mercoledì 27 febbraio 2013

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 24 – Punti di svolta veri, rischio e correlazioni


Chi, della mia generazione, ha dimenticato il miscuglio di emozioni, diverso per ciascuna persona, ma per tutti notevole, suscitato dal crollo del muro di Berlino? Pochi ricordano invece che fu il caso a determinarne la data esatta, il 9 novembre 1989. Fu l’incauta dichiarazione fatta a tarda sera da Schabowski, lo stanco funzionario addetto ai media della DDR, incalzato dai giornalisti. Schabowski non sapeva bene che cosa dire, era stufo, ed era in chiusura di una conferenza stampa serale. Le sue parole innescarono un processo che nessun capo della DDR riuscì più a controllare e bloccare (cfr. Il mio Credere, Il Mulino, 2008, pp. 10-12).

Oggi sappiamo che il socialismo reale aveva cominciato la sua parabola discendente molti anni prima del crollo del muro (si sapeva anche in Russia, secondo le testimonianze contenute nella biografia di Limonov, scritta da Emmanuel Carrère, Adelphi, 2012). Forse il vero punto di svolta mondiale era avvenuto nel 1979, quando Deng Xiaoping era andato in visita negli Stati Uniti e aveva avviato le riforme economiche. Così sostiene lo storico britannico Niall Ferguson (30.11.2012, New York Times, Turning points). Allora ebbe inizio la grande convergenza, mettendo fine alla grande divergenza, e cioè alla contrapposizione degli ultimi secoli tra l’Occidente e il resto del mondo. The West prevalse su The Rest grazie al mix di scienze, tecnologie e rivoluzioni industriali, che ormai quasi tutto il mondo sta facendo sue. Il classico di Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie (1998), spiega le cause e il formarsi della forte divergenza negli ultimi cinque secoli. Divergenza che oggi si sta riducendo rapidamente: si prevede che nel 2017, meno di quarant’anni dopo il viaggio di Deng Xiaoping, il PIL cinese supererà quello statunitense (tenendo conto del potere d’acquisto nei due paesi). Vorrei qui ricordare anche l’ultimo libro di Jared Diamond, The world until Yesterday (Penguin 2012) perché offre una lunga riflessione sulla concezione del rischio degli occidentali rispetto a quella molto più prudente delle popolazioni tribali della Nuova Guinea. Una delle cose che aveva colpito Diamond, nei primi lunghi soggiorni della foresta della Nuova Guinea, a partire dagli anni settanta, era l’atteggiamento che lui chiama “paranoia costruttiva”. Si era accorto, per esempio, che nella scelta dei posti dove sostare o erigere tende, gli indigeni tenevano conto di pericoli non esperibili immediatamente, apparentemente del tutto improbabili. Sembravano paranoici, fissati su rischi inesistenti, e invece questo era un atteggiamento costruttivo, preventivo nei confronti di pericoli possibili su tempi molto lunghi. Per esempio, controllare quanto un albero fosse sano prima di passarvi sotto, o montare una tenda, perché un ramo secco poteva cascarti in testa. Jared Diamond impara a diventare prudente anche nella vita di Los Angeles, basandosi sull’esame di molte più possibilità rispetto a quelle che è per solito incline a considerare la cultura occidentale dei nostri tempi. Quello che è stato chiamato brevismo, o, da Tommaso Padoa Schioppa, La veduta corta (Mulino, 2009), fa sì che gli stessi guai o incidenti continuino a ripetersi, e ogni volta ci sorprendiamo. Bisogna prendere in considerazione scenari su tempi più lunghi e su spazi più vasti, come ci ha insegnato la recente crisi. La regina Elisabetta, in visita alla London School of Economics, chiese: se era così grande, la più grande dopo la crisi degli anni trenta del secolo scorso, come mai non ve ne eravate accorti? La risposta, disarmante, è che non ci siamo comportati con paranoia costruttiva.

