DRAGHI RASSERENA I MERCATI E …
E’ certamente stata una settimana piena di
incognite e di potenziali difficoltà quella appena conclusa. Riassumiamo
brevemente le problematiche sul tappeto, ossia
la riunione della BCE, le
elezioni inglesi, la deposizione dell’ex-capo dell’FBI al senato americano,
l’intervento per il salvataggio del Banco Popular Espanol e la perdurante
incertezza (per il mercato italiano) della sorte delle popolari venete.
Il fattore che ha maggiormente condizionato la
settimana è stato comunque l’intervento di Draghi che ha rinnovato la volontà
di mantenere una linea accomodante continuando dunque a sostenere
monetariamente il mercato; allontanatosi l’obiettivo del 2% di inflazione, ma
anche quello del ritorno alla deflazione, la linea di Draghi ha prevalso sulle
ipotesi di tapering ed ecco che i mercati ne hanno tratto immediato giovamento.
Dal primo grafico è ben visibile l’incertezza
che ha comunque predominato la settimana che chiude con solo quattro indici del
nostro paniere in positivo e l’unico europeo di questi è stato quello milanese,
sospinto dalla favorevole prospettiva del mantenimento dello status quo dei
tassi di riferimento.
Gli altri eventi non hanno destato eccessivi
allarmi, anzi. Il “suicidio politico” della May ha rafforzato la convinzione
che la Brexit possa essere meno dura del previsto e la deposizione di James
Comey non induce ad un impeachment di Trump a breve. Scampati pericoli, dunque.
Vediamo ora le performance azionarie da inizio
anno:
Nonostante i cali della settimana la situazione
da inizio anno si mantiene molto soddisfacente, con tutti gli indici in
positivo ad eccezione della Borsa moscovita che peggiora ulteriormente,
portandosi a -9,62% ma questo risultato ha ben pochi effetti sugli asset di
investimento dato che per gli italiani si tratta di un asset assolutamente
marginale mentre i mercati più performanti sono proprio quelli più gettonati,
sia nella parte core del portafoglio azionario (Usa ed Europa) che in quella
satellite (Bric + Tokyo).
Vediamo invece la reazione sui mercati valutari
a pochi giorni dalla riunione della Fed e dalle decisioni che i suoi membri
prenderanno sui tassi; ad oggi le previsioni sono per un modesto ritocco in
questa seduta e poi più nulla sino a fine anno ma non c’è un forte consenso. Ci
sono operatori si attendono il ritocco a settembre e comunque non ci sono
attese di significativi modifiche in assenza (per ora) delle manovre fiscali ed
espansive annunciate da Trump ormai da mesi.
Per il momento la spinta al rialzo dell’euro -
sulla scorta delle parole di Draghi – si è affievolita e in settimana la valuta
europea ha ceduto terreno rispetto alle principali valute. Sullo yen si è
riportata in prossimità dei valori di inizio anno, sulla sterlina e sullo yuan
cinese mantiene una rivalutazione da inizio anno del 3 e 4% rispettivamente
mentre sul dollaro si mantiene sulla parte alta del corridoio 1,05-1,15 nel
quale il rapporto fra le due monete è ingabbiato da un biennio. Le decisioni
della Fed potrebbero rompere questo andamento ma si tratta di un’ipotesi poco
probabile.
Il clima di stabilità indotto dalle posizioni
della BCE hanno avuto favorevoli ripercussioni sul mercato dei bond
governativi, in particolare quelli dei paesi più deboli dell’eurozona. Il Btp
decennale ha visto una sensibile riduzione dei rendimenti, passati da 2,26% a
2,10%, ma anche gli altri analoghi titoli del nostro paniere hanno registrato
un simile trend. Il decennale francese attualmente remunera lo 0,64% (poco più della
metà rispetto allo scorso marzo) e si porta ai minimi da inizio anno; il bund tedesco
e il decennale inglese a loro volta riducono le loro remunerazioni portandosi a
ridosso dei minimi annuali (il bund) o superandoli (quello britannico).
In questo contesto anche lo spread, che era
salito abbondantemente in questi ultimi mesi arrivando a 210, rientra su valori
più moderati chiudendo la settimana a 182,50 (sfiorava i 200 bp la settimana
precedente, ndr.)
Il decennale americano, che la scorsa settimana
era i minimi rendimenti del 2017 registra un marginale incremento ma è ben poca
cosa alla vigilia della seduta della Fed, a conferma che vere e proprie novità
non sono attese.
Aspettiamo dunque la riunione della Federal
Reserve le cui indicazioni faranno da guida alla strutturazione degli asset nei
mesi estivi . Alla prossima settimana.
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