Il 27 luglio ho compiuto 75 anni e quindi
cercherò di affrontare il tema del passaggio generazionale in una prospettiva
più ampia, non solo quella della gestione e della trasmissione di un
portafoglio.
In vista degli anni futuri, non vanno
affrontati e superati soltanto i primi due paradossi del risparmio, noti da
tempo e non specifici della situazione italiana. Questi due paradossi sono il
fondamento della consulenza, la sua giustificazione ultima perché non sempre,
anzi quasi mai, è possibile lasciare il risparmiatore ad affrontarli da solo. E
i più che hanno voluto correre questo rischio, ne sono usciti male, dimostrando
la loro temerarietà inconsapevole, pur essendo spesso dei buoni e autentici
padri di famiglia, prudenti e saggi.
Un buon consulente deve saperli
affrontare e spiegarli, deve mettersi nei panni di chi gli ha affidato i
risparmi, ma non può fermarsi a questa forma di empatia, quasi compassione.
Troppa empatia fa del male perché non ci permette di vedere le cose in
prospettiva, sui tempi lunghi. Mettersi dal punto di vista del cliente deve
essere solo una prima tappa, uno strumento per poi correggere il modo di vedere
il mondo del risparmio in modo spontaneo, da parte di clienti impreparati.
Le loro emozioni, profondamente
radicate e di per se stesse sane, nel caso della gestione dei risparmi, fanno
loro del male e, alla lunga, oltre a fare il male dei risparmi, finiscono per
fare il male anche del risparmiatore. E tuttavia raggiungere e stabilizzare
questi obiettivi, che per la verità sono già un compito complesso, non è un
traguardo sufficiente, soprattutto se vi trovate in Italia. Bisogna anche
affrontare altre due questioni che sono oggi divenute cruciali per i
risparmiatori italiani. Si tratta di due problemi da cui dipenderà la
possibilità di traghettare il patrimonio complessivo alle nuove generazioni che
si trovano in una situazione di svantaggio nella possibilità di cumulare
risparmi rispetto alle due generazioni precedenti.
Si tratta di superare gli ostacoli
insiti nell’assicurazione comportamentale, che ci porta ad affrontare i rischi
con un cieco “non si sa mai”. Non è detto i più delle volte che sappiamo quali
tra i molti scenari futuri possibili sarà quello che capiterà proprio a noi.
Ciò non vuol dire che, se ci capita, non siano chiare e prevedibili le
conseguenze.
Per fronteggiare queste conseguenze
va praticata l’assicurazione comportamentale.
E infine, ultimo ma non da ultimo, va
affrontato il terzo paradosso del risparmio. E’ questo il paradosso della
gestione ben fatta ma, proprio perché ben fatta, calibrata in modo sartoriale,
risulta centrata troppo sul presente, non rivolta a una situazione futura, non
focalizzata in vista del passaggio generazionale. Quest’ultimo allunga i tempi
“naturali”, la prospettiva “corta” che deriva da una visione egocentrica e
giustifica un profilo di rischio molto avverso al rischio perché guidato dal
breve termine.
Grazie ai lavori di molti studiosi e
alla rivoluzione che è partita da Charles Darwin, abbiamo capito che nella
gestione di risparmi non è importante avere molte risorse per affrontare
avversità sconosciute. Non si deve essere “robusti”, “forti”, ma, con quello
che è diventato uno slogan, bisogna cercare di adattarci a cambiamenti oggi
sconosciuti, essere cioè anti-fragili. Una gestione che è anti-fragile è una
gestione non direzionale, non over-confident, ma diversificata, una gestione
che, consapevole dell’incertezza del futuro, saprà adattarsi, proprio perché le
ha “scontate”, alle conseguenze di quella che l’ex governatore della Banca
d’Inghilterra Merwin King, sulla scia di molti altri studi, chiama “incertezza
radicale”. La comprensione delle conseguenze dell’incertezza radicale porta a
superare il paradosso dell’assicurazione comportamentale, affrontato e risolto
con un ventaglio adeguato di assicurazioni contro i rischi degli scenari
futuri.
Per quanto però vi “copriate” dei
rischi possibili assicurandovi, resterà una quota di incertezza radicale. E
tuttavia questa incertezza radicale non deve diventare la vostra incertezza
personale. Il passaggio generazionale vi permetterà una prospettiva più ampia.
Passando dall’IO al cerchio degli
affetti, non solo verrà ampliato lo spazio dei sentimenti e delle prospettive,
passando dall’IO al NOI, ma vi proietterete nel futuro, allungando così i tempi
di vita del vostro patrimonio. Come quando si getta un sasso nello stagno, il
patrimonio irradierà benefici, estendendosi in cerchi concentrici sempre più
lontani dall’IO.
Dovere mettere in condizioni il
vostro consulente, e il vostro consulente dovrà mettere voi in condizioni, di
superare quello che ho chiamato il paradosso della buona gestione, centrata su
un cliente specifico e sul presente. Va invece allargato il punto di vista,
esteso al futuro, un futuro dove ci sarà ancora il vostro cliente, anche se non
si sarà più il solo vostro cliente.
Questo cambio di prospettiva fa parte
di una concezione più ampia, quella che ho chiamato la protezione totale del
valore della persona. La protezione non solo dei risparmi, e non solo di tutto
il capitale umano del cliente. Anche la protezione di tutto ciò che si
riverbera dal nostro cliente, e non solo oggi anche nel suo futuro. Tanto più,
quanto più questo futuro oggi ci sfugge a causa dell’incertezza radicale.
Questa incertezza andrà tenuta sotto controllo proprio se cercheremo di capire
i possibili scenari in cui si presenterà e le possibili conseguenze.
L’anti-fragilità ci rende adattevoli,
l’invulnerabilità ci rende “corazzati”, capaci di respingere ogni attacco al
nostro benessere e al nostro senso di sicurezza. Purtroppo l’invulnerabilità è
oggi impossibile perché ci muoviamo in un mondo con troppa incertezza. Si
tratta quindi di traguardare e raggiungere una meta più difficile, meno
spontanea, ma più proficua. E’ questa che io chiamo anti-vulnerabilità, che non
è solo la capacità dell’adattamento agli scenari dell’oggi ma la capacità di
cercare di capire gli scenari futuri e di renderci più adattevoli a essi.
La
figura mostra che i giovani con una preparazione più bassa, e non solo in campo
economico e finanziario, sono quelli che vivono più spesso e più a lungo con i
genitori. Dati preoccupanti per l’Italia. Fonte: Bloomberg modificata.
In Italia, dove molti giovani vivono
ancora con i genitori, non abbiamo pre-condizioni agevoli per una buona
educazione finanziaria e questo è un ulteriore ostacolo al passaggio
generazionale. Le ricerche mostrano che, sui tempi lunghi, le persone che
vivono con i genitori sono proprio quelle meno preparate, e non solo nel campo
della finanza e della gestione del risparmio.
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