giovedì 13 giugno 2013

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 38 – Fiducia nel consulente e fiducia nei settori di investimento

 

Possiamo infine domandarci se c’è correlazione tra le varie forme di fiducia. In altre parole, chi ha fiducia in sé stesso ha anche più fiducia negli altri e riceve più fiducia dagli altri? Gli esperimenti di teoria dei giochi del premio Nobel Vernon Smith indicano come le persone che tendono ad avere fiducia negli altri riescano a darne e a ottenerne di più. Si innesca così un circolo virtuoso della fiducia.

 


La fiducia si alimenta grazie a una sequenza di giochi ripetuti, per usare il gergo degli economisti. E le regole del gioco si formano giocando. Non è bene ricevere da piccoli un’educazione al sospetto e all’egoismo. La mancanza di una forma di fiducia alimenta le altre. Il tutto, purtroppo, si autoperpetua in un circolo vizioso.

 

I bei libri di Le Carré sono una testimonianza del fatto che proprio nell’ambiente sospettoso per eccellenza, quello delle spie, c’è bisogno gi grandi dosi di fiducia reciproca per poter andare avanti. Nel corso della vita quotidiana questo capitale di fiducia si forma e si alimenta della reputazione nostra (agli occhi degli altri) e di quella altrui (agli occhi nostri). La reputazione non è altro che lo stratificarsi della fiducia ben riposta e quindi premiata. In assenza delle informazioni implicite e ricavabili dalla reputazione altrui, se è in gioco la nostra vita come nel mondo delle spie, si impara presto a non fidarsi delle apparenze. E quando uno tradisce la fiducia, crolla tutto un mondo.

 

Eppure, anche se talvolta il mondo sembra crollarci addosso come avviene quando si scopre il tradimento di chi più è a noi vicino, con il passare del tempo impariamo che le cose si aggiustano. E vanno avanti molto meno male di quanto si temesse al momento del crollo.

 

Il ricercatore inglese Peter Ayton ha mostrato che sappiamo imparare dalle delusioni del passato. La prima volta che ci sentiamo traditi, in amore o sul lavoro, sopravvalutiamo il nostro dolore futuro. In seguito, se ci capita di nuovo, abbiamo imparato che il mondo va avanti, e noi con lui. Talvolta lo scacco subito è benefico, come racconta Steve Jobs, fondatore insieme a Steve Worniaz (Woz), della Apple. E’ così che si finisce per diventare saggi.

 

Abbiamo già accennato al fatto che un consulente ha, per così dire, due clienti di fronte: il risparmiatore e il suo portafoglio. E’ importante che la fiducia, nel senso inglese di “trust” (fiducia nelle persone) si accresca via via che il rapporto tra due persone si consolida nel tempo. E tuttavia, in campo finanziario, non sempre è bene avere fiducia (nel senso inglese di “confidence” = fiducia verso sé stessi), nelle nostre scelte del passato, soprattutto quelle che si sono rivelate di successo.

 

Un esercizio permette di stabilire e misurare questo punto. Consideriamo i dieci settori classici in cui si suddividono le imprese quotate sullo S&P 500: consumi, manifattura, tecnologie dell’informazione, materie prime, telecomunicazioni e servizi. La domanda da porsi è la seguente: ci sono dei trend? In altre parole un settore che è andato meglio degli altri nell’anno precedente fa meglio anche nell’anno successivo?

 

Jack Schwager, nel suo Market Sense and Nonsense (2013, pp. 64-70), ci fornisce dei dati aggiornati. Proviamo a costruire una tabella in cui sono presenti i risultati di tre strategie:

 
  1. Scegli il migliore: ogni anno investi nel settore dello S&P con il rendimento più alto nel periodo precedente.
  2. Scegli il peggiore: ogni anno investi nel settore dello S&P con il rendimento più basso nel periodo precedente.
  3. Scegli la media: diversifica allocando il 10% in ciascuno dei 10 settori in modo da ottenere ogni anno la media dei dieci settori.
 
Se costruiamo una tabella usando come periodo di riferimento l’anno precedente, otteniamo i seguenti risultati:
 
 
 
 
 
Nella precedente tabella vediamo l’effetto del ritorno alla media.
 
In effetti, i settori che l’anno precedente hanno reso di più, nell’anno successivo tendono a non continuare a fare meglio degli altri, mentre quelli che hanno fatto peggio si riprendono. Ragion per cui non è conveniente cambiare settore anno dopo anno: la media di tutti i settori, in capo a 11 anni (cioè dal 1990 alla fine del 2011, periodo per cui sono disponibili i dati), ha un rendimento quasi doppio rispetto alle altre due strategie, cioè passare al peggio dell’anno precedente o passare al meglio dell’anno precedente. Se invece ripetiamo lo stesso esercizio allungando il periodo a cinque anni, possiamo constatare che esistono dei trend di medio periodo. Se si passa al settore che ha fatto meglio nei cinque anni precedenti, si riesce a battere in modo sistematico la media. In questo caso i dati devono partire dal 1994 perché il 1990 è il primo anno in cui sono disponibili gli indici relativi a ciascuno dei dieci settori.
 
 
 
Vanno tuttavia precisati due punti:
 
  1. il primo, più ovvio, è che il periodo preso in esame, e cioè una dozzina di anni, non è abbastanza lungo per trarre conclusioni valide sui tempi molto lunghi;
  2. il secondo è che passando ogni anno al settore che ha fatto meglio nei cinque anni precedenti aumenta molto la volatilità del nostro portafoglio.
 
La morale di questa lezione è che bisogna avere pazienza e sangue freddo o, meglio, lasciare che li abbia il nostro consulente, un obiettivo molto più facile da raggiungere.
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 

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