domenica 30 agosto 2015

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 138 – Quello che succederà per tassi e Grecia dipende da intrecci di pensieri


Tra quattro giorni compirò 73 anni. E così mi permetto di dedicare questa lezione ai tempi lunghi/brevi e all’influenza su di noi del pensare altrui.
Quando arrivate a 73 anni, vi accorgete dell’importanza delle tracce lasciate, e cioè di quello che gli altri pensano di voi. Questo nella vita succede sui tempi lunghi. Nei mondi finanziari, invece, succede sui tempi brevi. C’è una storia paradigmatica degli effetti della comprensione dei pensieri altrui e l’avevo preannunciata nella lezione precedente. Ora ve la racconto.

Nel 1997 il quotidiano Financial Times chiese all’economista-psicologo Richard Thaler, affermato professore della prestigiosa Booth School of Business di Chicago, un articolo per fare il punto sui progressi delle ricerche psicologiche in rapporto alle discipline economiche. Richard Thaler propose di centrare il pezzo giornalistico sui risultati di un curioso esperimento, una sorta di gara. Chi, tra i lettori del Financial Times, avesse vinto questa gara avrebbe ricevuto due biglietti di prima classe andata-ritorno da Londra a New York. Ecco il rompi-capo che andava risolto per vincere il premio:

Scegli un numero da 0 a 100 in modo da andare il più possibile vicino ai due terzi della media dei numeri scelti dai partecipanti alla gara.

Veniva spiegato che molti lettori avrebbero partecipato al gioco e ognuno avrebbe fornito la sua risposta. Avrebbe vinto quel numero che fosse risultato il più vicino ai due terzi della media dei numeri presentati da ciascun partecipante. Per aiutarvi a capire come funziona questo gioco, poniamo che ci siano solo tre giocatori e che loro risposte siano 20, 30 e 40. La media delle risposte è 30. Due terzi di 30 è 20. Ragion per cui il giocatore che ha scelto 20 è il vincitore. Sembra semplice, ma nella realtà delle cose non lo è.
A questo punto provi Lei, lettore, a dare la sua risposta! Non vada avanti, proverà più gusto se cercherà anche Lei di risolvere il rompicapo. E, per risolverlo c’è una domanda preliminare che forse le sembrerebbe giusto fare?

Pausa. Ecco, ora ha pensato la sua risposta. E torniamo al nostro gioco.

Consideriamo quello che potremmo chiamare il “pensatore a livello zero”, zero cioè di concentrazione, nel senso che questo ipotetico giocatore non prova neppure a pensare. Dirà forse qualcosa del genere: “Non so. Mi sembra un problema di matematica, e a me non piacciono i problemi di matematica, soprattutto se si tratta di rompicapi. Penso che risponderei a caso”. Molte persone che affrontano questo gioco si comportano così, e spesso scelgono a prima vista 50, solo perché  50 è il numero a metà strada tra 0 e 100.
Come si comporterà una giocatrice/tore al primo livello di pensiero? Dirà, tra sé e sé: “Mi sembra che le persone con cui mi sono trovata/o a giocatore non siano inclini a ragionare troppo. Diranno il primo numero che verrà loro in mente, probabilmente 50. Così la mia risposta sarà 33, due terzi cioè di 50”.
Un giocatore di secondo livello penserà qualcosa del genere: “Molti giocatori saranno di primo livello, e penseranno che gli altri giocatori siano uguali a loro: quindi risponderanno 33. Se la maggioranza risponde 33, io sceglierò 22, cioè due terzi di 33”.

Un giocatore di terzo livello: “Molti giocatori capiranno la logica di questo rompicapo e risponderanno 22, ragion per cui io scelgo 15”.

E così via. Non c’è un numero preciso in cui si può interrompere questa catena di ragionamenti. E’ una catena che conduce alla scelta di numeri sempre più piccoli. Quanto piccoli? Dipende da quanto pensiate che pensino gli altri concorrenti al gioco. A questo punto, caro Lettore, vuoi cambiare la tua risposta iniziale?
Una buona domanda sarebbe: che cosa farebbe un computer se fosse stato programmato per risolvere questo problema? Non si fermerebbe mai, attraversando tutti i livelli di pensiero, fino a arrivare a zero, cioè alla fine della corsa. Non gli importerebbero le risposte degli altri perché, per un computer programmato a rispondere con un algoritmo elementare che risolve questo problema, l’unica risposta razionale è zero. E tuttavia, se il computer giocasse contro uomini con un livello di pensiero più basso, perderebbe la partita. Stupefacente? La stupidità batte l’intelligenza? Niente di cui stupirsi! Infatti gli uomini avrebbero probabilmente dato come risposte numeri più grandi di 0, e i due terzi della media si avvicinerebbero probabilmente più a una delle loro risposte che non allo 0 fornito dal computer.

Qualcosa del genere è successo con il concorso indetto dal Financial Times. Risposero lettori di tutti i tipi. La risposta vincente fu 13. C’era chi forse aveva studiato logica o matematica, e rispose 0 (circa il 10% dei concorrenti). Ci furono poi molti 33 e 22, qualche 50, e pochi 100. E’ interessante constatare che la maggioranza delle risposte indica come le persone provino a pensare. Pochi rispondono a caso, anche se non tutti si rendono conto che la vittoria dipende dalle risposte altrui. In effetti molte risposte si collocavano tra 0 e 33. Di qui la vittoria di chi aveva risposto 13. Ecco la domanda che sarebbe stato sensato fare fin dall’inizio: “Con chi mi troverò a fare questo gioco? Con che tipo di persone?”

