domenica 2 novembre 2014

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 101 – Gli errori nella gestione dei risparmi sono diversi dagli altri tipi di errori


Mentre scrivevo questa lezione, il governatore Draghi ha tagliato i tassi a valori storici record. Desidero commentare questo episodio dal punto di vista di quanto illustrato in questa serie di lezioni, che è poi quello dell’analisi degli errori, e degli effetti di tali errori sulle relazioni tra clienti e consulenti.

Ricordate quando a Ferragosto Vi avevo detto che, secondo le scommesse presenti sui mercati, ci si sarebbe aspettati che l’euro sarebbe sceso da 1,34 almeno sotto 1,32? Ora è sotto 1,30. Tutto prevedibile allora, tutto ovvio? Le cose non stavano così, anche se ora sembrerebbe che stessero proprio così. In realtà, solo 6 economisti, su un totale di 57 esperti in materia, aveva previsto che la BCE avrebbe comunicato un taglio nella riunione di oggi, giovedì 4 settembre. E tuttavia, già i primi commenti giustificano e approvano, anzi ritengono plausibile e non sorprendente tale decisione, date le condizioni dell’economia di molti paesi europei. Questo è un chiaro esempio di “senno di poi”. Prima era un dilemma, ora non lo è più. E quando un dilemma non è più tale, il fatto che le cose nel passato siano andate per un certo verso, fa sembrare più plausibile, in seguito, quel che è successo. Ci convinciamo che le cose avrebbero dovuto andare come sono andate, proprio perché, poi, sono andate così. Questo effetto gioca contro gli esperti e i loro consigli, perché rende meno ovvia la necessità di diversificazione e, quindi, il loro ruolo di consulenza: la storia, e non solo quella dei mercati finanziari, viene a posteriori “ripulita” da quelli che, una volta, erano dilemmi.
E tuttavia ripulita solo nel ricordo, quando si sa quel che è veramente successo. E, quindi, viene così nascosto in una sorta di nebbia il fatto che il consulente è un esperto “speciale”, un esperto dell’incertezza e non della certezza, delle falsità più che delle verità. Così come c’è la “nebbia della guerra”, c’è anche la “nebbia della consulenza finanziaria”.
Il processo di ricerca e correzione di errori ha proprio, come prototipo, il detective che risolve quello che prima era un dilemma, come nell’ultimo poliziesco di Gianrico Carofiglio, Una mutevole verità (Einaudi, 2014). Carofiglio racconta come un buon investigatore si trovi nelle condizioni di costruire, anzi ri-costruire, una storia e, poi, andare in cerca di ciò che la rende vera e di ciò che la rende falsa:
Ottimo, quando un’indagine prende un’accelerazione così immediata e rapida. Però il rischio, in questi casi, è di mettere a fuoco una cosa soltanto, e di tralasciare ogni altro dettaglio, che magari è importante o addirittura decisivo. E lì c’era qualcosa fuori posto, che non era riuscito a identificare. Un’incoerenza, un elemento dissonante. La dote fondamentale dello sbirro è proprio questa, Fenoglio (l’investigatore) lo aveva sempre pensato. Andare a ricerca delle discontinuità, delle note dissonanti. (pp. 20-21). 

Gli investigatori più riflessivi della letteratura - come il detective creato da Rex Stout, Nero Wolfe, che, chiuso in casa, raccoglie informazioni e pensa - spesso procedono cercando indizi che escludano le ipotesi iniziali, mostrandole false.
La falsificazione è un modo di procedere tipico non solo degli investigatori, ma anche di chi pratica le scienze sperimentali. Venti anni fa (il 17 settembre 1994), moriva Karl Raimund Popper. Ecco come lo ricorda Maurizio Ferarris su Repubblica:
Forti di un’esperienza ripetuta per anni, i tacchini possono formulare una legge secondo cui ogni volta che arriva il contadino ci sarà del mangime. Ma arriva un Natale in cui la legge è drammaticamente smentita. Il contadino si mangia “quel” tacchino nella cena natalizia … se le nostre conoscenze sono generalizzazioni di esperienze, ogni nostro sapere è chimerico: verrà il giorno in cui la legge che credevamo incrollabile si rivelerà illusoria, e che le cose stiano così lo dimostra la morte del tacchino, ma anche la storia delle scienze, che è un susseguirsi di errori più che di verità.
Nel caso dei risparmiatori italiani, la storia del tacchino si applica alla fede incrollabile, durata almeno mezzo secolo, che i prezzi delle case non sarebbero mai scesi. E tuttavia, nella vita quotidiana, il più delle volte, trovare un errore implica tempi meno lunghi, e ricerche più semplici, rispetto a quel che devono fare i detective nei racconti polizieschi, gli scienziati nei laboratori, gli analisti che seguono le regolarità pluridecennali sui mercati finanziari (regolarità di cui, sul breve non possiamo fidarci, ricordate la storia di Keynes?), e persino i proprietari di case.
La soluzione di un problema, il dissolversi di una chimera, è sempre innescata dall’esame di possibilità che erano state trascurate o che erano sconosciute: questa è la lezione di Popper.
Da questa diagnosi sulla natura degli errori, anche nella gestione dei risparmi, scaturiscono le varie forme di terapia:
  • una pianificazione più precisa
  • un maggiore aiuto da parte di indizi e segnali esterni
  • un esame preventivo di tutte le possibilità
  • procedure più esplicite nell’esecuzione dei compiti
  • evitare che l’automatico diventi inconsapevole
  • un’attenzione particolare alle incongruenze


