domenica 21 aprile 2013

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 30 – Capire la diversificazione





La nozione di diversificazione ha una lunga storia. Bisogna preliminarmente distinguere tra la diversificazione ingenua, basata sul buonsenso, e la diversificazione così come è stata teorizzata in finanza.

La diversificazione ingenua è molto intuitiva e la troviamo già chiaramente formulata nel Mercante di Venezia, l’opera scritta da Shakespeare alla fine del 1500. Quando Antonio confida che potrà restituire il debito contratto con il banchiere Shylock fonda la sua sicurezza sul fatto che si aspetta che almeno una delle tre navi mandate in giro per il mondo su rotte diverse possa tornare a Venezia e permettergli così un lauto guadagno. Antonio ricorda come abbia scelto tre rotte differenti proprio per minimizzare il pericolo di eventi avversi, come bufere e altri incidenti. Questo tipo di diversificazione si basa su un assunto molto semplice, che richiama una ricerca di sicurezza, almeno sul piano psicologico, di natura, per così dire, assicurativa. La probabilità di un esito negativo, nel caso di Antonio il fallimento, dipende dal numero delle possibilità indipendenti. Nel caso di Antonio sono tre. Le rotte sono tre, e sono diverse (con esiti cioè indipendenti l’uno dall’altro). Antonio confida di non fallire: gli sembra improbabile  che tutte e tre le navi affondino. Poniamo, proprio per essere pessimisti, che ciascuna nave abbia una possibilità su due di non tornare. In tal caso abbiamo una possibilità su otto che non torni nessuna nave (1/2 per 1/2 per 1/2 = 1/8). Ovviamente, trattandosi di una tragedia, si verifica proprio quella possibilità su 8 dato che, sfortunatamente, non torna indietro nessuna delle tre navi.

Se noi abbiamo analizzato n possibilità, la diversificazione ingenua funziona con il criterio 1/n. Dividiamo cioè le nostre risorse totali per le n possibilità d’investimento prese in considerazione. A questo punto 1/n delle risorse viene assegnato a ciascuna delle n possibilità. Questa strategia si traduce nel prendere tutti i nostri risparmi e, nel suddividerli per 1/n, in modo da distribuirli equamente sulle n possibilità prese in considerazione.

L’adozione di tale strategia corrisponde, il più delle volte,, alla scelta di differenziare il tipo di investimento in funzione dei diversi scopi futuri. Talvolta il risparmio, allocato in un certo modo, serve proprio a un dato e specifico obiettivo, per esempio: pagare il mutuo. Viceversa, il risparmio allocato in altri modi serve per finalità più a lungo termine (per esempio: vecchiaia, figli, etc., per esempio, Plus del Sole  24Ore, 5.1.2013).

A questo punto la differenza tra la diversificazione ingenua e quella fatta secondo la teoria classica del portafoglio diventa chiara se consideriamo tutti i risparmi come una torta composta di più fette. La teoria finanziaria prevede che, per andare oltre una diversificazione ingenua, si debba conoscere la correlazione tra incrementi e decrementi di valore di ciascuna delle varie fette della torta nel tempo in rapporto a incrementi e decrementi delle altre fette. In parole povere si deve sperare che, quando una o più fette diventano più sottili, perché le allocazioni scelte perdono di valore sui mercati, altre fette incrementeranno il loro valore e si ingrosseranno. Questo succede se incrementi e decrementi di ciascuna delle fette della torta non sono perfettamente correlati tra loro: se cioè non aumentano o diminuiscono insieme, in modi identici, così che ogni cambiamento di una fetta della torta replichi il cambiamento delle altre. Se invece quando alcune fette decrescono, le altre crescono, e viceversa, allora abbiamo un guadagno complessivo di sicurezza, nl senso che il rischio totale del portafoglio è inferiore alla somma dei rischi di ciascuna fetta. Di conseguenza il valore totale del portafoglio è più stabile nel tempo, e il rischio che oscilli nel suo valore complessivo diminuisce.

Se le possibilità prese in considerazione sono poche, allora si capisce anche a occhio come funziona la diversificazione. Per esempio, l’esperto che costruisce portafogli, su Plus del Sole24Ore del 5 gennaio 2013, consiglia a un signore, dal profilo prudente, un portafoglio composto di 80% di risorse allocate su un conto corrente remunerato (acquisto di casa con mutuo), e, per il restante 20%, di un ETF azionario Italia. In questo caso, quattro quinti dei risparmi sono destinati all’accensione di mutuo, prevista tra un anno. Il quinto restante, in azioni, è pensato sul lungo termine. Queste due allocazioni non sono troppo correlate, pur essendo nella stessa valuta: l’euro. Un profilo più aggressivo, consigliato a un altro risparmiatore, prevede tre tipi di obbligazioni e due fondi azionari. Anche qui obbligazioni e azioni non sono correlate tra loro, mentre lo sono i due tipi di ETF azionari.

Nelle fabbriche dei professionisti, tuttavia, si costruiscono i prodotti contemplando un numero moltopiù alto di possibilità, che possono essere differenziate in svariati modi.

Consideriamo, per esempio, il fondo sul lusso Julius Baer, gestito da Swiss & Global. Come si vede dalle due torte sottostanti, le azioni scelte dai gestori di questo fondo sono suddivisibili per aree geografiche e per settori di beni di lusso. Ognuno di questi settori, a sua volta, contiene molte azioni di quell’ambito merceologico, ciascuna con pesi diversi. In questo caso è evidente che non si può capire né seguire l’andamento complessivo “a occhio”. Se poi il portafoglio totale contiene una quota del fondo “lusso”, ma anche altre quote destinate a fondi, azionari e obbligazionari, soltanto un computer può misurare le correlazioni tra le varie fette della torta e il loro andamento nel tempo. A questo punto non c’è più nulla d’intuitivo.

Julius Baer Luxury Brands Fund
Diversificazione in regioni e gruppi di prodotti

Allocazione settoriale



















Allocazione geografica





Nessun commento:

Posta un commento