Il
rapporto tra una buona gestione della parte finanziaria di un patrimonio e il
tema del passaggio generazionale crea quello che chiamerò il PARADOSSO DEL PASSAGGIO GENERAZIONALE.
Il dibattito recente sui
fatti economici e finanziari è molto bene riassunto nel recente libro di Mervyn
King, professore alla London School of Economics e conoscitore profondo della
recente crisi del 2008 che King ha “attraversato” e poi ha analizzato non solo
come studioso e teorico, ma anche nel suo ruolo operativo di governatore della
Banca di Inghilterra dal 2003 al 2013 (Mervyn King, La fine dell’alchimia. Il
Saggiatore, Milano 2017).
Il suo libro mette in luce
e usa come schema interpretativo il concetto di “incertezza radicale”,
irriducibile alla nozione di rischio caratterizzata dalla possibilità di
misurare o di stimare la variabilità di un fenomeno. Tale misurazione/stima del
rischio è possibile soltanto in questi tre casi:
- sulla base delle caratteristiche evidenti di un fenomeno che prevede un certo numero di possibilità (un dado non truccato ha sei facce e non occorre fare misure della frequenza dei risultati dei lanci per prevedere che sui tempi lunghi una faccia del dado ha una probabilità su sei di uscire: lo si vede direttamente!).
- oppure misurando come si presenta la varianza e la variabilità nel tempo di un fenomeno che è caratterizzato da una certa regolarità (la nozione su cui fanno leva le assicurazioni).
- o, infine, soltanto in termini di stima probabilistica, quando si misurano i prezzi delle scommesse sul futuro. Per esempio, i prezzi dell’assicurarsi contro eventuali discese future. Per esempio, il VIX (tecnicamente CBOE, Chicago Board Option Exchange) è una misura delle aspettative della volatilità del mercato S&P 500 a breve termine, e cioè il prezzo che gli operatori sono disposti a pagare per assicurarsi la facoltà, ma non l’obbligo, di scommettere al rialzo o al ribasso sull’indice S&P 500.
Di questi tre tipi di
misurazioni/stime solo il VIX è in certo qual modo una previsione legata al
grado di ottimismo/pessimismo presente sui mercati. In effetti, è l’indicatore
che ha una correlazione inversa con lo S&P500, una correlazione inversa
solida, che dura da, e presumibilmente su, tempi lunghi, come mostra la figura.
Correlazione inversa tra VIX e S&P 500. Fonte:
Bloomberg modificata
Che ci sia un elevato
ottimismo dopo le elezioni per la presidenza francese e quelle amministrative
tedesche, oltre che dalle speranze nelle politiche fiscali di Trump, lo si vede
dai valori alti che cha il rapporto p/u sul mercato americano, indice di
ottimismo nel senso che la borsa viene acquistata a valori “cari” rispetto alla
media storica del p/u.
Se esaminiamo tali valori
dal 1881 a quasi metà 2017, vediamo che le azioni si possono comprare ”care” o
“a buon prezzo”, con una tale oscillazione – soprattutto a partire dal 1980 –
che è cruciale avere, oltre una buona diversificazione globale, un orizzonte
temporale lungo (di qui il “paradosso del passaggio generazionale” di cui
parleremo tra poco).
Media storica del rapporto prezzo utili della borsa
americana. La media storica è circa 16, dal 1990 la media è più di 25. Quindi
il valore attuale è molto alto rispetto alla media secolare, non a quella dell’ultimo
trentennio. Fonte: Economist modificata.
Un'altra stima indiretta
dell’ottimismo/pessimismo nei confronti del futuro è data dal costo
dell’assicurarsi contro eventuali discese future. Come indica la figura il
prezzo di tale assicurazione è ai minimi.
Da inizio 2016 il prezzo di assicurazione contro
le discese è ai minimi. Fonte: Bloomberg modificata.
Comunque,
va detto che tutti questi indicatori sono inutili per previsioni a medio-lungo
termine e la loro estrema variabilità mostra la necessità di diversificare a
livello globale e di pianificare un portafoglio e un patrimonio sui tempi
lunghi.
Queste considerazioni hanno direttamente a che fare con il tema che ci è caro: il passaggio generazionale.
Noi sappiamo che il patrimonio degli italiani è di circa ottomila miliardi, tra beni immobili e mobili. Sappiamo inoltre che circa duemila miliardi sono gestiti. Il rapporto tra una buona gestione della parte finanziaria di un patrimonio e il tema del passaggio generazionale crea quello che chiamerò il PARADOSSO DEL PASSAGGIO GENERAZIONALE. Esso è fondato sui seguenti dati di fatto:
- piramide generazionale
- buona gestione per il detentore del portafoglio,
- età dei detentori,
- profili di rischio su cui è tarata la gestione
Il dato
di partenza è la piramide dell’età.
Piramide età "rettangolare" in Italia,
e particolarmente "femminile". Fonte: Economist modificata.
Come è
noto, in Italia, la piramide dell’età mostra la più alta percentuale mondiale
di persone anziane dopo il Giappone. Inoltre se andiamo a vedere i detentori di
patrimoni sopra la soglia del mezzo milione di euro di quota gestita vediamo
che la piramide è, ai vertici, ancora più “rettangolare”, nel senso che tali
patrimoni sono controllati da persone di più di 70 anni e prevalentemente di
sesso femminile. Di qui il paradosso del “passaggio generazionale”, che in
sintesi si può descrivere così:
- quanto più il profilo del detentore viene ottemperato dal gestore, tanto più il portafoglio ha - con il passare degli anni - un orizzonte “corto”;
- tanto più passano gli anni del detentore tanto più il profilo è inadatto alla persona che riceverà il portafoglio dopo il passaggio generazionale.
L’Italia è il paese più sano del mondo! Fonte:
World Health Organization.
Assieme
all’andamento rettangolare della piramide dell’età va presa in considerazione
come variabile rilevante l’ottimo livello di salute degli italiani (per
fortuna!). Questo fa sì che, in Italia,
oggi come oggi, il più importante compito del consulente, se vuole proteggere
il patrimonio che gli è stato affidato, consiste nel rimuovere gli ostacoli
psicologici al passaggio generazionale e nell’allungare di conseguenza,
gradatamente, l’orizzonte temporale.
Paesi più "sani". Fonte: World Health
Organization.
Vedremo nelle prossime lezioni che tale paradosso è aggravato dal fatto che gli stessi detentori, diventando sempre più vecchi, soprattutto se si tratta di signore, diventano anche sempre più prudenti nel senso che aumenta l’eventuale dolore provocato dalle perdite con l’aumentare dell’età (dolore che è, comunque a qualsiasi età, sempre maggiore della soddisfazione dei guadagni di pari entità).
I dati su quello che il Sole definisce “fisiologico trend su allocazioni difensive” sono riportati sul Sole24Ore del 9 maggio, p. 23.
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