domenica 1 luglio 2018

MERCATI FINANZIARI AL 29/6/2018


 
LE ULTIME PAROLE FAMOSE …

 

Togliamoci subito l’impiccio di vedere come è andata la settimana scorsa sui mercati azionari; l’interpretazione è decisamente intuitiva con solamente
due indici azionari in positivo che sono quelli relativi alle borse brasiliana e russa.

L’indice svizzero chiude in negativo per un nonnulla, Gran Bretagna e India chiudono l’ultima settimana del semestre con perdite molto contenute, rispettivamente -0,59% e -0,75%; tutto il resto desolazione. Si parte da una riduzione di valore dell’indice mondiale pari al -1,16% sino alla sbandata del Nasdaq che chiude con una perdita del -2,37%.

Una settimana negativa che conferma appieno l’andamento generale di questa prima metà dell’anno.
 
 
Decisamente poco confortante, no? Solo un terzo degli indici girano la boa semestrale con segno positivo e di questi solo il Nasdaq e la borsa indiana possono vantare performance di qualche interesse. La prima chiude il ciclo di metà anno con una crescita dell’8,80% mentre il mercato del subcontinente indiano segue con un rendimento del 4%. S&P 500 a 1,67%, Francia e Indice mondiale sopra lo zero di un nonnulla.
L’attenzione va dunque rivolta agli indici più pesantemente colpiti, che sono, a -4,70%, quello tedesco e  quello brasiliano mentre abbondantemente in rosso finiscono l’indice svizzero, a oltre -8%, e quello cinese che registra un ribasso di quasi il 14%.
Le cause sono molteplici ma è forse più importante guardare in avanti piuttosto che tenere lo sguardo rivolto al passato, anche se recentissimo.
I mercati sono in difficoltà e due sono ora i fattori principali. Il primo squisitamente politico e pertanto fuori da qualsivoglia considerazione di tipo economico che consiste nella tenuta sempre più precaria del governo tedesco e le tensioni fra gli stati membri della comunità europea. Non che all’orizzonte ci possa essere per forza il timore di una sua disgregazione ma in assenza di interventi che rendano più coesa la convivenza fra stati membri le forze centrifughe si faranno molto sentire.
L’aspetto economico, invece, di grande rilevanza che sta provocando problemi e ancor più ne porterà nell’immediato futuro è costituito dalla guerra dei dazi caldeggiata e voluta da Trump che sembra stia per andare fuori controllo. L’articolo precedente chiudeva proprio con questo avvertimento e la settimana appena conclusa ha confermato i timori espressi nell’editoriale. A conferma di ciò, proprio oggi, un articolo di Repubblica sembra esprimere in maniera ineccepibile  le potenzialità negative dei dazi all’importazione. L’articolo, a cura di Arturo Zampaglione, si intitola “Boomerang dazi. Ora GM minaccia licenziamenti”.
Invito ovviamente alla lettura dell’articolo di cui accenno a un paio di interessanti passaggi.
“Ci saranno meno investimenti, meno posti di lavoro e salari più bassi”.
E a seguire, “Un inasprimento delle tariffe sull’importazione porterà a una GM più piccola, con una presenza ridotta, con il rischio di una diminuzione – non di un aumento – del numero egli americani occupati”. Come dire: “L’esatto contrario di quel che Trump dice di puntare”.
Il trend del momento è decisamente negativo, lo vediamo dall’andamento dell’ultimo mese. E’ o non è piuttosto chiaro?
TASSI D’INTERESSE
Ne abbiamo parlato fin troppo spesso in questi mesi. Vediamo l’attuale situazione confrontando il livello iniziale di gennaio con la chiusura di venerdì scorso.

In Italia la tensione sui tassi è inequivocabile. Dal 2% al 2,80%. In Usa l’aumento di oltre 40 centesimi è strettamente correlato agli aumenti della Fed e anch’esso ci da una precisa direzione. In direzione contraria se ne va il bund tedesco ma per quanto ancora se il governo cade? Dunque le tensioni sui tassi di interesse ci sono e potrebbero inasprirsi nella seconda parte dell’anno. Altro focolaio di possibili infezioni e qui stiamo parlando di bond, non di azioni.
 
I CAMBI
L’euro per tutto un semestre ha mostrato debolezza nei confronti delle quattro valute del nostro paniere e debolezza significa maggiori potenzialità per l’export ma se arrivano i dazi l’effetto si annulla. Se poi si indebolissero le altre valute le difficoltà di penetrazione sui mercati esteri si accentuerebbero.
Fantasie? Forse sì ma se andiamo a vedere l’andamento più recente dello yen  e dello yuan qualche dubbio ci potrebbe assalire.
A due mesi e a un mese entrambe le principali valute asiatiche si stanno indebolendo nei confronti dell’euro e in modo particolare lo yuan. Orbene sappiamo tutti che l’interscambio fra paesi dell’Unione Europea e Cina e Giappone sono estremamente importanti e molto hanno contribuito al positivo trend in atto; se però i rapporti di scambio andassero a favorire le nostre controparti asiatiche ecco che un ulteriore elemento negativo potrebbe ridurre l’attuale crescita e le conseguenze sarebbero evidentemente negative.
Ecco dunque l’andamento dell’euro sulle altre valute dall’inizio dell’anno:

MATERIE PRIME

 

Tutti noi sappiamo che il prezzo del greggio influisce notevolmente, ad oggi, il livello dell’inflazione per cui se prezzo del barile sale ci aspetta maggiore inflazione e maggiore inflazione comporta prima o poi aumento dei tassi.

 
Come sta andando  il petrolio?


Sale, e sale molto. Forse un po’ di  doverosa apprensione è il caso di metterla in conto.

 
 

CONCLUSIONE

 
Il trend attuale è evidente, i pericoli potenziali non sono certamente di poco conto. Sarebbe forse sin troppo facile in questo momento inviare messaggi negativi. D’altro canto le ragioni suesposte possono anche essere mediate o corrette o addirittura servire da sprone per trovare un equilibrio migliore. Fammi indovino e ti farò ricco; mai detto fu meglio espresso.

 
Dal canto mio mi limito a suggerire prudenza, non paura, ma soprattutto suggerisco di rivedere i propri piani di investimento per renderli più flessibili e più resistenti in caso di significative correzioni. Meglio partire per le vacanze con i compiti fatti piuttosto che preoccuparsi sotto l’ombrellone o sdraiati su un verde prato alpino.



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