Quando una
persona usa o legge l’espressione “motivato a un obiettivo” o “raggiungere una
meta”, pensa spesso a qualcosa che si risolve in poco tempo o una meta che non
è poi così lontana.
In questi casi
è abbastanza facile essere motivati perché “vediamo” l’obiettivo, il fine che
vogliamo raggiungere, sentiamo che non occorre molto tempo, che la meta è
raggiungibile. In tutti questi casi è il problema, quello con cui siamo alle
prese, ad aiutarci o a trascinarci con sé. Tant’è vero che, una volta iniziato,
non è facile smettere fino a quando il problema non è risolto, o la meta non è
stata raggiunta.
Per esempio:
troviamo un cliente, sentiamo i suoi problemi, e cerchiamo non solo di
risolverli, ma di costruire una relazione duratura. Tutto qui? Non proprio: non
è solo la nostra intenzione che conta. Quando ci mettiamo a fare qualcosa, quel
“qualcosa ci prende” e ci aiuta nel terminare il compito.
Basta considerare
l’esempio dei lavori fatti in casa: se iniziamo a mettere ordine in cucina, o a
pulire una pentola che non si può mettere in lavastoviglie, è difficile
smettere fino a quando non si è finito. Ne consegue che il vero problema è
riuscire a essere motivati quando la meta è molto lontana nel tempo, quando
siamo costretti a suddividere la strada verso il traguardo in tanti piccoli
percorsi, isolati e divenuti affrontabili proprio in quanto sono stati
parcellizzati, frantumati nelle loro componenti. Siamo costretti a spaccare il compito in pezzi
quando, nel suo complesso, è troppo grande per la nostra mente e le nostre
forze. Volete costruirvi un portafoglio clienti? Siete giovani? L’obiettivo
sembra complesso, forse insormontabile? Non scoraggiatevi!
Qui vale la
regola di Agassi. Ecco come funziona:
Ci vogliono
ventuno set per vincere uno slam. Tutto qui. Non devi far altro che vincere
ventuno set. Sette incontri, al meglio dei cinque set. Fa ventuno … Concentrati
su quel numero e non sbaglierai. Semplifica, semplifica. Ogni volta che vinci
un set devi dirti: meno uno. Uno l’ho intascato. All’inizio di un torneo conta
alla rovescia da ventuno. (Agassi, Open, 2011, 140-141).
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