sabato 17 novembre 2012

INCONTRO CON LO STAFF DI SWISS & GLOBAL


Nei giorni scorsi si è svolto a Padova il consueto incontro autunnale organizzato da Swiss & Global con gli operatori del settore finanziario. Devo dire innanzitutto che è stata numericamente soddisfacente, a mio avviso, la presenza di promotori e consulenti che affidano parte dei risparmi dei loro clienti a questa società che si sta distinguendo non solo per capacità gestionale ma anche per la particolare attenzione che ripone sulla ricerca, tanto da collaborare con l’Università di Ca’ Foscari sul tema della finanza comportamentale.
Tra i relatori infatti abbiamo avuto il piacere di ascoltare il Prof. Legrenzi, ormai noto ai miei lettori per il ciclo di lezioni che vengono pubblicate sul blog sin dal mese di settembre e che proseguiranno per un bel po’ ancora, che ci ha fornito ulteriori spunti di riflessione su questa materia.
Il primo intervento è stato quello del Direttore Generale, Riccardo Cervellin, che ha illustrato alcuni dati emersi da una recente indagine di Eurisko-GFK sull’atteggiamento dei risparmiatori in questi mesi di forte turbolenza. Questi, infatti, hanno manifestato con i loro comportamenti una forte voglia di sicurezza attraverso i significativi  trasferimenti dal settore degli investimenti finanziari ai depositi di  liquidità attratti dai rendimenti offerti dalle banche proponenti nella convinzione della “certezza” sulla solvibilità dei loro interlocutori.
Diversamente, i clienti di promotori  finanziari e consulenti hanno mantenuto una forte stabilità negli asset, ancorché oggetto di ribilanciamenti tattici, e sino ad ora questo comportamento li sta premiando con performance decisamente superiori rispetto ai depositi di liquidità; asset che comunque garantiscono agli investitori una più corretta e sana diversificazione.
Nel clima di  incertezza che ci sta opprimendo ormai da un anno vale anche la pena di verificare a posteriori dove gli investitori (attraverso i loro fiduciari) hanno ritenuto opportuno far confluire i loro risparmi. Gli asset oggetto di maggiore crescita sono stati quelli degli obbligazionari flessibili e in genere molta liquidità è stata dirottata sui mercati emergenti sia obbligazionari che azionari.

A seguire, l’intervento di Carlo Benetti che ci ha descritto la situazione economica generale come estremamente complicata. I problemi sono effettivamente molteplici ed affliggono ormai l’intera struttura economica mondiale ma se centriamo il focus sui più gravi emerge inequivocabilmente che in primo luogo c’è la decrescita economica, in subordine il problema dell’unione europea in crisi di identità; di seguito la crescita economica in sensibile calo in Cina, il Giappone alle prese (e forse alla resa dei conti) con un debito da collasso, gli Usa alle prese con il grave problema del fiscal cliff.
Assistere la clientela in questo contesto non è certo un compito semplice. Di fronte a questi pericoli latenti i portafogli vanno decisamente ristrutturati e una particolare attenzione va posta al contenimento della rischiosità.
Si sono formati nuovi tetti all’indebitamento dei governi;  ciò comporterà, se venissero superati , immediati interventi volti alla loro riduzione (forse un’impresa impossibile) o, in alternativa, si chiederebbero tassi di interesse più alti, soprattutto sull’indebitamento di lungo termine che peserebbero come macigni sulla futura crescita e sulle lodevoli intenzioni di uscita dalle secche nelle quali i paesi occidentali sono bellamente impantanati.
La politica fiscale non può dunque che virare verso la crescita e inderogabilmente porre una grandissima attenzione alla composizione e alla qualità della spesa (tagliamo dunque le spese inutili e spendiamo per lo sviluppo!!).
La crisi politica ha costretto le banche centrali ad abbassare a livelli mai visti prima i tassi, soprattutto a breve, e immettere enormi quantità di liquidità nel sistema senza peraltro aver stimolato la crescita. Ora questa politica rischia di produrre effetti indesiderati; una di queste, che inizia a preoccupare gli operatori, è quella di innescare inflazione futura e di non essere poi in grado, data la scarsità di risorse, di produrre efficaci politiche di contrasto.
La paralisi di questi ultimi cinque anni ha inoltre provocato un calo generalizzato del risparmio con tutte le conseguenze sull’economia; la classe media, che dovrebbe alimentare i consumi di massa, si trova nella poco piacevole condizione di dover attingere ai risparmi accumulati nel passato minando il futuro tenore di vita. I lavoratori, sempre più immersi in situazioni di precariato, e con il fenomeno della disoccupazione sempre più allargato, sono assolutamente disincentivati nell’acquisto di nuove case, nella spesa per l’istruzione dei figli, negli acquisti di beni  sino a ieri considerati normali (abiti, elettronica, ecc…) per arrivare infine all’impossibilità, per le fasce meno favorite, di poter mantenere persino un’adeguata alimentazione.
Le banche sono sempre meno presenti nella tradizionale attività di finanziamento alle imprese e questo atteggiamento provoca enormi difficoltà al sistema produttivo.                 
Cosa dovranno fare gli investitori per ricavare adeguati profitti dai loro investimenti, soprattutto sulla componente più impostante, quella obbligazionaria? La staticità, in queste fasi di prolungata turbolenza (e ne vedremo ancora, stiamone certi) non pagherà e i risparmiatori dovranno muoversi lungo l’intera curva del rischio dato che le valutazioni nelle estremità più sicure sono ormai diventate poco attraenti.
Sull’equity l’opportunità di investire su trend ben definiti è venuta a mancare in questi ultimi due anni e difficilmente ne potremo vedere nei prossimi mesi (o anni); da qui l’importanza di essere molto selettivi nello stock picking ricercando aziende che esprimano qualità.

