domenica 16 giugno 2013

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 40 – Due ovvietà in contrasto



Ho preparato, circa un mese fa, del materiale per una campagna pubblicitaria da fare in Germania e dedicata ai presupposti impliciti nella costruzione dei prodotti con strategia “a ritorno assoluto”. Scorrendo la letteratura tedesca, mi sono accorto quanto spesso sia stata anticipata dai letterati di quel paese l’asimmetria tra felicità/dolore e guadagni/perdite. Non è poi stupefacente, anzi è abbastanza ovvio. Chia analizza queste emozioni si accorge che noi siamo più sensibili alle perdite che ai guadagni. A dir la verità non siamo “a priori” sensibili né agli uni né agli altri, per solito diamo per scontato che tutto vada bene. Nel caso dei nostri risparmi, in assenza di informazioni, noi continuiamo a pensare che stiano lì, e che producano frutti. E tuttavia, quando ne osserviamo il valore, e scopriamo – con nostra spiacevole sorpresa - che purtroppo, invece di essere cresciuti sono scesi, allora sentiamo il valore della perdita, e il dolore.

Come aveva già osservato il filosofo Arthur Schopenauer:

“Daher kommt es, daβ wir der Güter und Vorteile, die wir wirklich besitzen, gar nicht recht innewerden noch sie schätzen, sondern nicht anders meinen als eben, es müsse so sein (…). Erst wir sie verloren haben, wird uns ihr Wert fühlbar”.
Arthur Schopenauer, Hauptwerke Band! – Die Welt als Wille und Vorstellung

(“Da ciò deriva che i beni e i vantaggi che possediamo non li sentiamo né apprezziamo veramente, ma semplicemente pensiamo, che le cose debbano stare così … Solo nel momento in cui li abbiamo persi, sentiamo il loro valore …”)

In questo passo è implicita un’intuizione. E’ quell’intuizione che, una volta sviluppata e misurata sperimentalmente, darà il premio Nobel dell’economia a Daniel Kahneman, nel 2002. Ogni consulente la conosce, e sa che il dolore della perdita, quando ci accorgiamo della discesa del valore di nostri titoli, è più grande rispetto alla soddisfazione di un incremento di pari entità. Questa asimmetria non vale solo per i nostri risparmi, ma anche in altri campi, come quello delle prestazioni sportive. Osserva il grande tennista Agassi nella sua biografia Open, in occasione della sua prima vittoria a un torneo importante:

“Now, that I’ve won a slam, I know something that very few people on earth are permitted to know. A win doesn’t feel as good as a loss feels bad, and the good feeling doesn’t last as long as the bad. Not even close.” (p. 167. Open. Harper, p 167).

(Ora che ho vinto uno slam, so qualcosa che poche persone sulla terra hanno potuto conoscere bene. Una vittoria non ci fa stare tanto bene quanto ci fa soffrire una sconfitta, e il sentimento piacevole della vittoria dura molto meno di quello spiacevole della sconfitta. Non c’è neppure confronto).

I risparmiatori soffrono di più per le perdite di quanto non godano per identici guadagni, e ricordano più a lungo le perdite che non i guadagni. Ecco perché molti non hanno approfittato dell’eccezionale rialzo iniziato sui listini nel marzo 2009: troppi ricordavano le due docce fredde di questo secolo., in particolare quella dell’ultima crisi. Quest’osservazione può sembrare non molto profonda. E’ un’ovvietà. Eppure pochi si accorgono che è in contrasto con quella che può sembrare un’altra ovvietà, e cioè la tecnica più diffusa per la misura del rischio in finanza. Il rischio corrisponde a una misura della variabilità nel tempo, cioè della volatilità di qualcosa, per esempio un’obbligazione, un’azione o un fondo di investimento, come abbiamo visto in dettaglio nella lezione precedente, la nr. 39 del 5 giugno.

E’ facile misurare come cambia nel tempo la media dei valori di una variabile, per esempio l’andamento di un mercato azionario (o delle temperature a Venezia). Basta costruire un indice che corrisponda al valore medio delle principali azioni quotate su quel mercato (o delle temperature di quel posto). Una volta costruito questo indice, andiamo a vedere quanto oscilla nel tempo, come se fosse un’onda, con alti e bassi (per esempio, la temperatura giornaliera a Ottawa oscilla molto di più che a Venezia). Se gli alti e i bassi sono più accentuati, cavalcare quell’onda è più rischioso rispetto a un’onda più piatta (se d’inverno, a Venezia, sto in terrazza per un’ora, vestito della sola biancheria, corro il rischio di prendermi un raffreddore, a Ottawa potrei morire!). La misura dell’oscillazione fornisce un’indicazione indiretta del rischio. Se poi calcoliamo come cambia questo valore nel tempo, possiamo ritenere di avere a disposizione uno strumento semplice. Grazie all’uso di questo strumento, siamo in grado di prevedere l’entità dei rischi futuri ricorrendo a misure che presuppongono che il futuro ripeta il passato (in caso contrario, ci troviamo di fronte a incertezze future non quantificabili).