Quale è la morale di questo gioco?

Ci insegna che la vita spesso funziona proprio come il gioco di Richard Thaler: non è la “miglior riposta” in astratto quella che prevale, ma la scelta che tiene conto delle risposte degli altri, dei loro pensieri. In certo qual modo potremmo dire che il conformismo è razionale. Questo è particolarmente vero sui mercati finanziari dove non bisogna tener conto solo di ciò che sarebbe razionale, ma anche dell’influenza di emozioni come l’avidità (cfr. bolla cinese) e la paura (cfr. bolla cinese).

Perché la risposta perfetta è 0? Perché corrisponde al cosiddetto  equilibrio di Nash (il protagonista di Beautiful Mind, se avete visto il film) e cioè la risposta che, se fosse stata data da tutti, è tale che nessuno vorrebbe cambiare la sua. E’ la risposta che darebbe un computer, e che darebbero tutti i computer in gara. E così tutti i computer sarebbero su un piano di parità, e non vincerebbe nessuno. Dal punto di vista del conformismo razionale la cosa più interessante, se provate a sottoporre questo gioco in un’aula con un gruppo di partecipanti, è giocarlo una seconda volta, dopo che tutti i concorrenti hanno saputo tutto quello che voi avete imparato fin qui. Sanno cioè chi ha vinto la prima tornata, conoscono le risposte degli altri, e sanno che la risposta teoricamente razionale è 0. A questo punto si gioca una seconda volta: solo chi vuole fare bella figura risponde 0. E’ evidente che la risposta perfetta sul piano razionale non è molto sensata perché è assai improbabile che tutti rispondano 0. Bisogna farsi un’idea degli altri concorrenti: hanno veramente capito tutti? Qualcuno risponderà 0? E chi non risponde 0 di quanto si abbasserà rispetto alla risposta fornita nella prima tornata? Se ripetete il gioco più volte, il numero vincente si avvicinerà sempre di più a zero, ma non sarà zero perché basta che uno dei partecipanti risponda con un numero alto per far vincere chi ha dato un numero più basso, ma non 0. In effetti, se ripetete il gioco per molte volte di fila, dovete stare attenti che due concorrenti non si mettano d’accordo, magari dandosi un’occhiata: uno risponde 100 e l’altro vince perché la media si alza di molto!


La logica di questo esperimento è molto importante perché spiega come funziona la Fed nel prendere la prossima decisione sul rialzo dei tassi. Presumibilmente avverrà verso la fine del 2015. Ma avverrà in seguito a un processo analogo a quello dell’esperimento di Thaler. Ogni membro della Fed fa una previsione che tiene conto delle previsioni degli altri. E così possiamo fare un primo passo nella comprensione del processo decisionale ottenendo una media delle posizione dei vari decisori, come nella figura dove le posizioni dei vari membri sono rappresentate con dei puntini.


 La figura mostra con dei puntini le previsioni sul rialzo dei tassi dei vari membri della Fed dal 2014 al 2017 e oltre. (Fonte: Federal Reserve rielaborata).

Ma possiamo fare anche di più. Cercare cioè di collegare i puntini alle persone alla luce delle dichiarazioni e dello stile decisionale dei vari membri: chi più falco chi più colomba, chi più attendista e chi più impulsivo. In seguito, quando le posizioni dei vari esponenti della Fed si cristallizzeranno in una decisione, potremo ricostruire il convergere dei vari personaggi in un punto comune. Ed è questo punto comune che i vari operatori sperano anticipare tenendo conto di quanto indicato nelle due figure, e delle aspettative di tutti gli altri operatori. Questo spiega come mai le previsioni della Federal Reserve e i dati di mercato possano discostarsi sui tempi medi come si è visto nelle lezioni precedenti.


 Il tentativo di attribuire i vari pallini ai diversi membri della Fed (Fonte: Federal Reserve rielaborata).

In conclusione, sui tempi medio-corti, il futuro dipende da quello che gli altri pensano che gli altri decidano, e si cerca di anticiparlo. Sui tempi lunghi invece le condizioni obiettive prevalgono. All’inizio di luglio tutti stanno aspettando le decisioni dei politici europei sul futuro della Grecia. E tuttavia, al di là delle decisioni finali, se e quando ci saranno delle decisioni finali, contano anche i dati oggettivi. E cioè la lunghezza dei tempi necessari perché un’economia torni ai livelli pre-crisi. E per la Grecia sarà necessario il periodo più lungo, come mostra la figura allegata. Purtroppo anche l’Italia non è messa molto bene. Ci attende un periodo di pazienza e frugalità. 

La luce alla fine del tunnel: quanti anni ci vorranno perché l’economia torni ai livelli pre-crisi? Confronto tra i principali paesi. (Fonte: Bloomberg rielaborata) 

Il dato più significativo di uno stato di cose differenziato è il confronto tra le previsioni relative al mercato del lavoro in Germania, Grecia e Italia di qui al 2020. Insomma contano le aspettative, ma sono vincolanti anche i dati economici. 

Confronto tra il mercato del lavoro in Germania, Grecia e Italia dal 2005 al 2015 e previsioni di qui al 2020: livello di disoccupazione dal 2005 al 2020 per i tre paesi. (Fonte: Bloomberg rielaborata)


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