Ho già ricordato come, nel 1944, Fritz Heider e Marianne Simmel
costruiscono un breve filmato che dura un minuto e 32 secondi (facile da
trovare in rete: basta digitare su Google “Heider Simmel demonstration”).
Questo filmato è un concentrato, una simulazione condensata, dei meccanismi
mentali che regolano le entrate/uscite dai mercati, e di cui abbiamo già
parlato nelle lezioni precedenti.
Heider
Simmel demonstration
All’inizio del
filmato compare, su sfondo bianco, un triangolo nero rinchiuso dentro i confini
di un rettangolo. Il rettangolo ha un pezzo di un lato che si apre, quasi fosse
una porta incernierata. Dopo pochi secondi compaiono, in movimento, un triangolo
piccolo e un cerchio delle stesse dimensioni. Sembrano oggetti che si muovono a
caso, senza meta. E tuttavia, ben presto, tutte le persone descrivono quel che
vedono proprio come farà Daniel Kahneman, nel suo già classico manuale (2012,
p. 86).
Gli spettatori vedono un triangolo grande, un triangolo piccolo, e
un cerchio girare intorno a una forma che sembra l’abbozzo schematico di una
casa con la porta aperta.
Hanno l’impressione che un triangolo grande e aggressivo
intimidisca un triangolo più piccolo e terrorizzi un cerchio, e che il cerchio
e il triangolino uniscano le forze per sconfiggere il prepotente; vedono anche
molte interazioni intorno a una porta e poi un finale esplosivo. La percezione
dell’intenzione e dell’emozione è molto forte; solo gli individui affetti da
autismo non la provano. Il finale esplosivo, per chi non avesse guardato nel
frattempo il film, avviene quando il triangolo cattivo riesce a frantumare il
rettangolo che, a quel punto, si è trasformato in una prigione dove lui non vuole
essere rinchiuso.
La descrizione in termini antropomorfici di quello che succede è
talmente ovvia e spontanea che uno spettatore che non sappia nulla di scienze
cognitive non coglie neppure il punto del filmato. Il tutto sembra banale,
ovvio, un gioco. In realtà, questa descrizione, in cui le figure geometriche
acquisiscono intenzioni ed emozioni, nasconde un problema analogo a quello
delle entrate-uscite dai mercati. Grazie al profilo psicologico delle tre
figure, conferiamo senso e coerenza a tutto l’episodio, così come facciamo
quando attribuiamo emozioni al mercato nel suo complesso. E, guardando il
filmato, abbiamo gli stessi ritardi e inerzie nelle interpretazioni che
caratterizzano le nostre incertezze, paure e entusiasmi nei confronti degli
andamenti dei mercati. Come sottolinea Kahneman (p. 86), noi non descriviamo
quello che è sotto i nostri occhi come urti, rimbalzi, e spinte tra oggetti in
movimento, quasi si trattasse di bocce o, meglio, di boccette di un biliardo.
La nostra mente è pronta e persino ansiosa di identificare agenti,
assegnare loro tratti caratteriali e intenzioni specifiche, e vedere le loro
azioni come un’espressione di inclinazioni individuali. Ma il punto cruciale,
già sottolineato da Heider e Simmel nel 1944, è che non abbiamo l’impressione
di essere noi ad appiccare attributi mentali a quelle tre figure geometriche.
Loro ci appaiono così, con una loro personalità autonoma, e si comportano di
conseguenza: noi siamo semplici spettatori.
Allo stesso modo, come si è già detto, il mercato con le sue
emozioni sembra trascinarci: è lui che ci invita e ci padroneggia, e non noi!
Abbiamo bisogno di un para-fulmine forte ed efficiente.
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