domenica 11 giugno 2017

MERCATI FINANZIARI: OSSERVATORIO DEL 9/6/2017

DRAGHI RASSERENA I MERCATI E …

E’ certamente stata una settimana piena di incognite e di potenziali difficoltà quella appena conclusa. Riassumiamo brevemente le problematiche sul tappeto, ossia
la riunione della BCE, le elezioni inglesi, la deposizione dell’ex-capo dell’FBI al senato americano, l’intervento per il salvataggio del Banco Popular Espanol e la perdurante incertezza (per il mercato italiano) della sorte delle popolari venete.

Il fattore che ha maggiormente condizionato la settimana è stato comunque l’intervento di Draghi che ha rinnovato la volontà di mantenere una linea accomodante continuando dunque a sostenere monetariamente il mercato; allontanatosi l’obiettivo del 2% di inflazione, ma anche quello del ritorno alla deflazione, la linea di Draghi ha prevalso sulle ipotesi di tapering ed ecco che i mercati ne hanno tratto immediato giovamento.

Dal primo grafico è ben visibile l’incertezza che ha comunque predominato la settimana che chiude con solo quattro indici del nostro paniere in positivo e l’unico europeo di questi è stato quello milanese, sospinto dalla favorevole prospettiva del mantenimento dello status quo dei tassi di riferimento.

Gli altri eventi non hanno destato eccessivi allarmi, anzi. Il “suicidio politico” della May ha rafforzato la convinzione che la Brexit possa essere meno dura del previsto e la deposizione di James Comey non induce ad un impeachment di Trump a breve. Scampati pericoli, dunque.


Vediamo ora le performance azionarie da inizio anno:

Nonostante i cali della settimana la situazione da inizio anno si mantiene molto soddisfacente, con tutti gli indici in positivo ad eccezione della Borsa moscovita che peggiora ulteriormente, portandosi a -9,62% ma questo risultato ha ben pochi effetti sugli asset di investimento dato che per gli italiani si tratta di un asset assolutamente marginale mentre i mercati più performanti sono proprio quelli più gettonati, sia nella parte core del portafoglio azionario (Usa ed Europa) che in quella satellite (Bric + Tokyo).

Vediamo invece la reazione sui mercati valutari a pochi giorni dalla riunione della Fed e dalle decisioni che i suoi membri prenderanno sui tassi; ad oggi le previsioni sono per un modesto ritocco in questa seduta e poi più nulla sino a fine anno ma non c’è un forte consenso. Ci sono operatori si attendono il ritocco a settembre e comunque non ci sono attese di significativi modifiche in assenza (per ora) delle manovre fiscali ed espansive annunciate da Trump ormai da mesi.


Per il momento la spinta al rialzo dell’euro - sulla scorta delle parole di Draghi – si è affievolita e in settimana la valuta europea ha ceduto terreno rispetto alle principali valute. Sullo yen si è riportata in prossimità dei valori di inizio anno, sulla sterlina e sullo yuan cinese mantiene una rivalutazione da inizio anno del 3 e 4% rispettivamente mentre sul dollaro si mantiene sulla parte alta del corridoio 1,05-1,15 nel quale il rapporto fra le due monete è ingabbiato da un biennio. Le decisioni della Fed potrebbero rompere questo andamento ma si tratta di un’ipotesi poco probabile.

Il clima di stabilità indotto dalle posizioni della BCE hanno avuto favorevoli ripercussioni sul mercato dei bond governativi, in particolare quelli dei paesi più deboli dell’eurozona. Il Btp decennale ha visto una sensibile riduzione dei rendimenti, passati da 2,26% a 2,10%, ma anche gli altri analoghi titoli del nostro paniere hanno registrato un simile trend. Il decennale francese attualmente remunera lo 0,64% (poco più della metà rispetto allo scorso marzo) e si porta ai minimi da inizio anno; il bund tedesco e il decennale inglese a loro volta riducono le loro remunerazioni portandosi a ridosso dei minimi annuali (il bund) o superandoli (quello britannico).

In questo contesto anche lo spread, che era salito abbondantemente in questi ultimi mesi arrivando a 210, rientra su valori più moderati chiudendo la settimana a 182,50 (sfiorava i 200 bp la settimana precedente, ndr.)

Il decennale americano, che la scorsa settimana era i minimi rendimenti del 2017 registra un marginale incremento ma è ben poca cosa alla vigilia della seduta della Fed, a conferma che vere e proprie novità non sono attese.

Aspettiamo dunque la riunione della Federal Reserve le cui indicazioni faranno da guida alla strutturazione degli asset nei mesi estivi . Alla prossima settimana.



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