Nelle
ultime lezioni mi sono dedicato al tema dei tempi lunghi e dei tempi corti, e
di quello che si è soliti considerare “normale”, cioè il sistema di riferimento
che i più adottano in un dato periodo storico. Anche quello che è considerato
normale cambia in effetti a seconda delle epoche.
Per questo motivo si è
soliti oggi parlare di “new normal”, cioè di quello che va considerato normale
in questa fase storica caratterizzata da
un lungo periodo di tassi bassi,
periodo giunto quasi alla fine. In Europa, i tassi, dopo essersi divaricati tra
Germania, da un lato, e Italia e Spagna dall’altro, sembrano oggi aver
raggiunto di nuova una fase di assestamento che possiamo considerare il nuovo
paradigma di normalità, il “new normal”, come indicato nella figura allegata.
La figura mostra la convergenza recente dei
tassi tedeschi, italiani e spagnoli, dopo un periodo di forte divergenza,
seguito a un precedente periodo in cui non erano molti distanti, come non sono
molto lontani oggi. Ecco il paradigma di una “nuova normalità” che ci fa
considerare “eccezionale” quanto è successo tra il 2011 e il 2012. (Fonte:
Bloomberg modificata)
La figura mostra la
divergenza innescata dalla “corsa alla sicurezza” (flight to quality) e la
“nuova normalità” in corrispondenza del QE europeo attuato da Draghi. E
tuttavia quello che viene considerato “normale” dipende anche dalla prospettiva
temporale con cui esaminate il mercato, e cioè dalla profondità storica della
vostra memoria e dall’ampiezza temporale della prospettiva futura. Così come la
figura precedente mostra il “new normal” europeo, la figura successiva,
relativa ai tassi statunitensi, mostra che dall’altra parte dell’oceano è finito
il lungo ciclo dei ribassi e si ritorna a una “nuova normalità”.
La figura indica il ”sentiero dei rialzi” dei
tassi di interesse a breve statunitensi secondo le previsioni di fine luglio
2015. (Fonte: Bloomberg modificata)
Ovviamente la “normalità” va definita in rapporto al periodo storico preso in considerazione e, soprattutto, alla sua ampiezza.
Immaginate di avere in
testa i prezzi delle azioni da sessanta anni, risalendo cioè fino agli anni
cinquanta del secolo scorso. Rispetto ai valori nominali di quei tempi, tutte
le azioni vi sembrano un affare, e, nello stesso tempo, non sarete inclini a
peccare di superbia, di credere di sapere come andranno le cose, perché ne
avete viste tante che non correrete certo il rischio di “essere troppo sicuri di
qualcosa” (“over-confidence risk”). E’ quello che succede alla signora
rappresentata nell’immagine, la Sig. Irene Bergman, vicepresidente della
società newyorkese di asset management Stralem & Co (cfr. www.stralem.com). La Signora ha appena compiuto 99 anni e lavora
ancora come consulente di 11 clienti fedelissimi. Quando le domandano in che
cosa può sintetizzare la sua esperienza di più matura consulente degli USA,
essa vi risponde: “Non siate mai superbi, piuttosto siate inclini al
pessimismo”.
La Sig.ra Irene Bergman (fotografia di Chiris
Goodney, Fonte Bloomberg, 2 giugno, 2015, cfr.www.stralem.com).
Le sue parole ci ricordano
la descrizione della superbia di Wystan Hugh Auden:
"Così il pittore che si accinge a raffigurare i sette peccati capitali ricaverà
assai facilmente dalla propria esperienza immagini simboliche della gola,
della lussuria, dell'accidia, dell'ira, dell'avarizia e dell'invidia, poiché si
tratta di caratteristiche relative ai rapporti di una persona con le altre
e con il mondo, ma nulla troverà che valga a descrivere la superbia,
perché essa definisce il rapporto soggettivo di un individuo con se stesso.
Nella settima cornice, perciò, non potrà mettere una tela, ma solamente
uno specchio."
(Fonte: W. H. Auden, La Mano del Tintore,
Adelphi, 1999, p. 119).
Come forse ricordate, ho dedicato una dozzina di lezioni al tema della paura, una sorta di breve vademecum anti-panico. Spesso si pensa che lo scopo principale della psicologia sia spiegare che “non dobbiamo avere paura della paura” e che, a questo scopo, è bene rivolgersi a un consulente. E tuttavia il pericolo maggiore viene prima. Viene prima, ed è innescato dalla superbia. Purtroppo è proprio la superbia a convincerci che possiamo fare tutto da noi, senza aiuti altrui. Non è la paura, ma la superbia e l’accidia che un risparmiatore deve temere. Sono questi i peggiori nemici dei risparmi di quel risparmiatore che è vittima di questi due peccati capitali. Si tratta di due atteggiamenti mentali che lavorano in modo silente, tacito, e che quindi sono più pericolosi per i risparmiatori, anzi per i loro portafogli. L’accidia porta al “procrastinare”, cioè a rimandare le decisioni. Sul New York Times di lunedì 13 luglio l’economista Sendhil Mullainathan, noto studioso di Harvard University, racconta come ha scelto il suo fondo pensione e conclude così: “E’ facile fare errori nello scegliere gli investimenti. E tuttavia, nel tentativo di non fare errori, mi sono poi accorto di aver fatto uno sbaglio più grande: ho rimandato le mie decisioni e ho posposto la scelta troppo a lungo”. (NYT, p. 18, sezione Business).
La superbia spiega perché
ancor oggi tante persone, soprattutto in Europa, e principalmente in Italia,
vogliano fare di testa propria senza la necessaria preparazione, con tutte le
contro-indicazioni di cui tante volte si è parlato. L’accidia è un peccato
complementare, nel senso che è all’origine dell’inerzia di tanti risparmiatori
che, pur consapevoli dei loro limiti, faticano a rivolgersi a un consulente e
rimandano le decisioni.
Cari lettori, Vi auguro una
buona estate priva di accidia e superbia! Torneremo in settembre.
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