Il
primo paradosso è basato sulla dicotomia certezza/incertezza. Esso mette in
evidenza il profondo contrasto psicologico tra la tranquillità del futuro che
uno vuole assicurarsi con i risparmi e la convenienza a tradurre i risparmi in
investimenti ben diversificati, cioè con una modalità che porta a perdite
temporanee, anche se compensate dai guadagni.
Il paradosso consiste nell’accettare
temporanea incertezza per avere una solida certezza, ma senza cadere
nell’illusione della certezza. Il passaggio generazionale non deve venir visto
come qualcosa che va a intaccare tale tranquillità. Al contrario deve assicurare un livello più alto
di tranquillità “avendo sistemato le cose”. La fuorviante tendenza a
procrastinare è appunto attribuibile alle remore a infrangere tale
tranquillità.
Il secondo paradosso si
fonda proprio sul fatto che l’andamento dei nostri risparmi ci sta a cuore. E
allora deve starci a cuore anche quando non saranno più nostri, non saremo più
in grado di gestirli. Il senso di controllo che deriva dal secondo paradosso
deve estendersi nel tempo e agevolare il passaggio generazionale.
Questo due paradossi, il
primo e il secondo, sono proprio quelli che hanno falcidiato in massima parte
il patrimonio complessivo degli italiani che, pur essendo, nel complesso, dei
buoni risparmiatori, riescono ormai a stento a compensare l’erosione dovuta
agli effetti del mega-punto di svolta. Sfruttiamoli allora nel momento del
passaggio generazionale: il consulente li deve volgere a suo vantaggio.
Un robot sembra falcidiare
il mercato della gestione. La più minacciosa delle 4 R: Rendimenti (returns) in
calo, Revenues (redditi in funzione delle masse gestite) in calo, Regulations
(regole) sempre più vincolanti; Robots sempre più invadenti: i computer fanno
il tuo lavoro (di gestore) sia con le gestioni passive (Etf) sia con le
gestioni attive (gli smart-beta). Ma non riescono a svolgere le funzioni di un
buon consulente, anzi il loro uso esalterà le funzioni del consulente.
Fonte: Economist modificata.
Mentre i primi due paradossi caratterizzano, più o meno, tutto il mondo del
risparmio che ormai è globalizzato, sta emergendo in Italia un terzo paradosso,
che è tipico del nostro paese.
Il nostro paese è in una situazione molto particolare, direi unica, per come la possiamo osservare di questi tempi e, probabilmente, per un futuro abbastanza lungo.
Il nostro paese è in una situazione molto particolare, direi unica, per come la possiamo osservare di questi tempi e, probabilmente, per un futuro abbastanza lungo.
Questo terzo paradosso
nasce dalla concomitanza di molti fattori “locali” che s’intrecciano a quelli
globali.
In Italia non abbiamo una
piramide delle età ma quasi un rettangolo: i giovani non sono molto più
numerosi dei vecchi.
In primo luogo la
popolazione italiana è composta di persone anziane e lo sarà sempre di più in
futuro perché facciamo pochi figli e viviamo a lungo, essendo l’Italia il paese
più "sano" del mondo.
Graduatoria di Bloomberg
compilata con i dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità dei paesi più
sani.
In Italia risiedono persone
"sane" e longeve grazie al nostro sistema medico-sanitario e alle
nostre abitudini di vita.
Infine dobbiamo tenere
presente un terzo fattore. Non solo il nostro profilo demografico non è
rappresentabile con una piramide, ma con una sorta di rettangolo, non solo
viviamo molto a lungo ma, terzo fatto cruciale, i patrimoni sono concentrati
nella disponibilità delle persone più anziane.
Si è soliti dire che il 10%
delle famiglie italiane controlla più del 40% della ricchezza nazionale. Tale
descrizione colpisce di più rispetto a quella identica, ma complementare: “il
90% controlla meno del 60%”. Agisce, ancora una volta, la ben nota asimmetria
tra il "meno" e il "più". E questo è vero. Se quindi un
consulente vuole trovare i clienti più “vantaggiosi”, è a questo profilo di
clienti che in prima istanza deve cercare di raggiungere, dato che questo
10% di ricchi non è spalmato in ugual modo in tutte le fasce di età.
Infine i giovani, per una
somma di circostanze che sono note a tutti e vengono discusse spesso dai media,
hanno oggi redditi da lavoro mediamente inferiori a quelli della generazione
precedente. I figli del 10% più abbiente diventeranno a loro volta tali, solo
quando erediteranno le fortune delle generazioni precedenti. Ecco, questo è
l’intreccio delle condizioni per la genesi di quello che chiamerò il terzo
paradosso: il paradosso della gestione. In sintesi esso può essere descritto
così: un portafoglio adatto a una persona anziana non è quello che ci vuole in
vista del passaggio generazionale. Se quindi il gestore ha un portafoglio
prudente, questo portafoglio, proprio perché ben profilato, va ristrutturato
nella prospettiva del passaggio generazionale.
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