Si è soliti parlare di
fiducia come se non ce ne fosse mai abbastanza. Se noi pensiamo di poter fare a
meno di un consulente e di essere capaci di gestire da noi i nostri risparmi,
commettiamo u doppio errore. Il primo
errore consiste nel credere che la nostra competenza sia sufficiente. Il
secondo errore consiste nel non valutare, sui tempi lunghi, il vantaggio di rivolgersi
a un esperto, in questo come in tanti altri campi. Questo secondo errore nasce
spesso dal fatto che, nell’ambito della consulenza finanziaria anche gli
esperti possono sbagliare, per quanto sui tempi medi e lunghi facciano
sistematicamente meglio dei non addetti ai lavori.
Nel corso del 2012 ho posto a duecento consulenti le dieci domande seguenti:
1.
Nel 1986 l’indice più
importante delle Borse, il Dow Jones della Borsa americana era a 40 punti. Alla fine del 1998
era a 9.181. Il Dow Jones è un indice del valore dei principali titoli e non
include i dividendi (cioè quello che i titoli azionari rendono ogni anno).
Quale sarebbe stato il valore del Dow Jones nel 1998 se ogni anno, a partire
dal 1986, i dividendi fossero stati reinvestiti?
2.
Quanti chilometri è lungo
il fiume Po?
3.
Qual è stato il fatturato
di Unicredit del 2002?
4.
Quanti abitanti risiedono
nelle isole che formano Venezia e nell’isola del Lido?
5.
In quale anno Leonardo Da
Vinci ha dipinto Monna Lisa, detta anche Gioconda?
6.
Quanti Stati indipendenti
c’erano alla fine del 2000?
7.
Di quante ossa è formato il
corpo umano adulto?
8.
Quanto soldati sono morti
nel 1916 durante la battaglia della Somme?
9.
Quanti transistor ci sono
nel microprocessore Pentium 4?
10.
Il Mib storico, cioè
l’indice della Borsa italiana, valeva 20.185 il 30 gennaio 2004. Quanto valeva
il 2 gennaio 1975?
Prima di leggere (e di
proiettare sullo schermo) le domande, ho detto ai consulenti, spiegandolo più
volte con calma, che non si trattava di fornire la risposta esatta a ogni domanda.
Non eravamo a scuola e non aveva senso copiare dal vicino. Il compito non
consisteva nell’avvicinarsi alla risposta esatta. Quel che chiedevo era una
stima soggettiva della propria ignoranza personale. E questa è diversa da
persona a persona. Il compito ovviamente, come tutti quelli degli esperimenti
precedenti, era completamente anonimo (non conoscevo la loro calligrafia).
Bisognava scrivere per ogni domanda due valori, uno minimo e uno massimo.
L’intervallo così definito doveva essere largo tanto da poter essere sicuri al
90% che la risposta esatta cadesse al suo interno.
Facevo sempre, in ogni
aula, un esempio, relativo al mio peso, alla mia altezza o alla mia età, per
accertarmi di aver comunicato bene il senso del compito. Spiegavo anche che, se
per caso conoscevano la risposta esatta, il quesito perdeva senso. Quale senso
può avere, per me, stimare la mia data di nascita? E’ assurdo dire che
l’intervallo della stima va dal 26 luglio 1942 al 28 luglio 1942. So per certo
di essere nato il 27 luglio 1942.
Poi spiegavo come ci si
poteva comportare se si era sicuri al 90% dell’intervallo di risposta fornito.
Per esempio, se avessi chiesto una fiducia del 50%, l’intervallo l’avrebbero
dovuto fare più largo o più stretto?
Spiegavo infine che non si
era tanto più bravi se si era onesti con se stessi in modo da fornire
“intervalli tali da essere sicuri al 90% che la risposta esatta cadesse al suo
interno”.
Alla fine ripetevo
un’ultima volta le consegne lasciandole scritte sulla lavagna luminosa: “Vi
prego di scrivere con calma il valore minimo e quello massimo per ciascuna
delle 10 domande. La vostra stima soggettiva è, al 90% delle probabilità, che
la risposta esatta per ciascuna delle dieci domande cada nell’intervallo da voi
definito”.
A questo punto i consulenti
eseguivano il compito, scrivendo due numeri a destra do ogni domanda.
Questi due numeri
delimitavano l’intervallo soggettivo di ciascuno, quello entro il quale i
consulenti si sentivano sicuri al 90% che cadesse la risposta esatta (provate,
se avete voglia, a fare anche voi questo compito, scrivendo a matita gli
intervalli per ciascuna domanda; ricordatevi, se la domanda vi sembra
difficile, che potete fare pure un intervallo largo a piacere).
Se avete fatto l’esercizio,
vi svelerò che le medie delle risposte che escono dall’intervallo è quattro, e
non una come sarebbe corretto.
Questo risultato si è avuto
sia nel 2002 che nel 2012, con duecento dei vostri colleghi. E voi come avete
fatto?
Confrontate ora la vostra
risposta con le dieci risposte corrette:
1.
Il valore del Dow Jones nel
1998 – se ogni anno, a partire dal 1896, i dividendi fossero stati reinvestiti
– sarebbe stato di 652.230.
2.
Il fiume Po è lungo 652 kilometri.
3.
Il fatturato di Unicredit è
stato di 10.099 milioni di euro (cioè circa 10 miliardi).
4.
Gli abitanti che risiedono
nelle isole di Venezia e in quella del Lido sono circa 60.000.
5.
Leonardo Da Vinci ha
dipinto Monna Lisa dal 1503 al 1506.
6.
Gli stati indipendenti
erano, alla fine del 200, 191.
7.
Le ossa del corpo umano
adulto sono 208.
8.
I soldati morti durante la
battaglia della Somme sono stati da 1.100.000
a 1.200.000.
9.
Nel microprocessore Pentium
4 ci sono 42 milioni di transistor.
10.
Il Mib storico valeva
esattamente 1.000 punti.
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