LE ULTIME PAROLE FAMOSE …
Togliamoci subito l’impiccio di vedere come è andata la settimana scorsa sui mercati azionari; l’interpretazione è decisamente intuitiva con solamente
due indici azionari in positivo che sono quelli relativi alle borse brasiliana e russa.
due indici azionari in positivo che sono quelli relativi alle borse brasiliana e russa.
L’indice svizzero chiude in negativo per un nonnulla, Gran Bretagna e India chiudono l’ultima settimana del semestre con perdite molto contenute, rispettivamente -0,59% e -0,75%; tutto il resto desolazione. Si parte da una riduzione di valore dell’indice mondiale pari al -1,16% sino alla sbandata del Nasdaq che chiude con una perdita del -2,37%.
Una settimana negativa che conferma appieno l’andamento generale di questa prima metà dell’anno.
Decisamente
poco confortante, no? Solo un terzo degli indici girano la boa semestrale con
segno positivo e di questi solo il Nasdaq e la borsa indiana possono vantare
performance di qualche interesse. La prima chiude il ciclo di metà anno con una
crescita dell’8,80% mentre il mercato del subcontinente indiano segue con un
rendimento del 4%. S&P 500 a 1,67%, Francia e Indice mondiale sopra lo zero
di un nonnulla.
L’attenzione
va dunque rivolta agli indici più pesantemente colpiti, che sono, a -4,70%,
quello tedesco e quello brasiliano
mentre abbondantemente in rosso finiscono l’indice svizzero, a oltre -8%, e
quello cinese che registra un ribasso di quasi il 14%.
Le cause
sono molteplici ma è forse più importante guardare in avanti piuttosto che
tenere lo sguardo rivolto al passato, anche se recentissimo.
I mercati
sono in difficoltà e due sono ora i fattori principali. Il primo squisitamente
politico e pertanto fuori da qualsivoglia considerazione di tipo economico che
consiste nella tenuta sempre più precaria del governo tedesco e le tensioni fra
gli stati membri della comunità europea. Non che all’orizzonte ci possa essere
per forza il timore di una sua disgregazione ma in assenza di interventi che
rendano più coesa la convivenza fra stati membri le forze centrifughe si
faranno molto sentire.
L’aspetto
economico, invece, di grande rilevanza che sta provocando problemi e ancor più
ne porterà nell’immediato futuro è costituito dalla guerra dei dazi caldeggiata
e voluta da Trump che sembra stia per andare fuori controllo. L’articolo
precedente chiudeva proprio con questo avvertimento e la settimana appena conclusa
ha confermato i timori espressi nell’editoriale. A conferma di ciò, proprio
oggi, un articolo di Repubblica sembra esprimere in maniera ineccepibile le potenzialità negative dei dazi all’importazione.
L’articolo, a cura di Arturo Zampaglione, si intitola “Boomerang dazi. Ora GM
minaccia licenziamenti”.
Invito
ovviamente alla lettura dell’articolo di cui accenno a un paio di interessanti
passaggi.
“Ci saranno meno investimenti, meno posti di
lavoro e salari più bassi”.
E a seguire,
“Un inasprimento delle tariffe
sull’importazione porterà a una GM più piccola, con una presenza ridotta, con
il rischio di una diminuzione – non di un aumento – del numero egli americani
occupati”. Come dire: “L’esatto contrario di quel che Trump dice di puntare”.
Il trend del
momento è decisamente negativo, lo vediamo dall’andamento dell’ultimo mese. E’
o non è piuttosto chiaro?
TASSI
D’INTERESSE
Ne abbiamo
parlato fin troppo spesso in questi mesi. Vediamo l’attuale situazione
confrontando il livello iniziale di gennaio con la chiusura di venerdì scorso.
In Italia la
tensione sui tassi è inequivocabile. Dal 2% al 2,80%. In Usa l’aumento di oltre
40 centesimi è strettamente correlato agli aumenti della Fed e anch’esso ci da
una precisa direzione. In direzione contraria se ne va il bund tedesco ma per
quanto ancora se il governo cade? Dunque le tensioni sui tassi di interesse ci
sono e potrebbero inasprirsi nella seconda parte dell’anno. Altro focolaio di
possibili infezioni e qui stiamo parlando di bond, non di azioni.
I CAMBI
L’euro per
tutto un semestre ha mostrato debolezza nei confronti delle quattro valute del
nostro paniere e debolezza significa maggiori potenzialità per l’export ma se
arrivano i dazi l’effetto si annulla. Se poi si indebolissero le altre valute
le difficoltà di penetrazione sui mercati esteri si accentuerebbero.
Fantasie?
Forse sì ma se andiamo a vedere l’andamento più recente dello yen e dello yuan qualche dubbio ci potrebbe
assalire.
A due mesi e
a un mese entrambe le principali valute asiatiche si stanno indebolendo nei
confronti dell’euro e in modo particolare lo yuan. Orbene sappiamo tutti che
l’interscambio fra paesi dell’Unione Europea e Cina e Giappone sono
estremamente importanti e molto hanno contribuito al positivo trend in atto; se
però i rapporti di scambio andassero a favorire le nostre controparti asiatiche
ecco che un ulteriore elemento negativo potrebbe ridurre l’attuale crescita e
le conseguenze sarebbero evidentemente negative.
Ecco dunque
l’andamento dell’euro sulle altre valute dall’inizio dell’anno:
MATERIE
PRIME
Tutti noi
sappiamo che il prezzo del greggio influisce notevolmente, ad oggi, il livello
dell’inflazione per cui se prezzo del barile sale ci aspetta maggiore
inflazione e maggiore inflazione comporta prima o poi aumento dei tassi.
Come sta
andando il petrolio?
Sale, e sale molto. Forse un po’ di doverosa apprensione è il caso di metterla in
conto.
CONCLUSIONE
Il trend attuale è evidente,
i pericoli potenziali non sono certamente di poco conto. Sarebbe forse sin
troppo facile in questo momento inviare messaggi negativi. D’altro canto le
ragioni suesposte possono anche essere mediate o corrette o addirittura servire
da sprone per trovare un equilibrio migliore. Fammi indovino e ti farò ricco;
mai detto fu meglio espresso.
Dal canto mio mi limito a
suggerire prudenza, non paura, ma soprattutto suggerisco di rivedere i propri
piani di investimento per renderli più flessibili e più resistenti in caso di
significative correzioni. Meglio partire per le vacanze con i compiti fatti
piuttosto che preoccuparsi sotto l’ombrellone o sdraiati su un verde prato
alpino.
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