Questa tecnica di misurazione corrisponde abbastanza bene alle nostre esperienze, per lo meno nei casi di fenomeni oscillanti nel tempo. Sembra un’altra ovvietà. Se confrontiamo i ritmi con cui variano le temperature o le piogge in diverse località, possiamo attrezzarci e correre meno rischi. Eppure, proviamo a mettere insieme queste due ovvietà: il rischio definito come volatilità e l’asimmetria guadagni/perdite. Le cose non quadrano più. Le due presunte ovvietà sono incoerenti l’una con l’altra. La misura del rischio intesa come l’oscillazione di un’onda presenta delle controindicazioni “psicologiche” nella gestione dei risparmi, nel senso che non corrisponde alle reazioni soggettive al crescere o al calare dei risparmi. L’evoluzione della nostra specie è avvenuta in condizioni molto avverse, dove spesso la perdita era terribile, se non definitiva. L’eredità di questa storia sta nel nostro cervello. Il cervello che ereditiamo è costruito fin dalla nascita in modo tale che il piacere provato quando l’onda sale è inferiore al dolore provocato da una discesa dell’onda della stessa entità. Le emozioni in gioco sono molto forti. In realtà, nella nostra testa i due fenomeni sono intrecciati.

Solo possedendo possiamo perdere, e solo dalla perdita impariamo il dolore.

“Wer besitz, der lerne verlieren,
Wer in Glück ist, der lerne den Schmerz.”
Friedrich Schiller, Sämtliche Werke 1-5 – Die Braut von Messina

(Chi possiede, impara la perdita. Chi è felice, impara il dolore).

Da un punto di vista teorico, secondo la fredda razionalità economica, se il nostro orizzonte temporale è, per esempio didieci anni, sarebbe meglio investire i nostri risparmi andando a vedere quanto sono cresciuti solo alla fine dei dieci anni. Seguire i nostri risparmi, è tuttavia, come fare un viaggio:

“Eine Reise gleicht einem Spiel. Es ist immer etwas Gewinn und Verlust dabei, meist von der unerwarteten seite”.
(Goethe a Schiller)

(un viaggio è come un gioco. C’è sempre da guadagnare e da perdere, il più delle volte in modo inaspettato).

Di conseguenza, se controlliamo durante il viaggio il valore dei nostri risparmi – com’è naturale dato che il valore dei nostri risparmi ci importa – scopriamo che le perdite ci fanno molto male, molto più della felicità dei guadagni di pari entità. E allora si possono scegliere strategie a ritorno assoluto, strategie gestite in modo tale da ridurre le perdite. Immaginate, nel viaggio decennale dei vostri risparmi, di controllare il valore dell’investimento ogni mese: non avrete quasi mai sorprese negative. E se anche un mese le cose vanno male (com’è successo nell’ottobre 2008 e nell’ottobre 2011), magari nei mesi successivi il vostro investimento si riprende. Inoltre, se voi vi voltate all’indietro, ogni volta andando a vedere quanto valeva il fondo un anno prima, vedrete che mai, su un intervallo di dodici mesi, il vostro fondo è diminuito di valore. Un tipo di fondo di questo tipo è il più adatto a un risparmiatore “normale”, che teme le perdite più dei guadagni. Ed è particolarmente adatto di questi tempi: i mercati azionari sono molto più oscillanti nel nuovo secolo che non nel ventennio alla fine del secolo scorso. Il viaggio attraverso i mercati azionari ci ha già costretti a due docce fredde, anzi gelide. E allora è meglio evitare i cambiamenti e affidarsi a una lenta e sicura salita dei nostri risparmi.

“Ein jedere Wechsel schreckt den Glücklichen. Wo kein Gewinn zu hoffen, droht Verlust.”.
Friedrich Schiller

(Ogni cambiamento spaventa chi è felice. Se non può sperare in un (ulteriore) guadagno, c’è la minaccia di una perdita).

A proposito di Schiller e dello spavento. Il 23 aprile di quest’anno alle ore 13.07 (ora USA) lo S&P500 era in crescita e valeva esattamente 1.578 punti. In quel momento si è diffusa una notizia falsa, relativa a un’esplosione alla Casa Bianca: dal mercato in due soli minuti sono spariti $ 136miliardi e l’indice si è ritrovato a 1.563 alle 13.09. La notizia è stata subito smentita e il mercato è tornato ai valori precedenti. I programmi computerizzati hanno amplificato lo spavento, ma è difficile immaginare una buona notizia che abbia tale rapidità di diffusione (fonte Bloomberg).

La tecnologia ha fatto enormi progressi e riesce ad amplificare l’asimmetria guadagni/perdite (e relativi piaceri/dolori), in modi inimmaginabili ai tempi di Schiller! Ma l’asimmetria è sempre lì: è nella testa, non nei computer.

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