L’intervento successivo vede Enzo Puntillo entrare nel vivo del mercato obbligazionario con un intervento piuttosto articolato che cercherò di sintetizzare. Il mercato obbligazionario in Europa è contraddistinto da tassi molto compressi e ormai stiamo registrando tassi reali negativi.  C’è poco grasso cedolare (solo su medie e lunghe scadenze) e, se dovessero aumentare i tassi di interesse, sui titoli si abbatterebbero sensibili cali di valore; ciò comporterebbe un deficit corrente fra cedola e prezzo rendendo il valore del portafoglio complessivamente negativo.
Sulla scorta di quanto affermato anche da Carlo Benetti, Enzo Pontillo ha sottolineato quanto sia difficile per i singoli investitori  catturare le opportunità che si possono creare su vari mercati e fare arbitraggi fra i diversi asset obbligazionari. La gestione dei prossimi mesi e anni dovrebbe pertanto essere in buona misura delegata a gestori in grado di navigare con più capacità e velocità in mezzo alle turbolenze; da qui l’invito a inserire nei portafogli dosi piuttosto corpose di asset obbligazionari flessibili.

Chiude la parte dedicata alle strategie di investimento Scilla Huang Sun che affronta dapprima il tema della selettività; secondo la sua opinione in questi anni la selettività costituisce un must per non prendere indesiderabili cantonate. Vanno pertanto privilegiati nei portafogli temi e settori specifici piuttosto che mercati generici. In occidente inoltre il peso di un’economia in difficoltà che non accenna a invertire la rotta si farà sentire ancora per lungo tempo, temiamo. Altri mercati mantengono una spinta decisamente migliore.
Si dovrebbero privilegiare i casi di crescita secolare, quali l’energia, la sanità e il lusso. In particolare questo segmento non accenna a invertire la rotta positiva che sta percorrendo da anni soprattutto in virtù della “fame” di status symbol che è endemica nei neo-ricchi dei paesi emergenti e/o ex-emergenti. I casi di aziende sane e addirittura liquide non sono poi una rarità in questo segmento.
Si registrano costanti incrementi dei prezzi che non allontanano gli acquirenti, anzi, per certi versi li attraggono. C’è un leggero calo della crescita ma i margini in forte incremento producono elevati utili.
Un pensierino va infine alla Cina le cui vicende si intrecciano con la crescita dei prodotti di lusso. Dopo mesi di rallentamento il colosso asiatico è probabilmente ad una svolta: o riparte la crescita in modo più robusto oppure si corre il rischio di un avvitamento come è accaduto per le economie occidentali. Scilla Huang Sun  è propensa a ritenere che l’atterraggio sarà morbido; innanzitutto la Cina dispone di sufficienti margini operativi per evitare la recessione, l'indebitamento pubblico e privato non è eccessivo e sul piatto della bilancia resta la potenzialmente potente arma dei consumi interni che potrebbero compensare la carenza attuale degli ordinativi esteri.
Questa ipotesi dunque depone a favore di un incremento della ricchezza privata della popolazione cinese che si sta sempre più affermando quale ottimo acquirente di beni di lusso.


L’ultimo intervento è stato quello del Prof. Legrenzi che ci ha intrattenuto sul ruolo del consulente nella gestione delle attività finanziarie con qualche pillola delle sue. Ovviamente si è rivolto ad un pubblico non certo neofita di queste tematiche che saprà collocare questi spunti all’interno di una conoscenza della materia che già padroneggia. Ai lettori lascio il piacere di leggere gli articoli del Prof. Legrenzi  già pubblicati e di proseguire sino alla fine del percorso educativo.
Ci si potrà arricchire del contributo che questa materia può dare non solo ad una platea di specialisti ma anche ad un pubblico generico e il percorso tracciato dal professore è certamente molto più indicato di quanto potrei fare io.

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