Queste regole valgono in fase di progettazione di un’attività, per evitare errori, ma anche in fase di diagnosi, quando scopriamo un’incongruenza, e dobbiamo riesaminare il processo per scovare gli errori.
Il mondo esterno è il nostro guardiano e il nostro maestro. Se siamo sbadati, sconsiderati, frettolosi, faciloni o distratti, le conseguenze delle nostre azioni riveleranno i nostri errori. Questo è vero non solo nelle interazioni uomo-macchina, ma in tutti i casi in cui impariamo a partire dagli errori commessi. Come ha osservato Skinner (1981), in un classico articolo che riprende le idee di Darwin:
La selezione sulla base delle conseguenze funziona nella selezione naturale, ma rende conto anche del formarsi e del mantenersi di comportamenti individuali … essa sostituisce le spiegazioni del tipo causa-effetto … (p. 501).
Questa spiegazione d’impronta darwiniana funziona molto bene nel caso degli errori analizzati in dettaglio da Rizzo et al. (1995), di cui ho già parlato. Gli errori non sono progettati intenzionalmente e riconducibili a un meccanismo causa-effetto ma sono scoperti a posteriori, alla luce delle loro conseguenze non gradite, proprio come suggerisce Skinner. Per esempio, nel caso odierno dei tassi, le conseguenze delle scelte di Draghi hanno “mostrato” che aveva torto chi pensava e agiva in base all’ipotesi che l’euro non sarebbe sceso sotto 1,30 rispetto al dollaro già nella prima settimana di settembre.
Queste conseguenze non gradite sono degli “avvisi” che ci manda il mondo, nei casi in cui non riusciamo a raggiungere uno scopo a causa d’imprevisti (la decisione di Draghi non era prevista così presto). Può anche darsi, tuttavia, che il mondo esterno non c’entri, e che abbiamo smarrito gli scopi per strada, come nel caso della persona che aveva deciso di prendere le chiavi della macchina, esce dall’ufficio e, poi, se ne dimentica.
Il grande problema degli errori nella gestione dei propri risparmi da parte di una persona priva di consulente è che, spesso, non si accorge di aver commesso errori, o meglio: non si accorge neppure della possibilità di errore. E questo avviene per almeno tre motivi: il primo è la semplice ignoranza, e quindi il trascurare alcune possibilità. Se, per esempio, avete tutti i vostri risparmi legati all’euro – com’è per più del 90% dei risparmi degli italiani – e ignorate il cambio dell’euro, tutto il discorso fatto da Ferragosto a oggi è privo di senso.
Io posso rimpiangere, oggi, di non avere una proporzione inferiore di euro nei miei risparmi (la casa in cui vivo è ovviamente “euro”), ma chi ha solo una o più case, e dei titoli dello stato italiano o cose simili, come molti miei amici, non ha né consapevolezza né rimpianti per quello di cui io oggi mi rammarico (benché abbia un portafoglio che ha guadagnato per la parte non in euro da Ferragosto a oggi!).
Il secondo motivo è l’ovvietà del senno di poi: l’euro si è indebolito, ma si sapeva già che si “doveva” indebolire, e quindi si può fare a meno, in un colpo solo, di consulenti esperti e di diversificazione. Sappiamo noi quel che si deve fare!
E infine, terzo motivo, se anche il risparmiatore “autonomo” non è contento, alla fin fine, di come sono andate le cose, egli imputa l’insuccesso non a lui, ma al mondo. Lo può spesso fare, perché il mondo non gli ha mandato segnali chiari in questo senso, non gli dice dove ha sbagliato. L’assenza d’informazioni di ritorno chiare non permette una diagnosi dei suoi errori, quella che è facile fare nei casi della vita quotidiana considerati nella lezione precedente. Ecco perché si tendono a ripetere gli errori, come vedremo nella prossima lezione, dedicata a un punto che ritengo cruciale.
Per la verità, dai sondaggi condotti negli ultimi tempi, sembra che i risparmiatori italiani siano diventati più consapevoli della necessità di una buona diversificazione dei risparmi, e si affidino agli esperti, almeno in proporzione maggiore del passato (ormai circa 1.500 miliardi, cioè la metà circa dei risparmi non immobiliari, sono affidati a un qualche tipo di esperto: purtroppo ancora poco rispetto al totale dei risparmi). In molti casi, questo è il risultato di una consapevolezza tardiva, simile a quella del pollo alla vigilia di Natale, quando ormai, tirato fuori dal pollaio, si trova in cucina, pronto alla “festa”.
E tuttavia questo non va comunque detto ai clienti che abbiamo già: se non c’è nulla da fare, se sono imbottiti d’immobili e anti-diversificati, serve qualcosa rimproverare loro le scelte del passato? Lasciamo ai professori fare la parte dei “noiosi” con gli occhi rivolti all’indietro! Forse, comunque, non è bene dimenticare questa lezione quando vogliamo arruolare dei non-clienti. A loro sì che possiamo spiegarlo: è la prima tappa del cammino che li porterà a diventare nostri clienti.


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