Nel
romanzo “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, una delle figlie del
Gattopardo, Concetta, era da giovane innamorata di Tancredi, il fascinoso
nipote del Gattopardo. Purtroppo, per un equivoco, un semplice scherzo, Lei
decide di dare una svolta alla sua vita e di restare per sempre sola. Come mai?
Quella che era un’innocente bravata, raccontata solo per divertire nel corso di
una cena, viene scambiata da Concetta per un’offesa profonda della cui
inconsistenza si accorge purtroppo solo mezzo secolo dopo.
Fino ad oggi, quando essa,
raramente, ripensava a quanto era avvenuto a Donnafugata in quella estate
lontana, si sentiva sostenuta da un senso di martirio subíto, di torto patito… Ora, invece questi sentimenti derivati che
avevano costituto lo scheletro di tutto il suo modo di pensare si disfacevano
anch’essi. Non vi erano stati nemici, ma una sola avversaria, essa stessa; il
suo avvenire era stato ucciso dalla propria imprudenza, dall’impeto rabbioso
dei Salina; e le veniva meno adesso, proprio nel momento in cui dopo decenni i
ricordi ritornavano a farsi vivi, la consolazione di poter attribuire ad altri
la propria infelicità, consolazione che è l’ultimo ingannevole filtro dei
disperati (p. 320, Feltrinelli, 1958).
Ho ricordato questo passo
perché esso allude a molti concetti fondamentali per la pianificazione
finanziaria:
- la distinzione tra le oscillazioni di breve momento, i segnali temporanei, di cui si alimentano la vita e i mercati, e i rari momenti di svolta: quello di mezzo secolo prima era stato per Concetta una punto di svolta; purtroppo la sua decisione relativa al presunto “punto di svolta” non era giustificata, perché non si era accorta di come stavano realmente le cose;
- l’imprudenza dei nostri gesti e delle nostre scelte, soprattutto se le decisioni impulsive hanno conseguenze a lungo termine, e la consolazione derivante dal poterne attribuire (erroneamente) la colpa agli altri. E’ l’imprudenza e l’impulsività di Concetta che le fa scambiare per punto di svolta quello che è un semplice “rumore”, privo di importanza nell’arco più ampio della vita. Kahneman avrebbe detto che lei aveva deciso “svelta”, mentre avrebbe dovuto previlegiare il pensiero lento;
- l’importanza dei tempi lunghi nella scelte di vita e di pianificazione finanziaria, importanza di cui ci accorgiamo talvolta troppo tardi, quando queste scelte si rivelano sbagliate, come nel caso di Concetta. Cruciale è distinguere sui mercati economici e finanziari i rumori dai punti di svolta. Siccome non si possono distinguere “a priori”, è importante la diversificazione (e il concetto di “regressione verso la media” che ammortizza i “rumori”).
Il nodo cruciale è dunque
la distinzione tra i rumori temporanei, le oscillazioni di corto respiro, i
segnali di breve durata – quale sarebbe stato uno scherzo innocente, anche se
giudicato inappropriato da Concetta – e le scelte di lungo termine, quelle
decisioni che sono collegate ai presunti punti di svolta. Purtroppo, come nel
caso di Concetta, capita spesso che solo dopo tanto tempo ci accorgiamo che un
dato evento o scenario segnava un punto di svolta. Così come in Concetta, ormai
molto vecchia, si incrinano e dissolvono le credenze che l’avevano sorretta per
una vita, nell’Italia di oggi, nel mondo del risparmio, in particolare in
quelli della pianificazione finanziaria e della previdenza integrativa, si
stanno sfaldando tre credenze un tempo consolidate, tre credenze che
sorreggevano le nostre scelte e le nostre non-scelte:
- la fiducia nelle obbligazioni e nei portafogli prudenti e conservatori, fondati sui titoli a reddito fisso, per lo più titoli di stato italiani: credenza indotta dalla discesa più che trentennale dei tassi;
- la fiducia, sui tempi medio-lunghi, nell’investimento immobiliare considerato, almeno per quanto concerne l’Italia, un buon strumento di pianificazione finanziaria;
- la fiducia nello stato e, quindi, il non doversi preoccupare della pensione perché ci verrà data in modi più che soddisfacenti, cioè in modi che non ci costringeranno ad alterare il tenore di vita che avevamo da lavoratori.
