PROSEGUE LA CAUTELA SUI MERCATI AZIONARI
Il secondo semestre dei
mercati azionari parte all’insegna della cautela. Dopo la negativa seduta con
cui si è chiusa la prima parte dell’anno molti degli indici
chiudono in
positivo con contenuti rialzi, fatta eccezione della borsa indiana, che ritocca
i suoi massimi assoluti, e la piazza di Milano che “festeggia” attraverso la
crescita dei titoli bancari la soluzione, ancorché ancora appesa a molte
incertezze, della sorte delle popolari venete e si consacra come migliore
mercato del nostro paniere (+2,09%). Temi particolari, dunque.
Un terzo degli indici in
settimana scende dai precedenti livelli e, a parte la borsa di Zurigo, sono
tutti indici che si riferiscono a mercati non occidentali (Brasile, Giappone,
Hong Kong e Russia); tutte le rimanenti piazze si trovano in area positiva e
sono tutte occidentali, a parte l’indice di Shangai. Le performance settimanali
di questi ultimi indici sono racchiuse fra lo 0,05% dell’indice mondiale MSCI e
lo 0,64% dell’Eurostoxx 50.
Dall’inizio dell’anno la situazione globale è
assolutamente confortante, come è possibile verificare nel grafico sottostante,
con la sola borsa di Mosca in caduta del 13,14% e tutti i rimanenti mercati in
guadagno tra cui spiccano le performance a due cifre di Hong Kong, India, e
Nasdaq.
IN FIBRILLAZIONE IL MERCATO OBBLIGAZIONARIO
La scorsa settimana avevamo puntato il dito
sulla repentina inversione di trend del mercato obbligazionario (il nostro
paniere di riferimento mette a confronto i governativi decennali di Usa,
Germania, Italia, Francia e Gran Bretagna) e in settimana il fenomeno si è
ulteriormente accentuato. Le ovvie conseguenze sono quelle di rendere
maggiormente favorevole l’acquisto di questi titoli rispetto ai mesi precedenti
ma anche quello di vedere scendere il valore degli investimenti già in
portafoglio.
Vediamo in concreto l’attuale situazione.
Il balzo più significativo è quello del bund
tedesco, passato da un rendimento minimo nell’anno dello 0,18% di fine febbraio
all’attuale 0,57%, sembra poco? In termini percentuali si tratta di un aumento
enorme (il 217% !!!) e tale rimane (+175%) rispetto al livello di inizio anno.
Italia e Francia, in misura evidente, ancorché minore, da inizio anno vedono i
rendimenti dei loro titoli decennali crescere rispettivamente del 28% e 38% da
inizio anno. Il decennale britannico si riposiziona ai livelli di inizio anno
ma dai minimi del 2017, ossia di un mese fa, il balzo in avanti è del 31%.
Fa storia a sé l’andamento dei rendimenti Usa
che ovviamente non sono sfiorati dalle
parole di Draghi, alla base della volatilità dei titoli europei; piuttosto in
linea rispetto ai rendimenti di inizio anno il balzo in avanti in queste due
settimane è superiore al 10%.
Non è la prima volta che assistiamo in pochi
mesi a simili altalene (sino ad ora rientrate)
ma l’impressione è che la più o meno prossima fine delle facilitazioni
quantitative della Bce ci ponga di fronte ad un cambio di passo. Probabilmente
avremo ancora per molto tempo rendimenti bassi ma non tanto sottili come quelli
di recente memoria.
Vediamo il confronto dei titoli da inizio anno
ad ora:
Per quanto concerne lo spread fra btp e bund
venerdì risultava essere pari a 176,40,
in crescita dai 168,10 bp della precedente settimana..
SETTIMANA STABILE PER L’EURO
Rispetto alla fine di giugno i rapporti di
cambio sono rimasti sostanzialmente stabili, con il fixing euro/dollaro a 1,14.
Sulla sterlina permane un’assoluta stabilità (0,88) da inizio giugno e
sostanzialmente invariato in settimana resta il rapporto di scambio fra euro e
yuan cinese.
Assolutamente cedente sulla valuta europea
resta lo yen; a inizio anno il rapporto di scambio fra le due valute era
fissato a 121,85 per scendere progressivamente fino a 115,77 intorno alla metà
di aprile. Da allora lo yen ha iniziato a perdere progressivamente terreno sino
al fixing odierno di 129,92. In termini percentuali significa che la valuta
nipponica ha sin qui subito nel corso del 2017 una svalutazione del 5,74% e ciò
come risultanza finale di una rivalutazione del 5% a cui ha fatto seguito una
svalutazione di oltre il 12% in poco meno di tre mesi. Ciò a conferma della
grande difficoltà a operare con successo sui rapporti di cambio e ci induce, per l’ennesima volta, a invitare gli
investitori a coprirsi sulle valute quando acquistano asset diversi dall’euro.
CONSIDERAZIONI
E’ iniziato un periodo tradizionalmente caldo
per gli investitori e i nodi da sciogliere sono ancora molti. I risultati
ottenuti nei primi sei mesi potrebbero essere stati piuttosto soddisfacenti e
riteniamo che una buona dose di attenzione vada oculatamente usata per
conservarli. Che siate in spiaggia o su freschi sentieri di montagna ricordate
che la speculazione non dorme mai.
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