C’è un
nesso comune tra quella che chiamo “assicurazione comportamentale” e il tema
del passaggio generazionale. Entrambi hanno in comune la tendenza a
procrastinare, non tanto a rinviare le decisioni, ma a non porsi
neppure
questioni che, per qualche motivo, preferiamo considerare, inconsapevolmente,
delle non-decisioni.
Molti non fanno nulla contro i
rischi misurabili, non si assicurano e sperano in bene. Così fa la maggioranza
degli italiani (sono i meno assicurati, in generale, tra i paesi OCSE, pur
subendo più di altri paesi catastrofi naturali, essendo il territorio sismico o
dissestato). Vi limiterete così a tenere molto liquidi per il "non si sa
mai", sostitutivo delle assicurazioni nei "bilanci mentali" dei
prudenti.
In questo caso il passaggio
generazionale sarà non programmato, non sistemato, e spesso fonte di problemi
non affrontati in precedenza. Di fatto avverrà in coincidenza con la
successione.
In tutti questi casi:
- nella gestione del portafoglio non
diversificata a sufficienza (case e reddito fisso, euro e Italia),
- nelle mancate assicurazioni,
- nei passaggi generazionali non
anticipati,
c'è un fattore comune: la focalizzazione. E cioè la concentrazione sul presente, su quello che abbiamo sotto gli occhi, su ciò che ci è noto, ciò che affrontiamo giorno per giorno e con cui abbiamo familiarità.
Passaggio generazionale anticipa o
non anticipa la successione?
Vita e passaggio generazionale,
eredi, successioni
Sesto principio: Troppa paura e troppo poca paura
Il sesto principio è all’origine del
perché tendiamo a procrastinare il passaggio generazionale che finisce per
coincidere con la successione (vedi grafico). Come abbiamo già detto nella
lezione precedente, troppa paura e troppo poca paura sono un freno al passaggio
generazionale. E' bene tenerne conto nel profilare i clienti. E' consigliabile
portare il problema all’attenzione dei clienti quando questo è al di fuori del
loro orizzonte cognitivo prima ancora che emotivo: c’è una paura di fondo, ma
non si vuole farla emergere alla coscienza. Paradossalmente la stessa
dis-attenzione può dipendere anche dall’aver troppo poca paura perché si è
troppo super-sicuri (over-confident) e si va avanti baldanzosi guardando
indietro (cfr. quinto principio), e rimandando così il passaggio generazionale.
Troppa paura invece ci blocca e ci impedisce di prestare attenzione alle
esigenze di protezione. Non vogliamo pensarci e/o rimandiamo.
Paura: il canale tra troppa e troppo
poca è stretto, ma è lì che si deve lavorare per far maturare le condizioni per
il passaggio generazionale.
Settimo
principio: il passaggio generazionale come ristrutturazione del "non si sa
mai"
Il "fai-da-te"congela molte risorse per il "non si sa mai". Una forma di pseudo-assicurazione purtroppo praticata in Italia. Un circolo vizioso che si snoda secondo la sequenza sbagliata: il punto di partenza, lo spirito, la motivazione sono sani e corretti, ma il modo concreto di realizzarli è profondamente errato e, quindi, anche l’esito finale è sbagliato. Oggi il nuovo paradigma s’innesca sul fatto che i liquidi e i titoli di stato non rendono quasi nulla. Un ottimo spunto anche per argomentare il passaggio generazionale.
Ottavo
principio: non procrastinare
Di questi tempi,
finalmente, si presenta una grande occasione storica: far emergere il
fallimentare "fai da te", metterlo in crisi, e innescare le
condizioni per ristrutturare il portafoglio in occasione del passaggio
generazionale.
Nono
principio: meno confidence, più trust nel consulente.
Argomentare a favore nei
modi sopra descritti: mostrare quanto il "fai da te" sia stato
fallimentare. Alimentare la fiducia nel consulente (trust). Ridurre la fiducia
eccessiva nel "fai da te" (over-confidence).
Decimo
principio: lavoro e portafoglio
Collegare il passaggio
generazionale dell’eventuale attività lavorativa, artigianale e/o commerciale,
con il passaggio del portafoglio che avverrà in chiave di diversificazione e di
armonizzazione delle due operazioni. In occasione del passaggio generazionale
anche il portafoglio va "riadattato".
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