lunedì 16 aprile 2018

MERCATI FINANZIARI AL 13/4/2018 - MERCATI AZIONARI A UN PUNTO DI SVOLTA ?


MERCATI AZIONARI A UN PUNTO DI SVOLTA ?

 
Nel report precedente avevamo ben evidenziato il diverso andamento dei mercati azionari in questa prima parte dell’anno: gennaio in gran spolvero seguito da forti correzioni degli indici nei mesi di febbraio e marzo. Ora, con aprile siamo entrati in una situazione piuttosto fluida, con alti e bassi, e queste prime  due settimane ne sono un classico esempio.
Il grafico d’apertura, quello relativo alla seconda settimana, ci illustra una buona intonazione generale con la quasi totalità degli indici in rialzo le cui performance sono racchiuse fra lo 0,89% della borsa cinese e il 3,23% di quella di Hong Kong. La negatività si appunta unicamente sul mercato brasiliano (-0,57%) e sulla borsa di Mosca che chiude la settimana in caduta libera (-10,67%). La settimana precedente le borse avevano chiuso in altalena, con i mercati statunitensi e buona parte dei Bric in territorio negativo, mentre le borse europee, con esclusione della Svizzera, chiudevano in rialzo la settimana.

La situazione generale, ad oggi è la seguente:

 
 
 
Sono solamente quattro gli indici effettivamente positivi, Brasile, Italia, Hong Kong e Nasdaq le cui performance sono comprese fra il 10,38% della prima sino al 2,94% dell’ultima. Francia e India sono piuttosto appiattiti verso la parità ma pur sempre positivi e tutti gli altri, ossia i 2/3 del paniere si trovano in territorio negativo.
L’indice più prossimo alla parità è lo S&P 500 che dall’inizio dell’anno è sotto dello 0,65% mentre la maglia nera è appannaggio della borsa svizzera a -6,46%.
Come di consueto accade, a poco meno di un terzo dell’anno e in prossimità dei primi consuntivi aziendali, le orecchie iniziano a drizzarsi e si riflette sulle strategie operative. Continuerà o si arresterà il rialzo in atto, pur con qualche correzione intermedia, iniziato a marzo 2009? Vale la pena di mantenere le posizioni azionarie o sarà meglio assumere atteggiamenti maggiormente prudenziali? E’ da tenere in forte considerazione o no la possibilità di un rialzo dei tassi? Tutte domande legittime a cui dare risposta è pressoché impossibile e sono tuttavia questioni che da qualche mese abbiamo portato all’attenzione dei lettori.
Ci sono però delle considerazioni che riteniamo utile soppesare.
La prima riguarda la situazione economica generale. A sentire molti gestori per molti mesi ancora non ci saranno alternative al mercato azionario per l’ottenimento di risultati positivi ed effettivamente alcuni indici anticipatori sono ancora in territorio espansivi ma si possono già intravvedere alcuni segnali di una leggera decelerazione che ci inducono a supporre che la crescita globale abbia probabilmente raggiunto il suo picco massimo. Nel biennio 2017-18 anche i paesi precedentemente in recessione si sono allineati alla congiuntura favorevole ed oggi il ciclo economico potrebbe quindi esprimere la sua fase di top
In questi ultimi due mesi la correzione dell’equity rispetto ai massimi di fine gennaio ha trovato conforto in validi motivi: i rischi di una guerra commerciale, l’avvitamento del settore tecnologico americano innescato dal caso Cambridge Analytica/Facebook e in questi giorni le scaramucce belliche in area medio-orientale. Purtroppo le tensioni geopolitiche, per loro stessa natura, invece di regredire aumentano e con esse l’incertezza per le decisioni da prendere in campo finanziario.
Infine, a supporto di un atteggiamento prudenziale, va sottolineato che quest’oggi Il Sole 24 Ore nel suo Finanza & Mercati, pag. 24, titoli “Le tensioni portano maxi-volatilità in Borsa”. Si tratta di un articolo piuttosto articolato che analizza i motivi di ciò ma, novità, per la prima volta in questi mesi il maggior quotidiano economico del nostro paese ventila la possibilità che si sia giunti effettivamente al top della crescita finanziaria, di possibili minori guadagni e di altrettanto possibile riduzione sistematica degli asset più rischiosi.
 
I nostri passati inviti per l’assunzione di atteggiamenti maggiormente prudenziali dei mesi scorsi forse sono stati troppo anticipatori ma del resto, rivolgendosi a investitori di medio lungo termine, cerchiamo di anticipare i trend significativamente importanti, non di sancirne a posteriori l’esistenza (sempre coscienti che nessuno, tanto meno noi possediamo la sfera di cristallo).
 
E GLI ALTRI MERCATI ??
 
Ci siamo volutamente dilungati nella trattazione dei mercati azionari e dunque ora passiamo velocemente in rassegna gli altri asset di investimento che ovviamente a loro volta condizionano gli andamenti borsistici.
 
Mercato obbligazionario. Niente di particolarmente significativo è accaduto sui bonds ma vanno tenuti sotto osservazione due indici governativi decennali: il bund tedesco e il bond americano per due diverse ragioni.
 
Il primo ha registrato una forte volatilità in questo periodo arrivando a remunerare sino allo 0,77% mentre il secondo, sulle attese dei rialzi previsti per il 2018 si è impennato sino al 2,89% a inizio marzo per stabilizzarsi poco sopra il 2,80%. Vediamo la situazione attuale.
 
 

La tendenza del bund a scivolare ulteriormente sotto lo 0,50% starebbe a significare che questo titolo torna ad essere appetito quale bene rifugio (in caso di volatilità ulteriore) mentre la salita del bond americano andrebbe nella direzione di ulteriori rialzi dei tassi e dunque volatilità garantita.
 
Da inizio anno questa è la tendenza:
 
 


Nulla di nuovo nei rapporti di cambio e le tendenze di questi mesi si confermano anche in questo scorcio di tempo. L’euro si mantiene stabile ma ancora forte sul dollaro mentre si sta indebolendo nei confronti dello yen.
Veniamo ora alle materie prime. In questa settimana qualcosa si è mosso, soprattutto per quanto riguarda il petrolio e l’oro che incorporano, oltre che la loro natura intrinseca di beni da lavorare anche aspetti di più marcata natura finanziaria quali beni rifugio; in senso stretto l’oro, ovviamente, ma anche il petrolio viene abbondantemente acquistato e stivato quando si intorbidiscono gli scenari geopolitici. In questi giorni è infatti salita a tensione nel bacino mediterraneo, lato Siria.
 

In settimana l’oro, che da inizio anno era sostanzialmente sceso dal livello di 1.350 dollari per oncia si è riportato sopra la soglia dei 1.340; quello che va sottolineato è che nel periodo più caldo delle tensioni sui mercati azionari di febbraio e marzo l’oro non si era mosso. Potrebbe essere un atteggiamento di maggiore attenzione verso dinamiche diverse.
Sul petrolio c’è poco da commentare.
Quando in medio-oriente decollano aerei pronti a lanciare missili (cosa effettivamente avvenuta) la domanda di questo bene si innalza immediatamente e il prezzo sale. E’ un termometro di natura geopolitica ma non per questo di minore impatto sulle generali dinamiche finanziarie.
La conclusione è ovvia: antenne dritte e strategie operative ben chiare in testa. Null’altro. Si fa per dire …


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