Ritorneremo sul tema cruciale del rischio e sui punti di svolta pluridecennali nella convenienza comparata di portafogli azionari e a reddito fisso, già discussi nella precedente lezione. Commentiamo ora l’anno passato e il decennio trascorso dal punto di vista dell’andamento degli hedge funds. Si sperava che questi fossero la panacea nei periodi di violenti alti e bassi dei mercati azionari, iniziati con l’inizio del nuovo secolo, che ci ha già regalato due mercati orso di forte virulenza. Ebbene, l’anno scorso gli hedge sono saliti in media del 3% contro il 18% dell’indice S&P500. Anche il decennio trascorso non è stato soddisfacente. Un classico portafoglio, fatto dell’indice S&P500 (60%) e di titoli governativi mondiali (40%), tenuto fermo dal 2003, ha reso il 90%, ben più del magro 17% degli hedge (prestazioni medie misurate con l’indice HFRX, cfr. Economist, 22.12.2012, p 101, e sottratte le spese: circa il 2% medio). Forse il 2013 sarà un punto di svolta nel corso del ventunesimo secolo, come sostiene Lazslo Birinyi, e la stessa Swiss%Global (cfr, strategie di investimento 2013). Inizierà un periodo buono per le azioni, e forse anche per gli hedge, battendo il pessimismo che ha favorito le obbligazioni per lungo tempo. Si pensi che una quota del Fidelity Magellan, il fondo azionario più diffuso nelle famiglie statunitensi, che tanta soddisfazione aveva dato nel ventennio 1980-2000, vale oggi meno che 13 anni fa! Un punto da sottolineare, in relazione ai presunti punti di svolta in economia e finanza e alla nostra capacità di riconoscerli e di regolarci di conseguenza, è la quantità di dati oggi disponibili. Una quantità del tutto impensabile solo pochi decenni fa. Non è detto però che una maggiore quantità d’informazioni conduca sempre a previsioni più accurate! Il governo statunitense fornisce circa 45.000 statistiche economiche. Se si volessero controllare le relazioni tra coppie di dati forniti da due di queste statistiche, per vedere se covariano insieme, avremmo più di un ,iliardo di possibili combinazioni (per l’esattezza 1.012.477.55; 45mila per 44.999 diviso per 2). Per esempio, c’è una relazione tra l’incremento di valore del Nasdaq e la crescita della disoccupazione in Alabama? Tra il rapporto $US e $AUS e l’import della Cina? Se non avete una teoria in proposito, che possa essere controllata in più modi, si tratta di quesiti comprensibili ma privi di senso (cfr. Nate Silver, op. cit., p. 250 e segg.). Una correlazione diventa interpretabile se dietro all’andamento parallelo di due variabili c’è un fattore sottostante che spiega il collegamento tra le due. Per esempio, Luca Davi sul Sole24Ore del 5.1.2013 (p.25) si domanda se c’è un modo di prevedere come andrà il mercato del lusso: volete capire come andrà il mercato del lusso? Date un’occhiata ai bilanci e all’andamento in Borsa dei casinò di Macao. Gli analisti del Credit Suisse hanno scoperto che c’è una correlazione positiva tra i ricavi delle sale da gioco della capitale mondiale dell’azzardo e la domanda mondiale di bei di lusso. Di fatto se le puntate aumentano significa che i ricchi cinesi, che su Macao convergono da tutto il paese, hanno più soldi da spendere anche per i beni di lusso. Visto che i titoli dei Casinò hanno sovraperformato, i titoli del lusso potrebbero seguire a ruota … Questa è una correlazione interpretabile in termini di causalità tra la ricchezza dei cinesi, manifestata dalle visite ai casinò di Macao, e l’acquisto dei beni di lusso. Ovviamente molte correlazioni sono possibili. Tante più quante più informazioni sono disponiibili, per esempio, agli analisti del Credit Suisse. Succede così che la crescita delle informazioni, e quindi delle correlazioni teoricamente possibili, è più rapida della crescita delle relazioni sensate, fondate su modelli plausibili  che leghino cause ed effetti. In altre parole aumenta di più il rumore che non la presenza di veri segnali. Di conseguenza, dietro le apparenze e la facilità di trovare schemi e correlazioni, l’era internet ha portato più rumore, non molte più relazioni causali basate su modelli teorici e verificabili. In conclusione, l’enorme quantità di dati e la loro continua diffusione contribuisce a nascondere i veri punti di svolta e incoraggia una prospettiva “corta”, particolarmente dannosa nella gestione del portafoglio, soprattutto in assenza di un esperto. Il vantaggio di rivolgersi a un esperto lo si constata bene nella tabella sotto riportata. Personalmente seguo da tre ani esatti, mese dopo mese, tutti i prodotti Julius Baer. Sono un sotto-insieme molto piccolo di quanto le più importanti fabbriche offrono al mercato, ed è quello che conosco di più. Eppure, esaminando nella tabella le analisi di correlazione, confesso che non avrei saputo individuare le coppie con correlazione <0,50, e cioè le coppie che offrono i maggiori benefici in termine di diversificazione. Per farlo avrei dovuto avere un computer in testa! Ecco perché si ha bisogno di un esperto: troppi dati, abbondanza d correlazioni apparenti ma prive di significato, grandi difficoltà a individuare i “veri” punti di svolta. Conseguenza di tutto ciò: difficile diversificare bene il portafoglio senza un consulente esperto.


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