sabato 17 luglio 2010

L’INCOERENTE ALLOCAZIONE DEL RISPARMIO NEL REDDITO FISSO. UN’ANOMALIA TUTTA ITALIANA

A fine giugno Lamberto Cardia, presidente uscente della Consob, ha presieduto l’incontro annuale con la comunità finanziaria italiana mediante una relazione dai contorni severi e per certi versi  inquietanti.

Ha minuziosamente elencato le cose fatte sotto la sua direzione e quelle da fare (che lascia in eredità al suo successore) focalizzando l’attenzione su aspetti e riflessioni di grande importanza.

La mia attenzione si è concentrata su un particolare punto che riveste un peso fondamentale per la comunità dei risparmiatori italiani: l’incoerente allocazione del risparmio nel comparto obbligazionario.

Dice Cardia:

“….. Queste attività di vigilanza si sono svolte in un contesto di mercato caratterizzato dalla nota crisi di liquidità, cui il sistema bancario ha risposto incrementando l’emissione di obbligazioni collocate presso gli investitori retail, il cui controvalore è più che raddoppiato negli ultimi due anni e ha rappresentato circa l’80% del totale dei collocamenti obbligazionari delle banche.
            Di conseguenza è ulteriormente aumentato il peso delle obbligazioni bancarie sulla ricchezza finanziaria delle famiglie, che negli ultimi quindici anni è cresciuto progressivamente passando dal 2% del 1995, al 7% del 2000, al 10,4% del 2009. Si tratta di un peso di gran lunga superiore a quello degli altri principali paesi europei.
E’ un fenomeno su cui la Consob pone particolare attenzione, considerato che nei portafogli degli investitori retail si rileva la presenza di obbligazioni in prevalenza illiquide e talvolta più rischiose dei titoli di stato senza che tali rischi siano adeguatamente riflessi nel rendimento offerto. ….”

Il Sole-24Ore (articolo a firma di Morya Longo pubblicato il 29 giugno scorso) si sofferma, certamente non per caso, su questo stesso punto integrando le parole di Cardia con cifre e sottolineature che confermano la gravità di questa anomalia; nell’articolo si afferma che:

Ø  i risparmiatori acquistano queste obbligazioni come se fossero l’affare del secolo;
Ø  le banche made in Italy attraverso questi titoli riescono a finanziarsi a tassi molto bassi presso le famiglie;
Ø  i piccoli risparmiatori aumentano le quantità acquistate mentre gli investitori istituzionali (leggasi operatori professionali) comprano quantità decrescenti di questi titoli;
Ø  le famiglie italiane hanno in carico ben 180 miliardi di Euro di questi titoli, più del doppio degli altri paesi europei ad eccezione della Germania;
Ø  la raccolta di denaro in Italia da parte delle banche avviene ormai per il 40% mediante queste obbligazioni;
Ø  all’interno di questo comparto troviamo di tutto (titoli poco liquidi e titoli illiquidi ed un buon numero di titoli strutturati ossia quelli meno trasparenti, più rischiosi e di più difficile valutazione).

Eppure - sostiene l’articolista - e ne siamo tutti perfettamente convinti, le famiglie italiane non sembrano amanti del rischio, tanto che il 44% della ricchezza finanziaria è investita in depositi e risparmio postale e per il 15% è rappresentata da titoli di stato (ma nel solo 2009 è avvenuto un calo del 3% !!! ).

Tutto ciò non è forse un’enorme ed evidente contraddizione in termini ? Può essere che sia soprattutto un problema di scarsa conoscenza e di disinformazione ?

Io ne sono assolutamente convinto e mi auguro, prima di dover magari rivivere le angosce del biennio 2007-2008 (ricordiamoci che l’ ipotesi del double dip mantiene a mio parere tutta la sua validità), che le famiglie italiane, consapevoli di ciò, inizino a rendersi conto del pericolo che corrono e vi pongano rimedio.

Ci sono strutture e professionisti in grado di eseguire con cura un check-up del portafoglio investito e suggerire le opportune modifiche al fine di renderlo adeguato alle specifiche esigenze di ciascuno.

Il mondo è letteralmente sommerso di carta di debito  ed offre enormi opportunità di scelta; perché dunque rinunciare alla qualità ed alla sicurezza dei nostri capitali per pura pigrizia mentale?

Walter Cappello

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