domenica 10 febbraio 2013

Obbligazioni bancarie: occhio agli oneri impliciti

Riporto il testo di un articolo che ho letto in questi giorni sul sito di Advise Only; lo spunto parte dalla segnalazione di un loro utente relativamente a dei nuovi prestiti obbligazionari  emessi dalla Banca Popolare di Vicenza. Uno dei redattori del sito si è prontamente informato, ha analizzato le condizioni dell’emissione e ha risposto nel modo seguente:


Il collocamento parte il 31 gennaio 2013. Sono obbligazioni step-up: presentano cedole che salgono in modo deterministico, non perché legate a qualche tasso d’interesse o d’inflazione, ma perché è stato deciso prima, da contratto.

Si tratta di obbligazioni bancarie non subordinate, ma senza alcuna garanzia particolare: per farla breve, in caso di fallimento della banca siete creditori standard della banca e verrete rimborsati prima di eventuali creditori “subordinati”.

Per quelle che vale il rating (cioè poco, almeno per me), Banca Popolare di Vicenza è ancora “Investment Grade”, cioè nella serie A del credito, ma poco oltre il confine: con un outlook negativo sia per Fitch che per Standard & Poor’s, rischia la retrocessione.

La prima obbligazione (se cliccate, troverete il prospetto informativo), denominata Banca Pop. Vicenza 13-23 4.25% StepUp, ISIN IT0004884752, ha durata massima decennale. A partire da gennaio 2015 la banca potrà rimborsare i quattrini prima, più precisamente ogni volta che il titolo pagherà una cedola. In realtà, quindi, la durata è incerta: può anche essere solo due anni, invece che dieci anni, a discrezione della banca. In termini finanziari, gli state vendendo un’opzione e per questo vi pagano (devo dirvi quanto? Ve lo dico: pochino, 0,67% del prezzo).

La cedola è annua, parte da 4,25% il primo anno per finire a 4,60% (non esattamente un’impennata di rendimento cedolare, più che altro un falsopiano direi).

Ma come sempre la cosa più interessante è andare a vedere i costi: gli oneri impliciti. Sono messi in chiaro sul prospetto che la banca è obbligata a rendere pubblico, ma dubito che qualche solerte impiegato si soffermi proprio su questo interessante specchietto, che io ho copiato di sana pianta.



Cosa vuol dire? Che se foste un professionista dei mercati, come ad esempio un gestore d’un fondo comune, oppure il tesoriere di un’altra banca, paghereste l’obbligazione 86,01 euro. Ma siccome siete un risparmiatore cliente della banca pagate 100 euro, il 13,99% in più, “d’emblée”. Ogni commento è superfluo, rinvio solo a questo mio post sull’argomento: “Obbligazioni bancarie, come difendersi dalle trappole”, in modo che possiate farvi un’idea e decidere in autonomia quanto è buona questa proposta.
Considerate che questa è l’obbligazione per i clienti del servizio di private banking: insomma queste dovrebbero essere condizioni di favore. Pensate se non fossero condizioni di favore… ma ci arriviamo tra poco.

Combinando prezzo d’emissione, cedole e costi possiamo rispondere alla domanda: quanto rende alla scadenza decennale? Ecco qua, direttamente dal prospetto:


Insomma, rende meno di un BTP analogo, sia sul lordo, sia (a maggior ragione) sul netto. Ultima cosa da dire: non aspettatevi che il bond sia liquido, cioè che si possa comprare e vendere facilmente: se la comprate, lo fate da “cassettista”, e sarà una specie di patto di sangue con la banca. Lo stesso non si può dire di un BTP, che mantiene sempre con buona liquidità, cosa che vi consente di disinvestire sempre a prezzi di mercato. Con un’obbligazione bancaria, invece, l’esperienza insegna che lo spread denaro-lettera è  ampio, molto più ampio di quello di un BTP.

Quanto al merito creditizio (al di là del rating dell’Italia, superiore a quello della banca) io penso che lo Stato italiano sia sempre più solvibile delle banche del territorio. E venitemi a convincere del contrario.

La seconda obbligazione, Banca Pop. Vicenza 13-23 3.75% StepUp, ISIN IT0004885023, beh, è sostanzialmente identica alla prima. Solo che, essendo riservata a tutti i clienti, non solo quelli di fascia alta, ha una cedola annua più bassa in partenza (3,75%) e uguale alla fine (4,60%) ed ha oneri impliciti, cioè costi, ancora maggiori, pari ad un grasso 15,90% che gentilmente vi trattengono al momento del collocamento. In poche parole: rende meno e costa di più.

Il rendimento comparato con il BTP non ve lo faccio manco vedere, lo trovate sul prospetto, tanto è ovvio che è peggiore.



Cari risparmiatori, a voi la palla.


Come ho già segnalato in passato (L’incoerente allocazione del risparmio nel reddito fisso. Un’anomalia tutta italiana, Goodsensefinance, 17/7/2010), l’enorme quantità di obbligazioni bancarie detenute nei portafogli dei risparmiatori italiani rappresenta non solo un’anomalia tutta domestica ma sempre più spesso questi titoli rappresentano delle vere e proprie “bufale” sotto il profilo del rendimento: tassi inferiori alle alternative di mercato, costi non dichiarati spesso esagerati (il caso citato lo dimostra inequivocabilmente), scarsissima liquidabilità. In alcuni casi improvvisamente si scopre che non si  percepiscono cedole e, cosa di questi giorni, si può insinuare un ragionevole dubbio sulla solidità dell’emittente e dunque sulla recuperabilità del capitale alla scadenza convenuta.

Il rischio, dopo Lehman Brothers, non è più un concetto astratto e dunque i risparmiatori dovrebbero avere l’accortezza di effettuare delle corrette valutazioni di merito prima di acquistare questi asset e non basarsi su un rapporto fiduciario troppo spesso sbilanciato a loro sfavore.

Il mercato è molto articolato e ricco di offerte siffatte, ma va accuratamente approcciato con l’ausilio di strumenti di analisi efficaci (questo vale per i più esperti e smaliziati) o attraverso la consulenza di comprovati professionisti del settore.

La perdurante situazione di grave crisi economica e finanziaria delle economie occidentali va accompagnata – con l’intento di dotarsi di investimenti solidi e correttamente remunerativi - con un salto di qualità che non deve fermarsi alle buone intenzioni ma investire direttamente la professionalità dei propri partner.

E’ peraltro notizia di queste ore che anche grossi istituti di credito, malconsigliati a loro volta, si trovino in pancia titoli  di dubbia validità e se sbagliano loro figuriamoci cosa può succedere al portafoglio di un ingenuo ed impreparato risparmiatore …



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