Ci sono dei dati recenti che mostrano
come in Italia l’uscita dall’assistenza sociale nel campo delle pensioni sarà
molto più grave e dolorosa che in altri paesi. Essenzialmente per l’effetto
congiunto di più variabili.
In primo luogo in molte pensioni
italiane c’è una componente “assistenziale” perché l’ammontare viene computato
con il distorcente sistema retributivo e non sulla base dei contributi
effettivamente versati durante il periodo di lavoro. Questo elemento - di cui i
più, soprattutto gli anziani, non sono consapevoli - non sarà possibile per le
nuove generazioni, quelle interessate a un razionale, ponderato e preventivato
passaggio generazionale dei patrimoni. Ecco il principale motivo per cui i
consulenti hanno una responsabilità sociale in rapporto al tema del passaggio
generazionale.
In secondo luogo perché in Italia le
persone sono massimamente abituate a vivere della pensione statale e non
lavorando, o con prensioni private o risparmi. Quindi il passaggio al nuovo
sistema sarà molto meno indolore rispetto a paesi come la Gran Bretagna o
l’Olanda, più abituati a un sistema misto (cfr. tabella).
La
tabella mostra il mix delle fonti di reddito delle persone sopra i 65 anni: in
Italia e in Francia la prevalenza delle pensioni pubbliche è schiacciante. Dato
che questa prevalenza scomparirà rapidamente, il tema della preparazione
ordinata e meditata al passaggio generazionale è più urgente che altrove e
assume una valenza sociale. Fonte: Economist
modificata.
Abbiamo già parlato del cerchio degli
affetti e del cerchio del passaggio che avremo in assenza di preparazione e
ponderata riflessione sul tema. Abbiamo detto che, volta costruito il cerchio
degli affetti, e averlo ricalibrato pensando al passato, al presente e al
futuro, dobbiamo confrontarlo con quello che succederebbe se il passaggio
generazionale avvenisse fatalmente ora, in questo istante, in questi giorni.
Bisogna far entrare il terribile serpente delle simulazioni, del “che cosa
succederebbe se …”.
Tema delicato che va preparato con
cura e sena alcuna insistenza.
In molti casi è facile rendersi conto
che la distribuzione “automatica” del nostro patrimonio non corrisponderebbe
(più?) al cerchio degli affetti che abbiamo ricostruito. E allora, prima ancora
di riflettere sui vantaggi fiscali e sulla convenienza di attuare ora e con
calma un trasferimento che altrimenti dovrebbe avvenire in coincidenza della
morte dell’IO, bisogna avviare una nuova congruenza dei tre cerchi: il cerchio
dell’IO, quello ricalibrato con gli affetti del NOI, e il cerchio che risulterà
una volta attuato gradualmente il passaggio del patrimonio.
Questa è la vera leva psicologica per
evitare che il passaggio, da tutti ammesso come ineludibile, subisca un
ulteriore ritardo.
I vantaggi psicologici del passaggio generazionale
Se noi stacchiamo dal nostro “IO” il
patrimonio, quest’ultimo, passando al NOI, si amplierà includendo il vasto
cerchio degli affetti. Noi prenderemo coscienza del nostro patrimonio
affettivo, quello che dovrà essere fatto “emergere” per valorizzare il
patrimonio economico. Questa presa di coscienza non riguarda solo l’ampliamento
in termini spaziali, passando dal cerchio dell’IO, quasi un punto o poco più,
ai cerchi concentrici del NOI, come quando si getta un sasso nello stagno. Si
prolungherà in tal modo la vita del patrimonio nel tempo.
Trasformandosi in NOI, il patrimonio
andrà oltre all’IO, cementando nel futuro i nostri affetti, nel ricordo di
coloro che verranno dopo di noi. Questo vantaggio psicologico, questa
estensione dell’operosità della nostra vita, una sorta di risarcimento
affettivo più inclusivo rispetto a quello “egocentrico” in assenza del NOI, va
affrontato con calma e delicatezza da parte del consulente. Viene chiamata in
causa tutta la vita passata del cliente, le vicende dei suoi affetti, talvolta
tormentate e inquiete, una sintesi affettiva, quasi un bilancio di quella che è
stata la sua esistenza. Per questo motivo è consigliata la gradualità, non solo
nella “emersione” del problema, ma anche nell’attuazione del programma.
I vantaggi economici del passaggio generazionale
Il grande vantaggio economico del
passaggio generazionale consiste nel fatto che, una volta iniziate le misure
per questo passaggio, si potrà anche procedere a una ristrutturazione del
patrimonio superando quello che ho definito il paradosso della gestione. Si
potrà passare cioè da un profilo di investimenti super-prudenti e a breve
termine, un profilo adatto in quel momento a quel cliente, a un profilo più a
lungo termine, più aggressivo e più proficuo nel tempo, dedicato al nuovo
cerchio degli affetti.
L’esigenza di sicurezza sarà attuata
con le assicurazioni. Tutta la parte restate del patrimonio sarà gradualmente
trasferita su investimenti a medio e lungo termine, cioè con meno immobili e più investimenti azionari globali.
Va anche preso in considerazione il patrimonio immobiliare. La prima casa,
anche se spesso esuberante nelle sue dimensioni rispetto alle esigenze di un
tempo, non va toccata, se non per specifica ammissione e richiesta del cliente,
perché essa è mescolata con gli affetti e la crescita della famiglia, dei
figli, anche se talvolta ormai andati lontano. Si può peraltro avviare una
ristrutturazione del resto del patrimonio immobiliare, soprattutto se questo
non viene utilizzato per vacanze. Oppure, se oggi è divenuto esuberante per le
esigenze della famiglia, quando i figli sono andati a lavorare lontano con
scarse prospettive di rientro nella città o nella regione d’origine. E’ qui che
i genitori pensavano che i figli avrebbero lavorato, avendo acquistato immobili
in una giusta prospettiva di passaggio, rivelatasi però inattuale.
Più in generale, va separato il
patrimonio immobiliare, inteso come servizio al “cerchio degli affetti”, che va
mantenuto a meno di esplicita richiesta, e il patrimonio immobiliare che va
ridimensionato. Si può derogare a una percentuale di circa il 30%, inclusa la
prima casa, solo se, una volta ri-costruito il cerchio degli affetti, il
risultato complessivo sarà così capiente da rendere possibile il destinare a un
parente un immobile nella sua interezza.
In generale, tuttavia, è buona
politica rendere il tutto facilmente frazionabile e liquidabile, a meno che non
si desideri provvedere a una sistemazione e attribuzione preventiva, non sempre
accettata e accettabile.
Tutte le fasi qui descritte per
giungere all’accettazione psicologica del passaggio generazionale vanno
ovviamente attuate con estremo tatto, oltre alla consueta buona educazione.
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