domenica 3 giugno 2012

IMPRESSIONI DAL QUANT X TUTTI 2012


Ho partecipato mercoledì scorso al seminario “La finanza comportamentale si sposa con la quantitativa” organizzato da Diaman  a Firenze.
La prima parte del corso è stata condotta dal Prof. Bertelli (Università di Siena) ed aveva quale fil rouge la finanza comportamentale; al di là del tema – interessantissimo - ho avuto il piacere di ascoltare un docente di statistica (ce li figuriamo sempre pignoli e un po’ barbosi) che ha trattato argomenti apparentemente distanti dalla manipolazione dei numeri e delle cifre con grande piacevolezza e verve.
Il percorso si è sviluppato attraverso i limiti della mente umana che spesso incappa in illusioni ottiche, passando poi ai concetti di rischio e del suo controllo per giungere alla disamina delle situazioni di incertezza nelle quali ci si trova affrontando scelte di investimento evidenziando e analizzando infine anche i principali errori nei quali comunemente si cade (rappresentatività, disponibilità, ancoraggio, ecc…).
Ruggero Bertelli - Università di Siena

Da qui la necessità di aumentare il grado di razionalità che si dovrebbe inserire in questo percorso decisionale. In modo gradevole ed arricchito da esemplificazioni che hanno smussato il tecnicismo dell’argomento Mattia Annovi, vicepresidente di Diaman Sim, ha introdotto e sviluppato il tema principale della giornata: le probabilità condizionate.
Non essendo un docente di statistica e intendendo mantenere la massima comprensibilità cercherò di far comprendere di cosa si tratta e quale ausilio può dare all’investitore l’adozione di un simile principio nelle scelte di portafoglio.
Il presupposto su cui si basa questo approccio è quello di non considerare l’andamento del mercato un random walk (un percorso casuale) contrariamente a quanto presuppone tutta la teoria classica che mantiene la sua validità teorica e che negli ultimi 50anni ha condizionato, nel bene e nel male, tutti gli asset allocator del mondo; Markowitz, Sharpe, il Var, ecc. non possono e non debbono essere mandati in soffitta però si può considerare un modo innovativo di concepire le probabilità di successo nell’investimento azionario.
Perché considerare l’andamento di un mercato azionario un percorso che subisce dei condizionamenti e non un percorso casuale? Per due fattori soprattutto. Il primo è l’effetto dell’inflazione che agisce sulle quotazioni per il solo fatto di esistere (concetto assolutamente intuitivo); il secondo fattore nasce dalla considerazione che i mercati quotano aziende e queste non possono assumere valori a lungo valori irreali rispetto alla loro realtà patrimoniale e reddituale.


Mattia Annovi -  Diaman Sim

Nessuna azienda è destinata a restare a lungo sottoquotata o sopravvalutata perché il mercato prima o poi “scopre” questa anomalia e riporta la quotazione a valori più congrui.
Si crea dunque un effetto “mean reversion”, ossia i prezzi tornano verso le loro medie proprio perché gli operatori tendono costantemente a scegliere le aziende migliori a scapito di quelle in difficoltà e gli indici non possono che contabilizzare queste scelte adattandosi a questo fenomeno.
Da questi principi si è passati all’assunto che se ciò è vero (c’è un condizionamento del mercato stesso) esisteranno allora degli effetti di causa-effetto tra rendimenti passati e rendimenti futuri perché le condizioni di mercato non saranno neutre ma dipendenti da queste disfunzioni.
E’ stato dunque scomposto il mercato su finestre temporali rolling di tre anni ed è emersa una matrice (mobile) in grado di attribuire diverse probabilità (non certezze ovviamente) di conseguire risultati positivi (o negativi) da un investimento – misurato sul mantenimento dell’investimento per un triennio – in base a ciò che è successo nel passato.
La cosa è anche intuitiva. Se il mercato viene da una lunga fase di ribassi è “logico” attendersi prima o dopo un rimbalzo e se viene da una lunga fase di rialzi è altrettanto “logico” attendersi uno storno. L’analisi della distribuzione dei rendimenti passati, rielaborata accuratamente su base statistica (dinamica a questo punto) ci può fornire utili indicazioni sulle probabilità future di investire con un credibile grado di attendibilità e di poter anche quantificare la componente di rischio da inserire in un portafoglio.
Francesco Canella - Diaman Sim


L’ultima parte della relazione è stata condotta da Francesco Canella, sviluppatore di modelli quantitativi di Diaman, che ha illustrato il funzionamento di un software creato dalla società per la costruzione di asset di investimento basati sull’applicazione del principio delle probabilità condizionate per andare infine a verificare il comportamento di alcuni modelli quantitativi applicati a ben definiti prodotti di gestione di Diaman.
Credo che la giornata sia stata spesa utilmente; ho trovato degli utili spunti nelle tematiche relative alla finanza comportamentale che da anni cerco di applicare nella gestione della mia clientela.
Per quanto concerne il tema delle probabilità condizionate non posso che essere d’accordo. Sin da quando ho iniziato ad occuparmi di asset le teorie e i modelli di riferimento mi avevano sempre dato l’idea di costruzioni teoriche utilissime ma limitate a causa dei loro assunti. Questo approccio riesce a coniugare i due aspetti, non manda in soffitta gli assunti del passato ma cerca di arricchirne i contenuti con una maggiore aderenza alla realtà operativa.
Nella guida dei miei clienti ho sempre valutato prospettive diverse per la costruzione dei loro asset di portafoglio. Credo che considerare anche questo approccio unitamente agli altri, ormai consolidati, possa costituire un ulteriore aiuto nel tentativo di ridurre il più possibile la componente di rischio che costituisce la maggiore incognita di un portafoglio.

 


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