In questi
giorni, incontrando la mia clientela, mi sono trovato di fronte a due posizioni
assolutamente contrapposte nella valutazione della situazione. Da un lato un
cliente che premeva per incrementare le sue posizioni azionarie convinto che la
situazione fosse in miglioramento (… lo dicono i TG … ) mentre un altro cliente
mi chiedeva se non fosse stato il caso di ridurre sensibilmente le posizioni
azionarie convinto che i mercati fossero in prossimità di un punto di svolta,
ossia pronti per un profondo ribasso.
Non è una situazione nuova e neppure strana; l’avidità e la paura sono i sentimenti dell’alternanza nella pancia e nella testa dei risparmiatori. Tuttavia non mi sento di dare ragione (o torto) né all’uno né all’altro di essi. Siamo in effetti nel bel mezzo di una situazione complicata. L’economia reale langue, la ricchezza continua a passare di mano (abbandona i meno fortunati per concentrarsi progressivamente nelle mani delle classe più abbienti), i mercati godono di flussi enormi di cassa che i governi fanno ivi confluire, alcune borse sono ai massimi storici mentre i tassi internazionali sono ai minimi storici.
Dire che cosa
accadrà da qui a un mese o un anno o un triennio è proprio materia per
aspiranti maghi, stregoni e preveggenti.
Nel tentativo
di dare un piccolo contributo e - di riflesso - una risposta al quesito andrò a
pubblicare in coda a questo scritto due articoli destinati agli addetti ai
lavori, dunque tecnici, certamente non di facile lettura che a mio parere però illustrano
con capacità e precisione l’attuale situazione. Questi due articoli sono l’uno
di Alessandro Fugnoli (Rallentare, prego) e l’altro di Francesco Caruso (Il
volo di Icaro di Wall Street). Ricordo ovviamente che a loro volta esprimono
delle opinioni e, dato che il futuro ovviamente non è dato saperlo, evitiamo di
prendere tutto per oro colato ma nondimeno il contenuto dei due articoli è interessante.
A mia volta,
vorrei dare un ulteriore contributo alla questione con un taglio decisamente
più fruibile ai più recuperando una vecchissima fiaba che racchiude delle vere
e proprie pillole di sapienza a cui aggiungo qualche piccola personale
considerazione.
“ C’era una volta un contadino che aveva un bel pollaio
con galli e tante galline e ogni anno, in primavera, nascevano tante belle
nidiate di pulcini pigolanti, covati con cura dalle chiocce.
Ma una gallina era speciale perché faceva un solo uovo al
giorno; nulla di strano, si dirà, nel fare un uovo, ma la cosa speciale
consisteva nel fatto che era quest’uovo ad essere speciale. Quest’uovo era un
uovo tutto d’oro e ogni mattina il contadino lo trovava nella cova, bello,
grosso e brillante.
Lo raccoglieva tutto gongolante e si fregava le mani
dalla contentezza, ma questo contadino era un ingrato. Non rivolgeva mai un
ringraziamento alla prodigiosa gallina; si prendeva l’uovo d’oro, andava al
mercato, lo vendeva e portava a casa un bel mucchietto di soldi che nascondeva
sotto al materasso senza raccontare nulla a nessuno, nemmeno a sua moglie che
lavorava tutto il giorno nei campi.
Era avido e avaro, insaziabile, finché una mattina trovò
un uovo più bello e più grosso del solito e pensò: “Se la gallina depone ogni
giorno un uovo d’oro, chissà quanto oro ha dentro la sua pancia. Lo voglio
tutto e subito!”.
Detto e fatto prese un coltello e squartò la gallina ma
le viscere del povero animale erano normali, come quelle di tutte le altre
galline. Fu così che il contadino rimase a bocca asciutta. Il malcapitato animale
non aveva un tesoro dentro il suo corpo ed ora era morto e non avrebbe mai più
dato alcun uovo d’oro! “
Questa
notissima favola di Esopo si presta a dare utili insegnamenti a tutti coloro
che hanno a che fare con la finanza ossia la maggioranza delle persone.
In primo luogo
è un esplicito monito nel non cadere nell’eccesso di avidità che, come ben
sappiamo, rappresenta il primo dei due atteggiamenti mentali che costituiscono
le spinte emozionali di chi investe i propri risparmi, l’avidità - per
l’appunto - e la paura. L’avidità è l’elemento motivante mentre il secondo è
quello inibente. Solo attraverso un
giusto compromesso fra i due si realizza l’equilibrio che ogni oculato
investitore dovrebbe avere.
In secondo luogo
illustra una legge naturale, un principio, quello dell’efficacia.
In campo
finanziario la gallina rappresenta il capitale mentre le uova d’oro ne
costituiscono i frutti, ossia gli interessi.
I risparmiatori
vedono prevalentemente l’efficacia secondo il paradigma delle uova d’oro; più
grande è l’uovo meglio è. Dunque, allargando il concetto, più si produce, più
si fa, più si è efficaci.
Ma non si può
prescindere dalla gallina. Se l’uovo è il prodotto, la gallina rappresenta il
mezzo di produzione. Se adottiamo un modello di vita che si concentra sulle
uova d’oro e trascura la gallina, ben presto rimarremo senza la risorsa che
produce le uova d’oro. Se invece ci prendiamo cura della sola gallina trascurando
il suo prodotto - le uova d’oro - presto ci troveremo senza i mezzi per sfamare
noi stessi e la gallina.
L’efficacia è un giusto equilibrio fra la
gallina e le uova d’oro, ossia un giusto equilibrio fra i mezzi di produzione e
i prodotti .
Veniamo ora ai
giorni nostri; il mondo intero sta passando un lungo e profondo periodo di crisi. Negli ultimi sei anni ne
abbiamo viste di tutti i colori: bolle immobiliari, mutui subprime, leverage,
credit crunch, fallimenti bancari, dilatazione dei debiti pubblici dei paesi
occidentali, sperequazione nella detenzione di ricchezza, calo della
produzione, imposizione fiscale alle stelle e chi più ne ha più ne metta.
Tutto ciò,
parafrasando la bella favola di Esopo, mi fa venire in mente l’aviaria. E’ come
se su tutti i volatili (compresa la gallina dalle uova d’oro – i nostri
risparmi, no?) incombesse il pericolo di una malattia epidemica, dunque molto
pericolosa se non addirittura mortale.
La gallina (i
nostri capitali) dunque è in pericolo, potrebbe ammalarsi e, se non si trova
una cura adatta, alla fine morire. Contrariamente
al principio di efficacia normalmente valido sono convinto che ora sia il caso
di porre molta attenzione alla gallina. In altre parole che sia molto opportuna
una strategia di conservazione del proprio capitale piuttosto che una strategia
speculativa che potrebbe danneggiarne la sostanza.
Questa mia non
vuole essere una visione pessimistica, tutt’altro. Ma se le cure che i governi
stanno mettendo in atto non dovessero funzionare a dovere (e non ci sono validi
motivi per crederlo allo stato attuale delle cose) sarà bene essersi dotati per
tempo di portafogli tali da resistere al meglio a eventuali default o
ristrutturazioni. Questa è a sua volta una strategia, è la strategia del buon
senso. Magari, se non soprattutto, avvalendosi di moderni strumenti di
misurazione del rischio e con una valida rotta da seguire (un buon financial
planning).
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