domenica 23 settembre 2012

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 2 – L’assunto di razionalità presupposto dagli economisti


L’assunto di razionalità con cui si definisce l’homo oeconomicus costituisce un postulato di ricerca robusto. Così è stato edificato il paradigma centrale dell’economia negli ultimi 230 anni, cioè da quando i fondamenti della disciplina furono impostati da Adam Smith. Ancor oggi i modelli macroeconomici hanno alla loro base micro fondazioni centrate sul comportamento individuale.
Le micro fondazioni delle scienze economiche costituiscono lo snodo per l’articolazione del confronto con la psicologia cognitiva.
Questa disciplina, una scienza più giovane dell’economia, mostra che gli individui, quando pensano e decidono in condizioni d’incertezza (nelle condizioni cioè in cui viene fatta la gran parte delle scelte finanziarie), utilizzano forme di razionalità diverse rispetto a quelle incorporate nelle micro fondazioni dell’Economia.
L’economia ci costringe a passare a una prospettiva diversa, complementare rispetto a quella degli psicologi. E’ vero che, in linea teorica, si basa anch’essa sui comportamenti individuali. Tuttavia, l’economia è interessata a quello che emerge quando si aggregano questi comportamenti. I comportamenti individuali, aggregandosi, vanno a formare serie storiche che raccolgono lo stratificarsi  di molte scelte sia degli individui che delle aziende.
Ora, se noi consideriamo la serie storica delle scelte, scopriamo degli andamenti complessivi non facilmente riconducibili alla razionalità individuale del modello economico neoclassico. Se immaginiamo che il mercato sia la manifestazione visibile di una fantomatica mente collettiva, dobbiamo porci il problema del suo rapporto con il funzionamento delle menti individuali. Si badi bene che questa non è un’ipotesi assurda: gli operatori attribuiscono al mercato, inteso come entità collettiva, non solo capacità di memoria (dei prezzi passati) ma anche sentimenti, come l’aggressività o la calma (non a caso, in gergo, si parla di “toro” e di “orso”). E’ quindi una sfida per la psicologia cercare di spiegare perché i comportamenti individuali, una volta aggregati, producano andamenti che sembrano sfuggire ai canoni della razionalità economica. Questo è un secondo tipo di risposta circa l’opportunità di avvalersi della psicologia per costruire la finanza comportamentale. Non è un problema nuovo. Quello che è nuovo, come vedremo, sono i metodi. Per esempio già Blaise Pascal (1623-1662) aveva osservato:
“Se un grappolo ha due acini uguali, perché volete che io vi descriva quest’acino per l’altro, per tutti gli altri e che ne faccia un acino buono da mangiare? L’intrattabile mania di ridurre l’ignoto al conosciuto, al classificabile, culla i cervelli.”

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