Nella lezione precedente ci siamo chiesti
se è possibile parlare di emozioni del mercato nel suo complesso. Rispetto allo
schema indicato nella lezione precedente, dobbiamo correggere la sequenza.
RAPPRESENTAZIONE DELL'EVENTO ESTERNO
DECISIONE GUIDATA DALLA RAPPRESENTAZIONE E DALL'ESPERIENZA PASSATA
SUCCESSO O INSUCCESSO
EMOZIONE
CAMBIAMENTO O PROSEGUIMENTO DELL'AZIONE
In questa
sequenza le emozioni mediano tra l’esito delle azioni precedenti e i programmi
d’azione successivi. Incanalano così le nostre azioni verso il successo grazie
a un processo di correzione graduale e hanno quindi un ruolo positivo di
adattamento all’ambiente. In sintesi, le emozioni sono la conseguenza delle
decisioni e non la loro causa. Solo così si può rendere conto dei fenomeni
collettivi di cui parla Greenspan nel suo recente saggio, e dei meccanismi
presupposti da una rubrica sul SENTIMENT del mercato come quella di PLUS (cfr.
lezione nr. 63 del 12 dicembre).
Nel caso
della psicologia degli investimenti, per decenni il ruolo delle emozioni è
stato frainteso, più che sopravalutato. Sono importantissime, ma non sono loro
a innescare tutto il processo. Il mix basato su “esperti -> finanza classica +
inesperti -> errori da emozioni” è stato utilizzato per spiegare
troppe cose. Dato che è difficile misurare sia le emozioni personali sia quelle
collettive, si credeva, a posteriori, di poter spiegare tutto. Se i cosiddetti
errori sono illusioni sistematiche, come mai riusciamo a correggerli, se
riusciamo? E come mai raramente riusciamo per tempo, come sottolinea Greenspan?
Si manifestano, infatti, sotto forma di deviazioni lunghe e persistenti dai
criteri della razionalità economica. Emergono causando anomalie nelle serie
storiche di dati aggregati. Non sono, insomma, meccanismi erratici e
frammentari, ma si ripetono e conducono sempre nelle stesse direzioni. Solo lo
schema precedente rende conto correttamente del ruolo delle emozioni sui
mercati.
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