domenica 1 settembre 2013

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 48 – Donne e uomini: ci sono differenze sistematiche?


Come sa ogni consulente esperto, nessun cliente è uguale a un altro. Eppure in questa diversità si possono trovare delle caratteristiche comuni, per esempio a donne e uomini?

Ovviamente anche all’interno di queste due categorie ci sono diversità, sia per indole e carattere innati, sia per le tracce che lo scorrere della vita lascia sulla biografia di ogni persona. E tuttavia le ricerche condotte su vasti campioni mostrano alcune differenze sistematiche, assai interessanti e istruttive anche in una prospettiva più generale. Nessuno nota a prima vista queste differenze, se non forse i consulenti più esperti, dati i lunghi anni di frequentazione con i clienti più diversi. Nel campo degli investimenti, per le persone comuni, vale il celebre aforisma di Oscar Wilde: “L’esperienza è il tipo di insegnante più difficile. Prima ti fa l’esame, poi ti spiega la lezione”. In effetti, molte di queste lezioni alludono a esperienze a cui il risparmiatore non è preparato.

Nessuno gli ha fornito neppure i rudimenti di un’educazione finanziaria. Da questo punto di vista donne e uomini sono su un piede di parità. Ma questa è un’altra storia. La domanda che qui ci poniamo è: le donne sono sistematicamente diverse dagli uomini, pur nell’ambito della specialità di ciascuna biografia? E quali sono le conseguenze di tali differenze, in riferimento alle scelte di investimento? Già Brad Barber e Terrance Odean, nel loro classico lavoro (pubblicato nel febbraio 2001 sul Quarterly Journal of Economics), avevano scoperto che “gli uomini sono più over-confident delle donne” (sono cioè più sicuri delle loro opinioni sugli andamenti futuri dei titoli). Per questo motivo, gli uomini “tendono a ruotare i titoli nel portafoglio più spesso delle donne, e i loro risultati sono leggermente inferiori”. Si noti bene che si tratta di campioni affidabili, composti da decine di migliaia di persone.

Un altro dato interessante è che questa differenza tra donne e uomini si attenua nelle coppie sposate, dato che le decisioni prese in comune riducono le differenze, che sono più spiccate se si confrontano single di sesso diverso (i maschi single sono quelli che, in media, più danneggiano i loro portafogli, se non hanno un consulente).

Le relazioni dentro la coppia, e le conseguenti decisioni, non influenzano solo le famiglie statunitensi ma anche quelle delle Filippine, come emerge dalla bella ricerca di Nava Ashraf (American Economic Review, 2009, 1245-1277, Spousal Control and Intra-Household Decision Making). Essendo in media gli uomini più sicuri delle donne, essi tendono anche a prendere più rischi, mentre le donne sono più prudenti. E’ vero che secondo la ben nota, e più volte convalidata, curva del valore soggettivo di Daniel Kahneman, c’è un’asimmetria tra guadagni e perdite, nel senso che le seconde fanno più male rispetto a quanto non siano piacevoli i primi (sono tornato più volte su questo punto). Le donne, più prudenti, imparano prima, e quindi cercano di evitare le perdite, mostrando di conseguenza profili di rischio mediamente più bassi (cfr. Meir Statman, What Investor Really Want, McGraw Hill, 2011, p.122). Sappiamo che si tratta di una differenza culturale, legata all’educazione e al ruolo all’interno della famiglia. Gli studi sui gemelli monozigoti mostrano che i fattori genetici, innati, spiegano soltanto il 20% delle differenze tra gli adulti (op. cit., pag. 123). Le donne hanno un ruolo fondamentale anche se appartenenti a culture diverse: sanno spronare gli uomini a posporre i piaceri, i consumi e, quindi, a risparmiare (op. cit., p.100).

Di questa importanza della capacità di auto-controllo e di sacrificio in vista di gratificazioni più grandi, si era già accorto Walter Mischel, che lo dimostrò in un classico esperimento. Mischel filmava, a loro insaputa, bambini e bambine di quattro anni, dopo aver presentato loro un marshmallow, una specie di dolcetto gommoso e spugnoso, di colore bianco. “Puoi mangiarne uno subito – veniva detto – oppure puoi aspettare qualche minuto e, quando tornerò, potrai averne due”. Se provate a guardare in rete i vari filmati delle repliche dell’esperimento (impagabile è: Kids Marshmallow Experiment su You Tube), potete vedere i bambini che lottano con se stessi pur di resistere, ma poi spesso capitolano. Chi guarda altrove, chi si copre gli occhi, chi batte il tavolino tamburellando le dita, o muove le gambe, tutto per cercare di distrarsi dalla tentazione posta davanti ai loro occhi.

Il regista Sergio Leone, nel film C’era una volta l’America, fa una sorta di citazione dell’esperimento, mostrando un bambino che deve aspettare una bambina per darle una meringa, il prezzo richiesto dalla bambina per tirare su le gonne. Il bambino non resiste, intacca poco alla volta la meringa e, infine, il desiderio gastronomico prevale definitivamente sulla fantasia sessuale. E non è un caso che si tratti proprio di un bambino!

Michel continuò a seguire le/i 653 bambine/i che avevano partecipato all’esperimento nel 1968. Scoprì così che tra i circa duecento “partecipanti alla prova” – chi cioè aveva preso in considerazione il beneficio futuro, resistito alla tentazione, e ottenuto i due dolci promessi – le femmine erano più numerose dei maschi. Erano più obbedienti, sapevano posporre i piaceri e controllarsi per ottenerli, e, in seguito, questo tipo di bambine fece meglio negli studi e sul lavoro. E lo avevano già imparato a quattro anni! Non è un fatto così stupefacente. Dai dati ISTAT, contenuti in Educare al Denaro, un’antologia a cura di Elisabetta Ruspini (Franco Angeli 2008) risulta che in Italia:

Mentre per le ragazze in denaro è “un premio”, per i bambini si connota maggiormente come un flusso continuo: loro hanno la paghetta, le ragazze un “premio”. Inoltre sono le bambine a risparmiare di più: nel 1998 il 62,9% delle bambine tra i 6 e i 10 anni risparmia, una percentuale nettamente superiore a quella dei bambini (p. 115, Ruspini, op. cit.).

Resistere alle tentazioni, e saper comportarsi tenendo presenti  i tempi lunghi, è una dote che a quanto pare ci differenzia fina da piccoli, dato che in famiglia viene insegnata più alle bambine che ai bambini. Una dote che in seguito si rivela vantaggiosa nella società contemporanea, come mostrano le ricerche sulla psicologia degli investimenti. Chi è troppo sicuro delle proprie opinioni e valutazioni fa turnover tra i titoli, tende a vendere quelli su cui guadagna, tenendosi quelli su cui sta perdendo. Chi si comporta così finisce per avere portafogli che vanno peggio e, soprattutto, a non affidarsi ai consulenti. Le donne, più dubbiose, vanno dai consulenti e non sono vittime dei loro rimpianti e delle loro paure (cfr. lezioni precedenti, e Statman, op. cit. p. 49, e, sempre in Statman, il cap. 3: proviamo emozioni, alcune fuorvianti).

Nessun commento:

Posta un commento