltà a operare con successo sui rapporti di cambio e ci  induce, per l’ennesima volta, a invitare gli investitori a coprirsi sulle valute quando acquistano asset diversi dall’euro. 



CONSIDERAZIONI

E’ iniziato un periodo tradizionalmente caldo per gli investitori e i nodi da sciogliere sono ancora molti. I risultati ottenuti nei primi sei mesi potrebbero essere stati piuttosto soddisfacenti e riteniamo che una buona dose di attenzione vada oculatamente usata per conservarli. Che siate in spiaggia o su freschi sentieri di montagna ricordate che la speculazione non dorme mai. 


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