giovedì 20 marzo 2014

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 76 - Il valore del mercato è fatto di emozioni non di rapporti p/u


Ho già ricordato come, nel 1944, Fritz Heider e Marianne Simmel costruiscono un breve filmato che dura un minuto e 32 secondi (facile da trovare in rete: basta digitare su Google “Heider Simmel demonstration”). Questo filmato è un concentrato, una simulazione condensata, dei meccanismi mentali che regolano le entrate/uscite dai mercati, e di cui abbiamo già parlato nelle lezioni precedenti.





Heider Simmel demonstration


All’inizio del filmato compare, su sfondo bianco, un triangolo nero rinchiuso dentro i confini di un rettangolo. Il rettangolo ha un pezzo di un lato che si apre, quasi fosse una porta incernierata. Dopo pochi secondi compaiono, in movimento, un triangolo piccolo e un cerchio delle stesse dimensioni. Sembrano oggetti che si muovono a caso, senza meta. E tuttavia, ben presto, tutte le persone descrivono quel che vedono proprio come farà Daniel Kahneman, nel suo già classico manuale (2012, p. 86).

Gli spettatori vedono un triangolo grande, un triangolo piccolo, e un cerchio girare intorno a una forma che sembra l’abbozzo schematico di una casa con la porta aperta.
 
Hanno l’impressione che un triangolo grande e aggressivo intimidisca un triangolo più piccolo e terrorizzi un cerchio, e che il cerchio e il triangolino uniscano le forze per sconfiggere il prepotente; vedono anche molte interazioni intorno a una porta e poi un finale esplosivo. La percezione dell’intenzione e dell’emozione è molto forte; solo gli individui affetti da autismo non la provano. Il finale esplosivo, per chi non avesse guardato nel frattempo il film, avviene quando il triangolo cattivo riesce a frantumare il rettangolo che, a quel punto, si è trasformato in una prigione dove lui non vuole essere rinchiuso.

La descrizione in termini antropomorfici di quello che succede è talmente ovvia e spontanea che uno spettatore che non sappia nulla di scienze cognitive non coglie neppure il punto del filmato. Il tutto sembra banale, ovvio, un gioco. In realtà, questa descrizione, in cui le figure geometriche acquisiscono intenzioni ed emozioni, nasconde un problema analogo a quello delle entrate-uscite dai mercati. Grazie al profilo psicologico delle tre figure, conferiamo senso e coerenza a tutto l’episodio, così come facciamo quando attribuiamo emozioni al mercato nel suo complesso. E, guardando il filmato, abbiamo gli stessi ritardi e inerzie nelle interpretazioni che caratterizzano le nostre incertezze, paure e entusiasmi nei confronti degli andamenti dei mercati. Come sottolinea Kahneman (p. 86), noi non descriviamo quello che è sotto i nostri occhi come urti, rimbalzi, e spinte tra oggetti in movimento, quasi si trattasse di bocce o, meglio, di boccette di un biliardo.

La nostra mente è pronta e persino ansiosa di identificare agenti, assegnare loro tratti caratteriali e intenzioni specifiche, e vedere le loro azioni come un’espressione di inclinazioni individuali. Ma il punto cruciale, già sottolineato da Heider e Simmel nel 1944, è che non abbiamo l’impressione di essere noi ad appiccare attributi mentali a quelle tre figure geometriche. Loro ci appaiono così, con una loro personalità autonoma, e si comportano di conseguenza: noi siamo semplici spettatori.

Allo stesso modo, come si è già detto, il mercato con le sue emozioni sembra trascinarci: è lui che ci invita e ci padroneggia, e non noi! Abbiamo bisogno di un para-fulmine forte ed efficiente.

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