Nel mio libro sulla gestione dei risparmi, uscito in
giugno per i tipi dell’editore Il Mulino, ho esaminato il rapporto tra
incertezza e rischio. Nello specifico abbiamo visto le conseguenze della nostra
percezione del rischio sulla psicologia degli investitori:
Ø i nostri tempi sono più corti e, a noi, sta a cuore la “nostra” incertezza, quello che succede ai nostri risparmi, ai nostri investimenti, insomma al nostro portafoglio.
Nel corso del mese di settembre 2013 sono maturate tre
cose:
ü è finita la lunga discesa dei tassi cominciata
all’inizio del secolo, come si vede dalla figura sottostante;
ü il debito pubblico americano è raddoppiato, e una
quota consistente è in mano altrui;ü la Federal Reserve USA è avviata verso una riduzione dello stimolo monetario (il cosiddetto “tapering”), ma ha deciso di non iniziarlo.
Ora, dai primi di maggio fino a metà settembre, i
fondi azionari e obbligazionari dei Paesi Emergenti hanno registrato un saldo
netto negativo per oltre 60 miliardi di dollari (Cellino e Franceschi, Il
Sole24Ore, 11.09.13, p.7). Dai commenti settembrini su questi andamenti, la
relazione tra queste variabili viene presentata come ovvia e non sorprendente.
E tuttavia ovvia non era fino a pochi mesi fa.
O meglio, non erano ovvie tutte le correlazioni tra
l’euro forte e il fatto che l’attesa delle mosse della Fed avrebbe finito per
dirottare i flussi degli investitori verso il Vecchio Continente penalizzando i
mercati emergenti (Cellino e Franceschi, Il Sole24Ore, 11.09.13, p.7).
Ora noi tendiamo a evitare il caso come spiegazione
del fluire degli eventi. Di conseguenza sottostimiamo l’incertezza del futuro e
contemporaneamente, come in questo caso, sopravvalutiamo la certezza del
passato e le sue conseguenze, una volta che il passato si è congelato
diventando immodificabile. Lo stesso rinvio del “tapering” ha sorpreso la
maggior parte degli esperti, che si sono poi affrettati a spiegarlo.
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