mercoledì 25 dicembre 2013

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 64 – Il taccuino di Greenspan e le emozioni del mercato

   
   Nella lezione precedente ci siamo chiesti se è possibile parlare di emozioni del mercato. Si tratta semplicemente di uno stratagemma linguistico per designare in modo sintetico alcuni indicatori che si potrebbero esprimere più direttamente come rapporti, medie, volumi e scarti, come nel caso dei sette indicatori di Plus? Oppure sono qualcosa di più?


   Secondo Alan Greenspan, nel suo recente saggio “The Map and the Territory. Risk, Human Nature and the Future of Forecasting” (Allen Lane 2013, Londra), la risposta è qualcosa di più, nel senso che i mercati sono governati da contagi emotivi e che “negli oltre sei decenni di interesse attivo in materia ho incontrato pochi metodi di previsione dei prezzi azionari sostanzialmente di successo”. Greenspan si limita a dire che ci sono momenti di esuberanza (irrazionale, cioè emotiva) e momenti di depressione e che, sui tempi lunghi, si torna comunque sulle medie storiche, proprio come sostiene il premio Nobel dell’economia di quest’anno, Robert Shiller.

   Ma se le emozioni giocano questo ruolo di innesco dei contagi irrazionali, come concepisce Greenspan il ruolo delle emozioni in tali contagi? Egli accetta la concezione tipica della nostra cultura sul funzionamento delle emozioni. Essa è riassumibile in questa sequenza:


EVENTO ESTERNO

EMOZIONE

DECISIONE GUIDATA DALL'EMOZIONE

AZIONE

SUCCESSO  O  INSUCCESSO

CAMBIAMENTO O PROSEGUIMENTO DELL'AZIONE


   Ogni fase innesca la successiva: succede qualcosa, suscita in noi un’emozione, l’emozione innesca una decisione che si traduce in un’azione. Tale azione va bene o male (successo o insuccesso). Se va bene, procediamo nella stessa direzione, se va male, nasce un’emozione negativa che ci fa cambiare rotta. 

   Questo modello spiega quello che Greenspan chiama il “Jessel effect”, riferendosi a coloro che speculano in borsa a prezzi crescenti, arricchendosi come il giovane Jessel che continua a comprare finche non ordina al suo agente di vendere. “A chi?” risponde il broker.

   Questo paradosso, ricordato da Greenspan, si spiega con la tendenza a proseguire un’azione fino a quando si rivela di successo: di qui le crisi improvvise. Lo schema delle emozioni come sviamento e  turbativa è molto forte nella cultura popolare. 

   Il ruolo delle emozioni è addotto come giustificazione dei nostri errori: siamo meno colpevoli se siamo meno responsabili, se le nostre emozioni ci hanno catturato e portato fuori strada rispetto a quando facciamo una scelta ponderata e deliberata. Le ricerche sulle emozioni e sulle loro basi neuro-fisiologiche hanno mostrato che questa concezione ingenua, per quanto spontanea e diffusa, è infondata, come vedremo nella prossima lezione (cfr. anche il manuale di Legrenzi, Papagno, Umiltà, Mulino 2012). 

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