Ora, come nel caso di Concetta, queste tre credenze si
stanno sfaldando dopo un lungo periodo in cui avevano sorretto l’esistenza di
intere generazioni di italiani. Esaminiamole tutte e tre, una per una.
1. Le
obbligazioni e la discesa dei tassi – In una conferenza tenuta il 15
febbraio 2015 all’Università dell’East Anglia, Andrew Haldane, responsabile
dell’ufficio ricerche della Banca d’Inghilterra, ha presentato un grafico molto
interessante sul variare dei tassi di interesse dal 1500 ad oggi (googlare:
Andrew Haldane, Growing, Fast and Slow, speech 797). La ricostruzione di Haldane
mostra che abbiamo per secoli una relativa stabilità, e i tassi oscillano
intorno al 5%, pur con scostamenti, ma di breve periodo. Calano quasi a zero in
seguito alla crisi degli anni Trenta (1935), per poi risalire fino al 15%
nell’epoca della grande inflazione (intorno al 1980). Da allora i tassi europei
e anglosassoni hanno incominciato a scendere, per arrivare fino a quasi a zero
ai giorni nostri.
Oggi siamo di fronte al paradosso che un terzo dei
titoli di Stato europei ha rendimenti sotto zero, e questa percentuale sale a
più di metà nel caso di paesi “sicuri” come Germania, Olanda, Francia e
Austria (cfr. Morya Longo, Sole24Ore, 1-03-2015, p. 2). Ora, secondo il lavoro
complesso di Haldane, possiamo individuare tre punti di svolta:
- 1935: tassi quasi a zero;
- 1980: tassi al 15% circa
- discesa dei tassi fino oggi: a zero o negativi!
È interessante che i punti
di svolta si siano susseguiti nell’ultimo secolo dopo un lungo periodo di
relativa stabilità. Oggi sembra, almeno per ora, finita l’epoca delle
obbligazioni.
È interessante che questo
punto di svolta non sia stato ancora colto dai più, come vedremo meglio più
avanti. Basti dire, per ora, che il calcolo di Haldane è stato complesso e
accurato e si è fondato sulle fonti più diverse: Hills, Thomas and Dimsdale
(2015, in corso di pubblicazione), Bank of England, Historical Statistics of
the United States Millenial, Volume 3 and Federal Reserve Economic Database.
Dal 1715 i punti di riferimento sono segnati ogni ventennio e si riferiscono al
mercato monetario dominante: dal 13° al 16° secolo gli Stati Italiani, dal 1694
al 1918 l’UK, e poi un paniere di tassi americani e europei.
2. La pianificazione finanziaria è entrata in crisi in concomitanza
alla più lunga discesa dei valori immobiliari in Italia, almeno a partire dalla
fine della seconda guerra mondiale. Di questo punto di svolta ho già parlato ed
esso è reso percettivamente più evidente dalla scomparsa dell’inflazione (cfr.
punto 1).
3. Per quanto concerne il
punto 3, quello relativo alla previdenza
e la pianificazione finanziaria, lo approfondirò nella prossima lezione.
Basti dire che sembra che anche qui siamo di fronte a un punto di svolta
determinato da due fattori:
a) pensioni future basse
rispetto ai precedenti redditi di lavoro;
b) le misure inserite nel
Ddl “Concorrenza”. Come ha osservato Marco lo Conte: “esse toccano molti aspetti della vita
economica dei cittadini. Tra tutti, quello sui fondi pensione merita più di una
lettura: la portabilità della posizione previdenziale è in apparenza la cosa
più vicina alla libertà di cogliere le migliori offerte sul mercato. Peccato
che così si mettano in concorrenza strumenti profit, come i fondi aperti e i
Pip, e quelli negoziali, che sono invece senza fine di lucro. La conseguenza?
Le reti commercialmente motivate possono facilmente portare via clienti a chi
reti commerciali non ha, come i negoziali. (Marco lo Conte, La concorrenza fa
rima con previdenza, Plus24, 20-02-15, p. 18).
Consulenti, avanti, per voi
sono tutti punti di svolta favorevoli!
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