Un risparmiatore (reale o immaginario, composto cioè da tutte le
persone che ragionano così) tende ad adottare queste due strategie specifiche:
A) cerca di capire quale è il “sentiment” del mercato, in maniera
da potersi adeguare e cavalcare l’onda;
B) quando si è sicuri del “sentiment”, positivo o negativo, si
entra o si esce dal mercato.
In questo modo si corre il rischio di incappare in tre grandi
pericoli che agiscono e producono effetti in momenti diversi.
PERICOLO PAURA: l’effetto “paura” deriva dal fatto che quando
l’onda scende, e scende rapidamente, l’investitore prende paura, sempre più
paura, poi ansia e, se è lasciato solo, senza il parafulmine del consulente,
può uscire dal mercato con un p/u basso, pur di interrompere l’ansia.
PERICOLO RITARDO: quando siamo tra una discesa ed una salita
l’investitore, se solo, è incerto: che cosa succederà, scenderà ancora, si ferma?
Salirà? Nel dubbio aspetta, e così la sua incertezza lo frena e decide in
ritardo, perdendosi buona parte dell’onda in salita.
PERICOLO EUFORIA: quando il mercato è molto alto, in prossimità
della bolla, l’euforia dell’investitore può corrispondere al “sentiment”
euforico del mercato, e così si compra con p/u molto alti.
La paura, l’incertezza, l’inerzia sono i tre fulmini per cui la
relazione agisce come “parafulmine”. Sono innescati da quello che si vede nel
mercato, o meglio “si sente” in quel preciso movimento (ricordate il film di
Heider e Simmel?). Ovviamente il mercato non ha paura né euforia: è
semplicemente il risultato degli scambi di tutti gli investitori, tra cui il
nostro non addetto ai lavori. Questa interpretazione è suffragata dai timing di
entrate/uscite che sistematicamente si verifica sui mercati. Non è il rapporto
p/u sopra o sotto la media a guidare le entrate/uscite dei non addetti ai
lavori. E’ il “sentiment”, a meno che questo venga contrastato da una buona
relazione con il cliente.
Esaminiamo la seguente sequenza:
Le tre punte
del grafico precedente corrispondono ai valori di S&P500 di 1.527, 1.565 e
di 1.848, mentre i valori di S&P500 ai minimi sono stati di 741, 777 e 677.
Gli ultimi
17 anni hanno creato le condizioni per un interessante esperimento naturale.
Esso conferma la strategia già descritta: la maggioranza dei non esperti entra
ed esce in corrispondenza ai zig-zag tracciati sul grafico. In Italia questa
inerzia è stata ancora più forte che negli USA, secondo i dati, ad esempio,
dell’ultimo triennio. Ancora nel 2013, in corrispondenza alla zona
sovraimpressa con tratteggio a zig-zag, abbiamo avuto, presso gli sportelli
bancari una raccolta destinata più ai fondi obbligazionari (10.239 miliardi)
che non agli azionari (2.609 miliardi), come risulta da PLUS24 (4.1.14, p. 24).
I promotori hanno fatto meglio (gli azionari sono stati più della metà degli
obbligazionari). Questi dati, ancora una volta, confermano la funzione di
parafulmine della relazione con il consulente, se buona, rispetto alla tendenza
naturale prevalente nella mente dell’investitore medio, guidato dalla memoria
del suo passato e dalle sue emozioni.
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